Politica
Senza maggioranza né prospettive. Ecco come naufraga il progetto di una grande coalizione civica
Il commento di Federica Dibenedetto
Barletta - lunedì 4 ottobre 2021
16.26
Una frattura insanabile. Le dimissioni dell'avvocato Gennaro Cefola, che un paio di settimane fa era stato confermato assessore della giunta Cannito, rappresentano un punto fermo nella crisi che sta attraversando l'amministrazione di Barletta. Cefola, che nell'esecutivo precedente era anche vicesindaco, dopo l'azzeramento e la nuova composizione, ha ricevuto la delega all'Urbanistica che il sindaco sin dall'inizio del mandato aveva deciso di tenere per sé. Insomma, nella complessa ridefinizione di equilibri già precari, tra nomine e deleghe da distribuire, Cannito tre anni dopo ha voluto assegnare proprio a Cefola la guida politica di un settore particolarmente delicato, anche in vista dell'elaborazione del Piano urbanistico generale.
Quello che però inizialmente poteva sembrare un gesto di fiducia da parte del primo cittadino nei confronti non solo di Cefola ma anche del partito di cui è espressione (Fratelli D'Italia) si è rivelato poi un tentativo estremo di mettere insieme i pezzi di un mosaico che ormai è andato in frantumi. Sì, perché, dopo la richiesta di aiuto da parte di Cannito al presidente della Regione Michele Emiliano «di costituire una maggioranza che ricostruisca l'unità del centrosinistra e delle forze progressiste che governano la Regione Puglia, poiché l'attuale maggioranza di centrodestra non ha più i numeri sufficienti per governare la città», qualcosa è cambiato. La reazione è stata immediata. Cefola ha infatti preso le distanze da Cannito dimettendosi «per consentire al sindaco di operare con più ampia agibilità politica», spiega. Ma questo, forse, era da mettere in conto. In altre parole, che la richiesta al governatore avrebbe potuto generare questi effetti, era abbastanza prevedibile. Tuttavia, evidentemente, Cannito ha preferito correre il rischio. Sperando di poter compensare qualche perdita con qualche nuovo ingresso di centrosinistra.
I margini, in vista della riunione convocata per giovedì dal segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, su indicazione di Emiliano, sono ridotti. I firmatari della mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino non intendono tornare indietro. Cannito ha tempo sino al 17 ottobre per revocare le dimissioni. Sullo sfondo, almeno trenta debiti fuori bilancio in sospeso, la delicata vicenda Lidl da gestire e tutta una serie di provvedimenti rimandati continuamente. Perché, alla fine, è la politica a dettare i tempi in città. E non viceversa.
Quello che però inizialmente poteva sembrare un gesto di fiducia da parte del primo cittadino nei confronti non solo di Cefola ma anche del partito di cui è espressione (Fratelli D'Italia) si è rivelato poi un tentativo estremo di mettere insieme i pezzi di un mosaico che ormai è andato in frantumi. Sì, perché, dopo la richiesta di aiuto da parte di Cannito al presidente della Regione Michele Emiliano «di costituire una maggioranza che ricostruisca l'unità del centrosinistra e delle forze progressiste che governano la Regione Puglia, poiché l'attuale maggioranza di centrodestra non ha più i numeri sufficienti per governare la città», qualcosa è cambiato. La reazione è stata immediata. Cefola ha infatti preso le distanze da Cannito dimettendosi «per consentire al sindaco di operare con più ampia agibilità politica», spiega. Ma questo, forse, era da mettere in conto. In altre parole, che la richiesta al governatore avrebbe potuto generare questi effetti, era abbastanza prevedibile. Tuttavia, evidentemente, Cannito ha preferito correre il rischio. Sperando di poter compensare qualche perdita con qualche nuovo ingresso di centrosinistra.
I margini, in vista della riunione convocata per giovedì dal segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, su indicazione di Emiliano, sono ridotti. I firmatari della mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino non intendono tornare indietro. Cannito ha tempo sino al 17 ottobre per revocare le dimissioni. Sullo sfondo, almeno trenta debiti fuori bilancio in sospeso, la delicata vicenda Lidl da gestire e tutta una serie di provvedimenti rimandati continuamente. Perché, alla fine, è la politica a dettare i tempi in città. E non viceversa.