Scuola e Lavoro
Riforma pensioni: anche nella Bat raccolta di firme
La Cgil contro la riforma previdenziale “Fornero”. In programma banchetti in alcune piazze della provincia
Barletta - martedì 17 luglio 2012
"Contro il vuoto dei diritti" anche nella provincia di Barletta – Andria – Trani parte la raccolta di firme promossa a livello nazionale dal Coordinamento Donne dello Spi Cgil e dal Dipartimento Previdenza dello Spi. In tutte le sedi del sindacato è a disposizione la modulistica per sottoscrivere la petizione. In programma anche banchetti in alcune piazze del territorio per presentare l'iniziativa e raccogliere le adesioni. L'obiettivo della mobilitazione è semplice: stigmatizzare gli effetti della riforma previdenziale "Fornero" e ottenere la modifica delle iniquità contenute nel provvedimento.
In particolare, il sindacato denuncia lo "scippo" nei confronti di chi ha raggiunto 15 anni di contribuzione entro il 1992 e che, in base alle vecchie norme, sarebbe andato in pensione al raggiungimento dell'età. Nella riforma, invece, sono richiesti per tutti almeno 20 anni. Non solo, è stata innalzata anche l'età per veder maturato il proprio diritto: 66 anni per le lavoratrici del pubblico e 62 anni per quelle del settore privato che diventeranno 66 nel 2018. Le donne, dunque, che hanno smesso di lavorare con 15 anni di contributi entro la data stabilita non saranno più titolari del diritto di andare in pensione ed i contributi versati andranno persi. L'unica via d'uscita è versare altri 5 anni di contributi ed attendere il compimento dell'età necessaria.
"Si tratta di modifiche – spiegano dal Coordinamento Donne Spi Cgil Bat – che si abbattono in maniera drammatica soprattutto sulle donne che hanno smesso di esercitare il proprio lavoro nella convinzione di aver raggiunto la quantità di contributi necessari per andare in pensione di vecchiaia. Un paradosso al quale bisogna trovare al più presto una soluzione".
Per lo Spi Cgil Bat si tratta di "un'autentica ingiustizia contro lavoratrici e lavoratori che hanno contribuito con la propria fatica al sistema della previdenza sociale e che oggi si vedono negato un diritto acquisito. Non era sufficiente il blocco della rivalutazione delle pensioni e la perdita di potere d'acquisto della categoria, a rendere insostenibile la situazione è intervenuta questa riforma che tenteremo di modificare con le nostre iniziative e la raccolta di firme".
"Questa mobilitazione ci deve impegnare tutti – concludono dalla Cgil Bat – perché in ballo c'è un concetto che interessa i giovani e gli adulti, i pensionati e i lavoratori, le donne e gli uomini. Stiamo parlando della salvaguardia dell'idea del riconoscimento dei diritti, affinchè questa parola non venga svuotata del suo significato".
In particolare, il sindacato denuncia lo "scippo" nei confronti di chi ha raggiunto 15 anni di contribuzione entro il 1992 e che, in base alle vecchie norme, sarebbe andato in pensione al raggiungimento dell'età. Nella riforma, invece, sono richiesti per tutti almeno 20 anni. Non solo, è stata innalzata anche l'età per veder maturato il proprio diritto: 66 anni per le lavoratrici del pubblico e 62 anni per quelle del settore privato che diventeranno 66 nel 2018. Le donne, dunque, che hanno smesso di lavorare con 15 anni di contributi entro la data stabilita non saranno più titolari del diritto di andare in pensione ed i contributi versati andranno persi. L'unica via d'uscita è versare altri 5 anni di contributi ed attendere il compimento dell'età necessaria.
"Si tratta di modifiche – spiegano dal Coordinamento Donne Spi Cgil Bat – che si abbattono in maniera drammatica soprattutto sulle donne che hanno smesso di esercitare il proprio lavoro nella convinzione di aver raggiunto la quantità di contributi necessari per andare in pensione di vecchiaia. Un paradosso al quale bisogna trovare al più presto una soluzione".
Per lo Spi Cgil Bat si tratta di "un'autentica ingiustizia contro lavoratrici e lavoratori che hanno contribuito con la propria fatica al sistema della previdenza sociale e che oggi si vedono negato un diritto acquisito. Non era sufficiente il blocco della rivalutazione delle pensioni e la perdita di potere d'acquisto della categoria, a rendere insostenibile la situazione è intervenuta questa riforma che tenteremo di modificare con le nostre iniziative e la raccolta di firme".
"Questa mobilitazione ci deve impegnare tutti – concludono dalla Cgil Bat – perché in ballo c'è un concetto che interessa i giovani e gli adulti, i pensionati e i lavoratori, le donne e gli uomini. Stiamo parlando della salvaguardia dell'idea del riconoscimento dei diritti, affinchè questa parola non venga svuotata del suo significato".