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Rifiuti tra discarica e raccolta: come funziona e cosa cambierà?

La Commissione Ambiente consulta il dirigente dell'Ato Antonio Dibari

Quali rifiuti produce Barletta e dove vanno a finire? Come funziona lo smaltimento e il recupero del materiale differenziato? Come è organizzato il ciclo dei rifiuti sul territorio cittadino e provinciale? Nella commissione ambiente riunitasi ieri pomeriggio, alla presenza del presidente Rosa Cascella e dei consiglieri Maria Campese e Carmela Peschechera, sono stati valutati gli aspetti economici e logistici della questione grazie all'approfondita relazione tecnica del dirigente dell'Ato Rifiuti Bari1, ing. Antonio Dibari, per fornire ai lavori attuali della commissione una visione più ampia, che comprende l'orizzonte di orientamento dei comuni limitrofi in materia di smaltimento dei rifiuti e alla luce della recente approvazione del Piano Regionale Rifiuti, non esente da uno strascico di polemiche e dubbi.

Dall'Ato all'Oga – Una interessante analisi ha riguardato l'attuale organizzazione delle competenze in materia di raccolta e gestione dei rifiuti in ambito territoriale, a partire dal cambio di denominazione da Ato (Ambiti Territoriali Ottimali) a Oga (Organismi di Governo d'Ambito), sei sul territorio regionale. Attualmente Barletta è capofila dell'Aro1 (Ambito di Raccolta Ottimale), che si occupa in maniera specifica dei servizi del ciclo integrato di gestione dei rifiuti urbani, insieme ai comuni di Trani e di Bisceglie (che disconosce l'appartenenza all'Aro1). «Già le premesse di questo nuovo ente non sono le migliori, poiché si è dovuti procedere alla nomina del sindaco del comune più popoloso come presidente (e quindi è stato eletto il nostro primo cittadino Pasquale Cascella, ndr) dopo due votazioni andate a vuoto». La suddivisione attuale all'interno della provincia Bat prevede l'Aro1, che comprende le città del fronte litorale, l'Aro2, con quelli dell'entroterra murgiano, e l'Aro3 per i comuni del territorio foggiano, di competenza ex Foggia4, quindi accorpati per specifiche territoriali.

Centro Comunale di Raccolta – Funzionale per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti esclusi dalla raccolta porta a porta (prevista in avvio per la prossima primavera, come emerso nella scorsa commissione) è il Centro Comunale di Raccolta, che risponde bene alla domanda "Questo dove lo metto?" nel caso di incertezza sulla destinazione dei rifiuti da riciclare. «Non può esistere una buona raccolta differenziata porta a porta senza uno o più centri comunali di raccolta» ha spiegato Dibari. Oltre all'attuale centro "Arcobaleno" presente su via Callano, il secondo centro verrà realizzato presso la rotonda di Parco degli Ulivi, svincolo con via delle Querce, in un'area attualmente vuota di proprietà comunale. «In questi centri di stoccaggio non avviene nessuna attività o lavorazione, ma solo la consegna fisica di oggetti di grosso volume, oppure altro materiale come i toner delle stampanti, le apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) di piccole dimensioni (telefoni, televisori, ecc.) e gli scarti verdi ingombranti». Il nuovo centro, in co-finanziamento, costerà complessivamente circa 150mila euro. «Alternative al momento non sono previste – precisa Dibari - visto che il centro già esistente in via Callano non è potenziabile poiché in affitto, e non di proprietà comunale.

Economico per l'ambiente, antieconomico per le tasche – Prediligere la raccolta differenziata rispetto al tradizionale accumulo di rifiuti senza criterio è una scelta a beneficio dell'ambiente, ma non di certo leggera per le già provate tasche delle amministrazioni locali. «Una tonnellata di rifiuti indifferenziati costa circa 40 euro, destinata alla discarica di Andria; una tonnellata di rifiuti già differenziati, da destinare al centro di Modugno, privato e attualmente riferimento per il Comune di Barletta, costa quasi il doppio, con una tariffa stimata sui 70 euro a tonnellata». Con la raccolta porta a porta i costi aumentano, sia per il servizio necessario (personale) che lo smaltimento (la nuova impiantistica). In ogni caso, la scelta di procedere col porta a porta è più che ferrea, alla luce anche dell'attuale situazione della nostra discarica di riferimento, ovvero Andria: «che raccoglie ben 160 tonnellate di umido al giorno, situazione insostenibile soprattutto in estate per via della putrescenza e dei cattivi odori».

Il prossimo impianto di compostaggio - «Il Piano Regionale prevede l'avvio di due impianti di compostaggio a cui destinare 30mila tonnellate annue di rifiuti, uno per Andria e uno per Barletta». Un'alternativa sarebbe un unico impianto che dovrebbe servire 60mila tonnellate, nel caso in cui uno dei due comuni non voglia sobbarcarsi l'ingombrante impianto. La valutazione della Regione per la collocazione degli impianti di compostaggio si basa sulla distanza dai maggiori centri abitati, ecco perché la scelta è ricaduta sui due comuni più popolosi del nostro territorio. «La realizzazione dell'impianto diventa più che fondamentale – commenta Dibari - se si avvia il porta a porta, soprattutto se non si vuol far saltare il bilancio comunale».

Differenziati, smaltiti, biostabilizzati – La città di Barletta di certo deve tenersi pronta ad affrontare la novità del porta a porta forzato, i cui risultati saranno senza dubbio positivi visto il vicino e ottimistico esito nel comune di Andria. «L'esperienza di Andria per quanto riguarda la raccolta porta a porta è paradigmatica – racconta l'ing. Dibari - dal 10% nell'agosto 2012 si è balzati al 60% di settembre 2012, nel corso di un solo mese». I rifiuti che oggi la nostra città produce vengono differenziati in sistemi impiantistici standard per quanto riguarda la plastica, la carta e il vetro. Altra sezione valorizzabile è l'umido, che richiede un approccio tecnologico diverso e più complesso, e che per il momento viene "differenziato" solo nei quartieri del centro città. «Per quanto riguarda l'indifferenziato, prima di andare in discarica come avviene oggi, secondo le ultime direttive del ministro Orlando, dovrebbe essere biostabilizzato, anche nel caso di separazione dell'umido: una volta inerte dal punto di vista della putrescibilità, successivamente può essere condotto senza ulteriori operazioni in discarica». Il paradosso è che, aggiungendo i necessari costi per il processo di biostabilizzazione, una tonnellata di rifiuti indifferenziati costerebbe quasi quanto una tonnellata di differenziata. Risolto il problema economico, la risposta ambientale è sicuramente più facile da abbracciare.
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