Servizi sociali
Servizio trasporto disabili, pessima situazione nella Bat
«Il servizio deve essere assicurato dall'Asl»
BAT - martedì 19 gennaio 2016
Lunedì 11 gennaio si è tenuto un incontro tra i responsabili dell'associazione famiglie disabili Camminare Oltre le Nuvole (C.O.N.) e la direzione della ASL Bat. Per la ASL, presenti, il direttore generale Ottavio Narracci, il direttore amministrativo Dino Capozzolo e il direttore sanitario Giuseppe Coratella. Il presidente dell'associazione famiglie Franco Lorusso, ha presentato le gravi preoccupazioni che le famiglie di disabili del territorio stanno vivendo a causa del servizio trasporto disabili, «di cui finora - ha ribadito Lorusso - impropriamente si è fatto carico l'Istituto Quarto di Palo, ma che doveva e deve essere assicurato dalla Asl stessa. In tale clima di incertezze le numerose famiglie, già provate da continui disagi, attraverso un quotidiano tam tam telefonico o per Whatsapp sono costrette indegnamente a chiedersi giorno per giorno "sta arrivando il Pullmino?"».
Ma questa è solo la punta dell'iceberg. «Numerosi ragazzi ormai adulti - ha detto ancora Lorusso - che hanno trascorso numerosi anni presso il centro di riabilitazione Quarto di Palo, costruendo un proprio equilibrio di vita, fatto di relazioni significative con gli operatori, di attività che hanno dato senso alla loro vita e al difficile equilibrio esistenziale delle famiglie, si sono visti raggiungere da lettere di dimissioni. E purtroppo lettere di dimissioni continuano ad arrivare alle nostre famiglie. Ci si chiede come sia possibile che persone, perché parliamo di persone fragili con bisogni e sensibilità più accentuate e non di oggetti, che hanno usufruito di un servizio di assistenza riabilitativa per tanti anni, da un giorno all'altro possano essere messe sulla strada, con un gravissimo sconvolgimento delle proprie personalità e dell'equilibrio delle loro famiglie. Famiglie a volte composte da persone anziane e sole, che hanno creduto nell'istituto, negli educatori che per i disabili sono diventata la loro seconda famiglia».
Diversi anche i casi da segnalare: «È il caso di A. I., di 34 anni, dopo 21 anni messa fuori e affidata alle cure della mamma vedova e sola di 74 anni, che vede la figlia dall'estate scorsa giorno per giorno entrare in una spirale depressiva, a cui non sa offrire una risposta - ha detto Lorusso - o ancora, F.C. di 31 anni dall'età di 16 anni assistito presso l'istituto a casa da giugno dello scorso anno, con una mamma vedova di 73 anni che vive nella disperazione vedendo il figlio regredire giorno per giorno. Sono solo due casi emblematici, che desideriamo fare conoscere a tutti per avvicinare chi, amministratore, funzionario o politico preposto a rappresentare la gente, ad affrontare, gestire e risolvere gravi problemi sociali si responsabilizzi con i fatti e non solo con promesse e parole».
«Come associazione - conclude Lorusso - chiediamo che si affrontino queste gravissime situazioni per persone disabili che, dimesse dai servizi di riabilitazione hanno diritto ad essere assistite con dignità presso centri diurni previsti. Non siamo più disposti a piangerci addosso con le solite litanie di un sud Italia, arretrato dove i servizi non funzionano: chi ha delle responsabilità se le assuma. Abbiamo apprezzato nell'incontro col direttore Narracci la sua personale dichiarazione di risolvere il problema trasporto e dimissioni entro fine mese. Ci auguriamo di vero cuore che si tenga fede alle promesse al fine di evitare una mobilitazione dell'associazione e delle famiglie».
Ma questa è solo la punta dell'iceberg. «Numerosi ragazzi ormai adulti - ha detto ancora Lorusso - che hanno trascorso numerosi anni presso il centro di riabilitazione Quarto di Palo, costruendo un proprio equilibrio di vita, fatto di relazioni significative con gli operatori, di attività che hanno dato senso alla loro vita e al difficile equilibrio esistenziale delle famiglie, si sono visti raggiungere da lettere di dimissioni. E purtroppo lettere di dimissioni continuano ad arrivare alle nostre famiglie. Ci si chiede come sia possibile che persone, perché parliamo di persone fragili con bisogni e sensibilità più accentuate e non di oggetti, che hanno usufruito di un servizio di assistenza riabilitativa per tanti anni, da un giorno all'altro possano essere messe sulla strada, con un gravissimo sconvolgimento delle proprie personalità e dell'equilibrio delle loro famiglie. Famiglie a volte composte da persone anziane e sole, che hanno creduto nell'istituto, negli educatori che per i disabili sono diventata la loro seconda famiglia».
Diversi anche i casi da segnalare: «È il caso di A. I., di 34 anni, dopo 21 anni messa fuori e affidata alle cure della mamma vedova e sola di 74 anni, che vede la figlia dall'estate scorsa giorno per giorno entrare in una spirale depressiva, a cui non sa offrire una risposta - ha detto Lorusso - o ancora, F.C. di 31 anni dall'età di 16 anni assistito presso l'istituto a casa da giugno dello scorso anno, con una mamma vedova di 73 anni che vive nella disperazione vedendo il figlio regredire giorno per giorno. Sono solo due casi emblematici, che desideriamo fare conoscere a tutti per avvicinare chi, amministratore, funzionario o politico preposto a rappresentare la gente, ad affrontare, gestire e risolvere gravi problemi sociali si responsabilizzi con i fatti e non solo con promesse e parole».
«Come associazione - conclude Lorusso - chiediamo che si affrontino queste gravissime situazioni per persone disabili che, dimesse dai servizi di riabilitazione hanno diritto ad essere assistite con dignità presso centri diurni previsti. Non siamo più disposti a piangerci addosso con le solite litanie di un sud Italia, arretrato dove i servizi non funzionano: chi ha delle responsabilità se le assuma. Abbiamo apprezzato nell'incontro col direttore Narracci la sua personale dichiarazione di risolvere il problema trasporto e dimissioni entro fine mese. Ci auguriamo di vero cuore che si tenga fede alle promesse al fine di evitare una mobilitazione dell'associazione e delle famiglie».