Istituzionale
Sì dal consiglio regionale al DDL di modifica della legge sullo sport
L’assessora Campese: «Garantiti i diritti delle persone con disabilità». In Bilancio il progetto di educazione ai corretti stili di vita “SBAM!”
Puglia - sabato 10 novembre 2012
Approvato a maggioranza dal Consiglio regionale, con l'astensione del PdL, il DDL di modifica e integrazioni alla L.R. n°33/2006 sullo sport per tutti. "Con questo DDL – ha detto l'assessora allo Sport Maria Campese – la Regione conferma la massima attenzione alle esigenze delle persone meno garantite socialmente e prende in cura la salute dei minori, grazie all'istituzione di un capitolo di spesa specifico nel Bilancio regionale per il finanziamento del programma interassessorile di "Educazione ai corretti stili di vita SBAM!" da attuarsi in tutte le scuole primarie pugliesi, con l'obiettivo di promuovere l'attività fisica e correggere nei minori abitudini alimentari sbagliate".
Nel suo intervento in Aula, Campese ha ringraziato la II Commissione consiliare per il lavoro svolto e il contributo di proposte offerto, e tutti i colleghi di maggioranza e opposizione: il risultato finale è una legge più aderente alle innovazioni, anche normative, intervenute negli anni. Fondamentale anche l'apporto delle strutture tecniche del Servizio Legislativo della Giunta regionale: "Il DDL - ha spiegato l'assessora - è stato tra l'altro strutturato in ossequio alle normative che la Regione Puglia si è data in materia di semplificazione e qualità della normazione con la legge n. 29 del 2011".
Con le modifiche e integrazioni apportate alla legge 33/2006, grande risalto viene dato alle persone con disabilità e ai loro diritti di praticare l'attività motorio-sportiva, grazie anche al contributo del Comitato italiano paralimpico (Cip) che in Puglia viene così istituzionalizzato, al pari di quello col Coni. Tra le modifiche introdotte, quelle sull'impiantistica volte a migliorare la qualità delle strutture e a fare in modo che operino in piena sicurezza attraverso l'ausilio di personale altamente qualificato. Oltre al responsabile tecnico, che deve essere laureato in scienze motorie, anche gli istruttori che lavorano nelle palestre, sale ginniche e strutture sportive aperte al pubblico dovranno essere qualificati e muniti di brevetti o titoli rilasciati dalle competenti federazioni sportive ed enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni e dal Cip.
"Finisce l'era del fai da te", ha detto Campese, spiegando che "entro il 30 giugno 2013 le palestre ritenute non in regola per l'espletamento dell'attività dovranno procedere al loro adeguamento. Comuni e Province sono chiamati a vigilare e, laddove vengano accertate irregolarità, a intervenire con formale diffida, indicando il termine entro il quale provvedere agli adeguamenti, pena la sospensione dell'attività fino all'adempimento della prescrizione. Compiti e funzioni degli enti locali sono stati meglio esplicitati. Le Province, cui annualmente vengono assegnate le risorse finanziarie da destinare all'attuazione delle misure di intervento del Piano triennale per l'impiantistica sportiva, devono provvedere alla graduatoria di merito dei progetti da ammettere a finanziamento; nel caso di inadempienza la Regione provvederà – previa messa in mora - ad esercitare il potere di surroga, provvedendo direttamente e non tramite un commissario ad acta.
Gli impianti sportivi ammessi a contributo sono considerati opere destinate a servizi di interesse generale e pertanto oggetto delle norme sulla espropriazione per pubblica utilità. Massimo rigore anche su contribuiti e finanziamenti, che saranno concessi a seguito dell'espletamento di procedure di evidenza pubblica e non a pioggia.
Nel suo intervento in Aula, Campese ha ringraziato la II Commissione consiliare per il lavoro svolto e il contributo di proposte offerto, e tutti i colleghi di maggioranza e opposizione: il risultato finale è una legge più aderente alle innovazioni, anche normative, intervenute negli anni. Fondamentale anche l'apporto delle strutture tecniche del Servizio Legislativo della Giunta regionale: "Il DDL - ha spiegato l'assessora - è stato tra l'altro strutturato in ossequio alle normative che la Regione Puglia si è data in materia di semplificazione e qualità della normazione con la legge n. 29 del 2011".
Con le modifiche e integrazioni apportate alla legge 33/2006, grande risalto viene dato alle persone con disabilità e ai loro diritti di praticare l'attività motorio-sportiva, grazie anche al contributo del Comitato italiano paralimpico (Cip) che in Puglia viene così istituzionalizzato, al pari di quello col Coni. Tra le modifiche introdotte, quelle sull'impiantistica volte a migliorare la qualità delle strutture e a fare in modo che operino in piena sicurezza attraverso l'ausilio di personale altamente qualificato. Oltre al responsabile tecnico, che deve essere laureato in scienze motorie, anche gli istruttori che lavorano nelle palestre, sale ginniche e strutture sportive aperte al pubblico dovranno essere qualificati e muniti di brevetti o titoli rilasciati dalle competenti federazioni sportive ed enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni e dal Cip.
"Finisce l'era del fai da te", ha detto Campese, spiegando che "entro il 30 giugno 2013 le palestre ritenute non in regola per l'espletamento dell'attività dovranno procedere al loro adeguamento. Comuni e Province sono chiamati a vigilare e, laddove vengano accertate irregolarità, a intervenire con formale diffida, indicando il termine entro il quale provvedere agli adeguamenti, pena la sospensione dell'attività fino all'adempimento della prescrizione. Compiti e funzioni degli enti locali sono stati meglio esplicitati. Le Province, cui annualmente vengono assegnate le risorse finanziarie da destinare all'attuazione delle misure di intervento del Piano triennale per l'impiantistica sportiva, devono provvedere alla graduatoria di merito dei progetti da ammettere a finanziamento; nel caso di inadempienza la Regione provvederà – previa messa in mora - ad esercitare il potere di surroga, provvedendo direttamente e non tramite un commissario ad acta.
Gli impianti sportivi ammessi a contributo sono considerati opere destinate a servizi di interesse generale e pertanto oggetto delle norme sulla espropriazione per pubblica utilità. Massimo rigore anche su contribuiti e finanziamenti, che saranno concessi a seguito dell'espletamento di procedure di evidenza pubblica e non a pioggia.