PD congelato
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Politica

Punto di rottura, una riflessione sul centrosinistra a Barletta

La lettera di Bruno Lattanzio, Francesco Francavilla e Luca Lacerenza

«Sono ormai lontane nel tempo le vittorie del centrosinistra alle elezioni amministrative di Barletta. L'ultima risale al 2013, ben undici anni fa. Ma già in quella vittoria si ravvisano tutti i sintomi di una crisi che ancora si trascina». Comincia così la riflessione di Bruno Lattanzio, Fracesco Francavilla e Luca Lacerenza, tre ex iscritti al Pd e dirigenti dei Giovani Democratici.

«Dopo la lunga stagione politica del centrosinistra cominciata con la sconfitta delle destre all'esordio della nuova legge elettorale che prevede l'elezione diretta del sindaco, con la vittoria al ballottaggio dell'avvocato Raffaele Fiore, stagione proseguita, passando per la breve amministrazione Dimiccoli, con la guida lunga, due mandati consecutivi, del dottor Francesco Salerno, era cominciata nel migliore dei modi anche l'amministrazione dell'ingegner Nicola Maffei, sull'onda lunga delle amministrazioni precedenti e della vittoria alle elezioni politiche di quello stesso anno del centrosinistra, le cose iniziano a prendere una piega diversa.

Con la nascita del PD, nel 2007, iniziarono le prime fibrillazioni interne alla maggioranza di centrosinistra, che videro anche noti esponenti del centrodestra transitare nel centrosinistra. La situazione si deteriorò definitivamente poco dopo la rielezione di Maffei, con la fine anticipata della consiliatura per le dimissioni congiunte, protocollate davanti a un notaio, dei consiglieri comunali del PD.

Nonostante questi oggettivi sfracelli, il PD riuscirà ad imporre la sua linea e il suo nome alla coalizione anche negli appuntamenti elettorali degli anni a seguire, ma questa volta senza raccogliere gli stessi consensi. Sia nell'esperienza del 2018, che in quella del 2022, si raccoglieranno magre sconfitte. Nel 2018 addirittura pezzi del PD, dopo aver preteso di governare il processo di selezione del candidato sindaco a scapito di altri pezzi dello stesso PD, per miopia e una certa arroganza ma soprattutto poca lungimiranza, finiranno per abbandonare il campo e sostenere il candidato dello schieramento avverso che aveva rifiutato le primarie di coalizione, salvo pentirsene a cose fatte e farlo cadere anticipatamente.

Le cose non andranno meglio nel 2022, quando l'ex sindaco, appena mandato a casa, indossata la maglia della destra meloniana tornerà in pista e il PD metterà in campo tutti i suoi big, nazionali e regionali, rifiutando il confronto interno alla coalizione con le primarie e imponendo nuovamente il proprio nome. Il risultato è stata la sconfitta peggiore di sempre del centrosinistra da quando si vota per l'elezione diretta del sindaco. La migliore eredità politica del centrosinistra è stata così dispersa, regalando alla destra la possibilità di tagliare innumerevoli nastri per l'inaugurazione di opere attese da anni e il cui iter amministrativo risale alla lunga stagione del centrosinistra.

Tutti i protagonisti di queste vicende sono ancora in campo, nessun passo indietro o quantomeno di lato, nessun interrogarsi sulle ragioni profonde delle sconfitte, dei propri fallimenti e del rifiuto opposto dalla città solo qualche anno fa alla proposta messa in campo. Eppure dovrebbe essere chiaro che le candidature partorite al chiuso, nelle segreterie di partito o negli studi professionali o negli uffici di qualche referente politico sono perdenti.

È tempo di mettere da parte l'arroganza di chi rifiuta il confronto. Serve un cambiamento di prospettiva, un punto di rottura con la storia recente che ci ha relegato all'opposizione, servono idee audaci ed energie nuove, serve una nuova generazione di amministratori pubblici. Serve un'agenda chiara e condivisa per la nostra città. Serve dare fiducia a chi possa farsi promotore di un cambiamento vero, radicale, profondo, tangibile per i cittadini, che possa non solo dare asilo al malcontento diffuso ma anche dar casa alla speranza, per chi ancora crede che questa città abbia un futuro da giocarsi».
  • Partito Democratico
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