Giuseppe Lagrasta
Giuseppe Lagrasta
La città

Raccontare J. L. Borges e Italo Calvino, attraverso il Codice dell’ombra

Lo scrittore argentino Fernando Flores Maio ha dedicato un articolo all'opera del prof. barlettano Lagrasta

In occasione dell'uscita del volume di Giuseppe Lagrasta, "J. L. Borges Italo Calvino. Dialoghi Immaginari", Edizioni LuoghInteriori, Fernando Flores Maio, Direttore della Rivista "Foro Ecumenico Social", sociologo, scrittore, giornalista, e Vicepresidente della Fondazione Internazionale Jorge Luis Borges, ha dedicato un articolo al saggio dello scrittore barlettano che qui pubblichiamo.

«A un Congresso della Società Dante Alighieri sui Viaggi di Marco Polo, Calvino e Borges ho potuto ascoltare la presentazione interessante del professor Giuseppe Lagrasta su un possibile dialogo tra loro. Nel mio intervento ho ricordato che Borges ha scritto di tante città, alcune immaginarie, e ha visitato tante città, che sono nel suo libro "Atlas", con la collaborazione fotografica di María Kodama, che ha registrato quel magico itinerario, che si può vedere nella mostra "Atlas de Borges", di cui sono curatore, che è stata presentata nel settembre 2024 a Roma al congresso internazionale di detta Società.

A Borges piaceva il dialogo e ho potuto verificarlo quando ero molto giovane, negli anni '70, e gli chiesi un'intervista sul tema della morte. Lui accettò e venne pubblicata prima sulla rivista "Panorama" e poi sul quotidiano "El Cronista". Nella mia intervista Borges ha risposto a domande che rasentavano il fantastico. Ad esempio, gli ho chiesto se immaginava la sua morte con un personaggio che gli diceva: "Eccomi, sono la morte, vieni con me". Rispose con alcune parole di Socrate; quando aveva già bevuto la cicuta, i suoi amici gli chiesero se voleva essere sepolto o bruciato, e lui rispose con una battuta: "Ebbene, se non ti scappo, fa di me quello che vuoi".

Quando negli anni '80 lo invitai a collaborare con una rivista giapponese, "Sekai", lo fece con generosità e allora potei dialogare con lui e con gli altri come era suo costume, aperto alla fantasia. Era innamorato del Giappone e di María Kodama, che faceva parte anche della redazione di quella pubblicazione. Era un mistico e durante il suo viaggio in Giappone si interessò all'esperienza del "satori", che sperimentava anche quando si sentiva fuori dal tempo e dallo spazio, paragonabile alle pratiche dei monaci giapponesi che desiderava conoscere.

Non è quindi implausibile pensare a un dialogo tra Borges e Calvino. Nell'opera di Giuseppe Lagrasta, il dialogo profondo che, se instaurato, ipoteticamente, da Marco Polo, Jorge Luis Borges e Italo Calvino, lavorando insieme, farà emergere tra gli scrittori, un'intensa amicizia e collaborazione, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista culturale, intellettuale ed esistenziale.

L'autore dell'Aleph considerava gli scrittori come amici. La sua biblioteca è presso la sede della Fondazione Borges a Buenos Aires, sulla quale ho realizzato un libro, in gran parte fotografico, intitolato appunto "La Biblioteca Borges" (Ed. Paripé Books). L'idea era quella di avvicinare le persone a questo tesoro custodito da María Kodama nella fondazione da lei presieduta e che porta il nome di quello scrittore.

Borges ha sottolineato di aver conquistato l'amicizia di molti scrittori, Schopenhauer, Unamuno, Dickens, De Quincey, Quevedo, di sentirsi vicino a Wilde, come se fosse un amico, allo stesso modo che per lui leggere un libro di Cocteau era come "conversare con il suo cordiale fantasma." In questo senso, nel prologo dell'Eneide scrive: "Virgilio è nostro amico".

Scrive Giuseppe Lagrasta nella sua nota: "I dialoghi impossibili e immaginari che si sviluppano tra Jorge Luis Borges, Italo Calvino e Marco Polo, animano paesaggi tratti dalla memoria del mondo e dalle trasfigurazioni dei granelli di sabbia contenuti nelle clessidre da cui scaturiscono storie d'anime irrequiete, figure del sogno, cavalieri oscuri, dame d'amore innamorate di cavalieri inesistenti, abitanti di una zoologia fantastica che si fanno depredare e si depredano, a loro volta, insonni fantocci o manichini ironici che si divertono alle spalle degli umani".

Borges scrisse il "Manuale di zoologia fantastica", in collaborazione con Margarita Guerrero, che in seguito intitolò "Il libro degli esseri immaginari". Ha raccomandato di non prenderlo per una lettura consecutiva, ma piuttosto come chi gioca con le forme mutevoli rivelate da un caleidoscopio. È una sorta di manuale delle strane entità che hanno generato, nel tempo e nello spazio, la fantasia di molti. Come avverte Borges, non sappiamo cosa sia, ad esempio, un drago, così come non sappiamo cos'è l'universo, ma c'è qualcosa nella sua immagine che è nell'immaginazione degli esseri umani, e così il drago appare in luoghi diversi e in tempi diversi. Questo gioco letterario è quello che ho proposto nel libro "Seres Imaginarios de Borges", di cui sono autore (Penguin Random House Grupo Editorial), affinché i lettori di tutte le età sviluppino la loro immaginazione e possano accedere alla letteratura in modo più facile e giocoso.

Italo Calvino, leggendo l'opera di J. L. Borges, La Biblioteca di Babele, pubblicata in Italia da Einaudi nel 1955, riscopre il piacere e la profondità immaginaria e visionaria della scrittura fantastica borgesiana; affonda, altresì, la sua ricerca tra le tessiture de Il Milione di Marco Polo, scoprendo le variabili, visibili e invisibili, dell'umana avventura. Nel momento in cui Italo calvino, scriverà Le città invisibili, le esperienze di lettore, attraversate dalle opere di Borges e Marco Polo, torneranno utili.
Tale scoperta indurrà Italo Calvino a leggere le altre opere di J. L. Borges e attraverso la Casa Editrice Einaudi, invitando i lettori italiani ad approfondire l'opera dello scrittore argentino.

I Dialoghi immaginari dedicati a Borges e Calvino, – scrive Giuseppe Lagrasta - segnano il passaggio dalla conversazione paradossale e ironica al dialogo fantastico e combinatorio. Scrittura onirica e scrittura fantastica e scrittura cosmico-alephiana, costruiscono un codice dell'ombra, un codice che parla della morte ma che descrive, nel vivo, la forza intima e totale della vita e della forza di volontà nel vincere gli ostacoli che la vita presenta.

Le città invisibili di Calvino e le città immaginarie di Borges ci invitano a sviluppare la nostra immaginazione e gli esseri fantastici. Molto interessante è stato il Congresso della Società Dante Alighieri sui viaggi famosi, raccontati da Marco Polo, Borges e Calvino. Abbiamo letto la creazione delle città immaginate da Borges. Ha visitato molte città, alcune delle quali sono contenute nel libro "Atlante". Questo libro mostra un Borges felice. Felice di viaggiare in Mongolia, per esempio, felice di visitare Ginevra. Con Maria Kodama esplorò molte regioni, che gli suggerirono molte fotografie e molti testi, come scritto in quel libro.

E continuerà il dialogo dei nostri scrittori, attraverso le rovine circolari e la città invisibile, attraverso le meraviglie e desideri di luce e abbandono, ad abitare gli orizzonti, innamorati del magico salto della tigre e del misterioso volo dei corvi».

Fernando Flores Maio
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