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Servizi sociali

Ripresa attività sanitarie, i sindacati alla Asl Bat: «Serve assistenza di prossimità»

D’Alberto (Cgil), Boccuzzi (Cisl) e Posa (Uil) scrivono ad Alessandro Delle Donne: «Già a novembre scorso criticità su liste d’attesa»

Riprendono le attività sospese a seguito dell'emergenza sanitaria anche nel territorio di pertinenza della Asl Bat. Dall'inizio del lockdown sono state garantite solo le urgenze e sono state rimandate tutte le prestazioni che potevano esserlo, questo naturalmente per ragioni di sicurezza. Ora gli uffici sono alle prese con la riprogrammazione degli appuntamenti ed è per questo motivo che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Biagio D'Alberto, Giuseppe Boccuzzi e Vincenzo Posa, scrivono una lettera al direttore generale della Asl Bat, Alessandro Delle Donne, inviata per conoscenza al Prefetto e ai sindaci per chiedere un incontro finalizzato a "definire le misure necessarie ai bisogni di salute dei cittadini della Bat".

Nell'ultima riunione della cabina di regia sulle liste d'attesa, che risale al 26 novembre 2019, già "permanevano forti criticità sui tempi di attesa di alcune discipline come neurologia, endocrinologia, gastroenterologia, cardiologia e buona parte della diagnostica per immagini sulle priorità dei codici B e D", si legge nella missiva. "In questi giorni la Regione Puglia e la Asl Bat ha annunciato la ripresa delle attività e l'operatività della nuova fase deve fare i conti con le difficoltà del passato, alle quali si aggiunge il cumulo delle prestazioni sospese che, causa forza maggiore, hanno costretto l'intero sistema sanitario nazionale e regionale a rispondere essenzialmente alle emergenze. Il ritorno alla normalità significa fare i conti con i problemi precedenti e rispondere a quelli nuovi. Sono diverse migliaia le prestazioni sospese che vanno riprogrammate. E le attese dei cittadini sono tante. L'esperienza del Covid ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) la valenza strategica dell'assistenza territoriale, che trova nell'assistenza domiciliare il suo cardine. L'organizzazione di equipe medico-infermiere per assistere a domicilio, è stata la soluzione organizzativa che ha fatto la differenza nell'esperienza pandemica. Assistere quanto più possibile a domicilio obbedisce alla logica di un migliore benessere del paziente ma anche alla riduzione dei picchi da infezione. Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziali) nate per rispondere alla fase Covid, vanno pensate e potenziate come strumento permanente di assistenza territoriale e domiciliare", sostengono i tre sindacalisti.

"In questo ragionamento, il potenziamento dei presidi territoriali di assistenza e della implementazione dei servizi diventano anello di collegamento fondamentale tra la rete ospedaliera ed il territorio. Considerando che viviamo in un territorio dove all'incirca il 40% della popolazione ha problemi di cronicità. La direttiva regionale del 16/6 a firma Emiliano/Montanaro che definisce le forme ed i modi sulla ripresa di attività per le strutture residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali e domiciliari, pone anche a noi la verifica delle condizioni di tali servizi in questo territorio", annotano D'Alberto, Boccuzzi e Posa.

Per tutte queste ragioni i tre segretari confederali ritengono "ineludibile" un incontro a breve e restano in attesa di un riscontro.
  • Cgil
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