Renato Russo guarda il Palazzo di Città
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Politica

Renato Russo: storico, editore, politico e chiaroveggente

Pubbliche affettuosità a chi ha fatto cadere la Giunta Maffei. Chi ha un amico ha un tesoro

Renato Russo sta conducendo una vera e propria crociata. Una crociata a favore degli 8 sospesi del PD, Caracciolo in testa. Per due volte sono apparsi suoi pezzi firmati sulla Gazzetta del Nordbarese. Al primo ha risposto (ricevendo una piccata controreplica) l'imprenditore Aldo Musti; al secondo ha replicato Carmine Gissi, componente della commissione di garanzia provinciale del PD che ha emesso la sentenza di sospensione per 13 mesi dal partito degli otto dimissionari.

È necessario fare una premessa. In politica, anche nel fare opinione, contano due elementi: il giusto e l'opportuno. Il giusto: ci si aspetta da chi parla o scrive che sia in grado di sostenere i propri argomenti con elementi sostanziali. Vale in questo campo, più che in altri, la regola del migliore argomento: per dire qualcosa devo essere in grado di difenderlo pubblicamente dalle contro-obiezioni. L'opportuno. Siccome si parla non di disputationes tra saggi, ma di politica politicante, bisogna considerare anche l'elemento dell'opportunità. In estrema sintesi significa chiedersi se chi parla o scrive è credibile, se ha interessi al prevalere di una delle parti in campo e se li dichiara.

Sul primo aspetto, il giusto, ciascuno si formi la propria idea. Sostenere che il processo interno al PD non abbia ragione di essere perché i dimissionari hanno fatto cadere una amministrazione inefficiente è un argomento. Personalmente non credo che sia un buon argomento. Se applicassimo lo schema di Russo a tutte le amministrazioni comunali, provinciali e regionali, se fosse possibile decidere tra singoli eletti la tenuta di una coalizione, torneremmo a tempi bui di continue cadute di amministrazioni e altrettanto continue elezioni. Tempi bui di cui, per inciso, Russo è stato protagonista di punta, essendo stato Sindaco nella Prima repubblica. Forse in questo c'è un po' di nostalgia. Un partito che ha delle regole, le rispetta e le fa rispettare instilla in me più fiducia dello strapotere degli uomini delle preferenze. Ma ripeto: decidano i lettori e i cittadini se è più condivisibile la mia visione o quella di Russo.

Ciò che invece suscita dubbi, perplessità è l'opportunità degli interventi di Russo. Russo è proprietario di una casa editrice, la Rotas, e di un periodico, il Fieramosca. Come ha fatto notare Aldo Musti nel suo intervento, il Fieramosca riceve importanti finanziamenti dal Comune. In pratica, nel difficile mercato dell'informazione, nella gara della concorrenza locale, il Fieramosca parte con una dose di doping importante. Senza contare le molte copie dei libri editi dalla Rotas (molti a firma dello stesso Russo) acquistate prontamente da Comune e Biblioteca comunale. Russo si difende sostenendo che è il Fieramosca a rendere un servizio al Comune, visto che ne pubblicizza le attività istituzionali. Vien da chiedersi in base a quale indagine di mercato il Comune abbia scelto di riservare al periodico di Russo la quota di spesa destinata alla comunicazione istituzionale. Vi sciolgo ogni dubbio, non c'è alcuna indagine di mercato. Col più classico dei metodi barlettani, Russo è un amico, una brava persona e questo basta.

Russo si è anche difeso dall'accusa di conflitto di interessi portando ad argomento i molti interventi critici ospitati sulle pagine del Fieramosca. Non coglie, il Russo, la differenza sostanziale tra ospitare interventi altrui (anche critici) e salire sulle barricate in prima persona. Usare il peso di editore e proprietario di giornale (ed ex sindaco, storico, saggista e naturalmente "brava persona") per pontificare a due, a tre, a quattro colonne sulla Gazzetta è a dir poco inopportuno. L'inopportunità sconfina con la mancanza di autenticità. È solo una battaglia delle idee? È lecito dubitarne. Russo può aver fatto un facile calcolo. PD o no, tra i 19 dimissionari ci sono potenziali futuri candidati sindaco e attuali (e futuri) collettori di preferenze. Un amico in più, in Consiglio comunale, a Palazzo di città, non fa mai male. Soprattutto se si tratta di rinnovare convenzioni economiche, sponsorizzazioni, patrocini.
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