Eventi
Ricerca artistica ed esperienza umana nella mostra “Fuori dal Tempo”
Si è conclusa la mostra alla galleria ZeroUno di Barletta
Barletta - martedì 9 luglio 2024
15.22
Si è conclusa lo scorso 4 luglio la mostra d'arte "Fuori dal Tempo" allestita nella galleria ZeroUno di Anna Soricaro. La tematica riguarda il fondersi di natura e paesaggio in un viaggio informale fatto di impressioni e ricordi. Immergersi nell'arte è la chiave giusta per lasciarsi trasportare dalla Natura, dipinta grazie a due visioni differenti dagli artisti Rosa Dibenedetto e Gian Domenico Negroni.
"Ho voluto trasmettere in queste opere tutta la fragilità e il senso di piacere che si riscopre nelle piccole cose, utilizzando materiali grezzi, senza intelaiatura che danno il giusto supporto a quello che voglio esprimere… la leggerezza. Nella mia ricerca artistica ho cercato sempre di alleggerire, anche nel tratto, ciò che mi sembrava pesante usando tutto ciò che potesse trasmettere tale messaggio (acrilico, pastelli e gessetti). In Frammenti parte uno e Frammenti parte due voglio esattamente vedere la natura partendo dal basso, così anche gli steli più esili diventano imponenti. In Maternità, frutto del mio recente vissuto, fondo gli elementi naturali con quelli della Natura Umana" dichiara l'artista Rosa Dibenedetto.
Saggia la cura nel fondere insieme le opere dei due artisti da parte della curatrice Rossella Antonucci, che si dice entusiasta dell'affluenza di visitatori. "Nelle mie opere cerco di raccontare quello che personalmente ho vissuto nella mia vita: sono partito che ero un fotografo nel 1990 e ho continuato nel campo della fotografia fino al 2003; c'è stato di mezzo il terremoto del 1997 che ha causato il declino della mia attività. Poi è sopraggiunto l'avvento della fotografia digitale e lì ho chiuso definitivamente i battenti- racconta l'artista Gian Domenico Negroni - Un giorno parlando con un mio fornitore della situazione in cui versavo mi fu proposto un lavoro in un'officina metalmeccanica che subito accettai. Il passaggio fu per me traumatico e schiacciante sia psicologicamente che fisicamente ritrovandomi a lavorare a 39 anni in una mansione completamente diversa da quella di fotografo. Una mattina mentre ero appoggiato sul bancone da lavoro notai degli scarti industriali …forse erano stati lasciati in quella posizione per caso, ma ai miei occhi quella formazione aveva senso. Questo fu per me un input per la mia mente! Alla fine, capisco che quello era un messaggio e che dovevo fare qualcosa, raccolsi il materiale e lo utilizzai per fare il mio primo quadro. Quel giorno mi sono detto che forse la pittura mi faceva uscire da quella stanza buia. Perciò dipingo la mia prima opera Senza Uscita e continuo così la mia carriera artistica" ha detto Gian Domenico Negroni.
Le sue opere, infatti, sono caratterizzate da violenti contrasti tra luci e ombre. Anche la tavolozza si fa più viva, i colori diventano a volte anche violenti, emergono dal paesaggio tonalità accese su sfondi cupi come il messaggio che vuole comunicare l'artista, di liberazione attraverso l'arte dei sentimenti.
Come Negroni sottolinea questa di Barletta è stata per lui una mostra molto interessante grazie ai contatti che è riuscito a creare e alla peculiarità della curatrice di saper abbinare due visioni artistiche differenti che però hanno lavorato sulle stesse cose, su questi appunto sentimenti legati al sogno e al ricordo, che a livello emozionale è stato quel qualcosa in più che altrove non ha trovato.
"Ho voluto trasmettere in queste opere tutta la fragilità e il senso di piacere che si riscopre nelle piccole cose, utilizzando materiali grezzi, senza intelaiatura che danno il giusto supporto a quello che voglio esprimere… la leggerezza. Nella mia ricerca artistica ho cercato sempre di alleggerire, anche nel tratto, ciò che mi sembrava pesante usando tutto ciò che potesse trasmettere tale messaggio (acrilico, pastelli e gessetti). In Frammenti parte uno e Frammenti parte due voglio esattamente vedere la natura partendo dal basso, così anche gli steli più esili diventano imponenti. In Maternità, frutto del mio recente vissuto, fondo gli elementi naturali con quelli della Natura Umana" dichiara l'artista Rosa Dibenedetto.
Saggia la cura nel fondere insieme le opere dei due artisti da parte della curatrice Rossella Antonucci, che si dice entusiasta dell'affluenza di visitatori. "Nelle mie opere cerco di raccontare quello che personalmente ho vissuto nella mia vita: sono partito che ero un fotografo nel 1990 e ho continuato nel campo della fotografia fino al 2003; c'è stato di mezzo il terremoto del 1997 che ha causato il declino della mia attività. Poi è sopraggiunto l'avvento della fotografia digitale e lì ho chiuso definitivamente i battenti- racconta l'artista Gian Domenico Negroni - Un giorno parlando con un mio fornitore della situazione in cui versavo mi fu proposto un lavoro in un'officina metalmeccanica che subito accettai. Il passaggio fu per me traumatico e schiacciante sia psicologicamente che fisicamente ritrovandomi a lavorare a 39 anni in una mansione completamente diversa da quella di fotografo. Una mattina mentre ero appoggiato sul bancone da lavoro notai degli scarti industriali …forse erano stati lasciati in quella posizione per caso, ma ai miei occhi quella formazione aveva senso. Questo fu per me un input per la mia mente! Alla fine, capisco che quello era un messaggio e che dovevo fare qualcosa, raccolsi il materiale e lo utilizzai per fare il mio primo quadro. Quel giorno mi sono detto che forse la pittura mi faceva uscire da quella stanza buia. Perciò dipingo la mia prima opera Senza Uscita e continuo così la mia carriera artistica" ha detto Gian Domenico Negroni.
Le sue opere, infatti, sono caratterizzate da violenti contrasti tra luci e ombre. Anche la tavolozza si fa più viva, i colori diventano a volte anche violenti, emergono dal paesaggio tonalità accese su sfondi cupi come il messaggio che vuole comunicare l'artista, di liberazione attraverso l'arte dei sentimenti.
Come Negroni sottolinea questa di Barletta è stata per lui una mostra molto interessante grazie ai contatti che è riuscito a creare e alla peculiarità della curatrice di saper abbinare due visioni artistiche differenti che però hanno lavorato sulle stesse cose, su questi appunto sentimenti legati al sogno e al ricordo, che a livello emozionale è stato quel qualcosa in più che altrove non ha trovato.