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Territorio

Nella riforma dei porti italiani, Barletta tace

I nostri amministratori ignorano l'economia del mare

Mentre in Italia infuoca la battaglia sulla riforma dei porti, Barletta tace. La Provincia è assente, mentre la Regione - da sempre fanalino di coda rispetto alle altre regioni - non sa quali pesci pigliare. A margine di possibili strategie progettuali già elaborate, partiamo da una recente curiosità di peccato veniale sul nostro territorio, per poi tentare una risposta di lettura di metodo unitario regionale sul da farsi.

Dove andrebbe a finire la più bella costa di Ponente? A Barletta la pubblica cultura della trasparenza, sarebbe talmente trasparente da rendersi del tutto invisibile. Imbattendosi di primo mattino, come turisti per caso, sull'area di ponente, ho notato alcuni curiosi che, ignari dello scenario sotto i loro occhi, assistevano ad uno strano e inaspettato spettacolo: un enorme cantiere all'opera, per una delle più attese e importanti opere infrastrutturali dell'economia della città e della sua "Area Vasta Vision 2020". Vi sarebbe almeno l'ombra di un disegnino su questo mega-progetto? Agli esperti, sarebbe tutto chiaro, come scrissero a più riprese i geologi Ruggiero Dellisanti e Ruggiero Quarto:«Si tratterebbe dell'ennesimo esempio di come si sperperano soldi pubblici e si creano disastri irreparabili». Perché? «Al solo scopo di non perdere i finanziamenti», che scadrebbero per fine dicembre 2015. Per arginare le coste, in tutta Italia da oltre vent'anni non si userebbero più strutture rigide di massi di pietre - cosa scongiurata dal recente Piano Regionale delle Coste - ma strutture mobili e flessibili, adattabili a seconda delle mutevoli forze del mare. Il progetto sarebbe vecchio di alcuni decenni. Tra qualche anno, mentre il glorioso porto di Barletta sarà del tutto insabbiato, il mare porterà via anche le ultime preziose coste di sabbia di Ponente. Se, tra l'altro, l'Ofanto e la sua foce divorata dal mare è il problema dei problemi, rimedi idonei vi sarebbero, ma se si continua ad ignorare le coste italiane, sarà la fine.

Ritornando alla conoscenza dei grafici di questo progetto, se geologi ed esperti ne sono a conoscenza, la cittadinanza è tenuta all'oscuro. Insomma, meno si sa, prima si fa? Si ha l'impressione che la città, presto potrebbe cambiare il suo nome in quello altomedievale di contea Barolandia, giacché da alcuni decenni pare come governata dal susseguirsi di conti preposti, con la propria contea territoriale. Sperando tuttavia in meglio, sulla auspicata flessibilità dell'intervento, veniamo alle cose più serie, per amore delle future generazioni. Cioè pensando ad una realtà marittima economica e territoriale cittadina non più isolata, ma cercando la dovuta lettura di sistema integrato nel contesto regionale, provinciale e nazionale.

Intanto, in Italia, da alcuni anni, si fa battaglia dal primo porto italiano all'ultimo molo del più piccolo porto marittimo o fluviale, col rischio di paralisi dei porti. Il gap di arretratezza italiana da colmare rispetto a quelli moderni del Mediterraneo e nord Europa, si è rivelato ormai storico e complesso. Dopo l'infaticabile lavoro del Ministro Delrio, in questi giorni sulla Riforma dei porti, lo stesso Presidente Matteo Renzi, scende in campo. L'altalenante riduzione del numero delle Autority, in Puglia si traduce (Bari, Brindisi, Molfetta, Taranto), con quella unica di Taranto, magari pensando all'asse Taranto-Bari. I piani regolatori portuali e retroportuali già approntati, sarebbero vecchi ed obsoleti. Quale allora il nostro dibattito tra specialisti dell'economia del mare e dei sistemi portuali? Quali spazi decisionali resterebbero ai porti pugliesi, compreso quello di Barletta? E' da premettere, che il riordino dell'intera governance del sistema portuale previsto PSNPL-Piano strategico della portualità e della logistica, sposta i livelli decisionali regionali verso il Governo centrale. Ne consegue, come il sottoscritto ha da tempo annunciato, che:

a) La lettura necessaria e imprescindibile, pur da punti di vista osservativi differenti (geografici, economici, di specifica filiera, etc.), sarebbe quella unitaria sull'intero sistema portuale e logistico dell'intera Puglia, a partire dalle coste abruzzesi fino al mare Ionio; un esempio di lettura unitaria mi sembra quella proposta da Federico Pirro, anche se soffre di un impianto di lettura statico (Gazzetta del 1 dicembre 2015).

b) Lo stesso sistema portuale e logistico pugliese, non è altro dall'economia del mare, ma parte integrante di questa filiera per così dire 'allargata'. Tra tradizione e innovazione, il metodo o paradigmi di lettura generale sull'economia del mare, dovranno puntare sulla risorsa delle risorse: una nuova governance capace di monitorare e promuovere le diverse identità territoriali e provinciali della cultura e specifiche identità del mare. Come riannodare l'obsoleto rapporto tra territorio, città costiere e mare?

c) Sulla valorizzazione della cultura e identità marinara, chi vieterà a Barletta (pur essendo parte dell'Autority del Levante fin dal 2007), di fare squadra e reti sinergiche con i porti della Provincia come Trani, Bisceglie e Margherita di Savoia? Come riattivare investimenti di capitali privati con i Fondi Europei? Perché ignorare l'antica e moderna identità marinara di Barletta?

d) Veniamo ad intercettare, grazie alla rassegna stampa offerta di Assoporti (Associazione degli scali italiani), il grande scoglio della Riforma. L'Antitrust, Autorità garante della concorrenza e del mercato, avrebbe bocciato l'autonomia finanziaria oggi esistente, rilevando criticità concorrenziali, che non premiano la concorrenza. Insomma, a frenare tutto, ci penserebbero le numerosi lobbies del territorio (un tempo chiamati baroni o baronìe, che marciavano contro i poteri dello stato regio). Quanto agli amministratori nostrani, esperti in continui e litigiosi schieramenti, se a stento conoscono il dizionario di lingua italiana, figurarsi quello dell'economia del mare, della diportistica, cantieristica, della Riforma dei porti in agonia.

Centro Studi: La cittadella Innova
Dott. Nicola Palmitessa
  • Lungomare di Ponente
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