Eventi
Premio letterario "Fondazione Megamark", Daniele Vicari è il vincitore con il suo romanzo "Emanuele nella battaglia"
Regista di fama internazionale, Vicari si è aggiudicato con il suo primo romanzo il premio di 5.000 euro
Barletta - sabato 26 settembre 2020
12.42 Sponsorizzato
È lo scrittore laziale Daniele Vicari con il romanzo 'Emanuele nella battaglia' (Ed. Einaudi) il vincitore della 5ª edizione del premio letterario 'Fondazione Megamark - Incontri di Dialoghi', destinato a opere prime di narrativa italiana promosso dalla Fondazione Megamark di Trani.
La cerimonia di premiazione, presentata dalla giornalista e inviata della trasmissione televisiva 'Le Iene' Nina Palmieri al Palazzo delle Arti Beltrani nell'ambito de "I Dialoghi di Trani", ha dunque incoronato Vicari che, con 'Emanuele nella battaglia', ha ottenuto più voti dalla giuria popolare composta da 40 lettori.
Regista di fama internazionale, Vicari si è aggiudicato con il suo primo romanzo il premio di 5.000 euro, messo a disposizione dalla Fondazione Megamark e consegnato dal presidente della Onlus Giovanni Pomarico. Assegnato un riconoscimento di 2.000 euro ciascuno anche agli altri quattro finalisti: la siciliana Veronica Galletta con 'Le isole di Norman' (Ed. Italo Svevo), il campano Gennaro Serio, con 'Notturno di Gibilterra' (Ed. L'Orma) già vincitore del Premio Italo Calvino, il laziale Graziano Graziani con il suo 'Taccuino delle piccole occupazioni' (Ed. Tunuè) e l'abruzzese Davide Ruffini con 'Tutti assenti' (Ed. Mesogea). Menzione speciale della giuria degli esperti e un premio extra del valore di 1.000 euro al pugliese Andrea Donaera con 'Io sono la bestia' (Ed. NN) per essere un'opera opera «in grado di mettere felicemente in crisi la tradizionale struttura del romanzo».
Tutti gli autori premiati hanno ricevuto anche un pumo pugliese in ceramica, simbolo del premio e tipico portafortuna per chi inizia un nuovo cammino o riparte per un nuovo inizio.
«È stato un anno estremamente complicato a causa dell'emergenza Covid – ha commentato il presidente della Fondazione Megamark Giovanni Pomarico -; senza dubbio il settore della cultura in generale e quello dell'editoria in particolare, che vive di socialità e interazione, hanno sofferto in modo particolare. Ma noi non ci siamo fermati perché crediamo fortemente nel valore della cultura e nell'importanza di valorizzare i talenti emergenti, che meritano tutto il nostro sostegno per continuare il cammino intrapreso, non sempre facile, della scrittura. Ringrazio le giurie per il lavoro svolto e mi congratulo con il vincitore, che ha dimostrato di essere, oltre che un regista di successo, anche un talentuoso narratore, e con gli altri finalisti che spero possano continuare a coltivare la passione per la scrittura. Ringrazio infine Nina Palmieri che con simpatia e grande professionalità ha condotto questa serata e I dialoghi di Trani che ospitano il nostro premio e che, anno dopo anno, sono diventati uno degli appuntamenti culturali del Mezzogiorno più conosciuti e apprezzati in Italia».
«Era già un onore per me essere nella cinquina – ha dichiarato il vincitore Daniele Vicari – e non mi aspettavo la vittoria; mi sento quasi in colpa nei confronti degli altri partecipanti perché non sono uno scrittore ma so quanto impegno e quanta dedizione richiede scrivere un libro. 'Emanuele nella battaglia' è la storia di una tragedia evitabilissima che si ripete, nei fatti di cronaca, sempre nella stessa maniera; Emanuele era un ragazzo di vent'anni che conoscevo e che è stato massacrato da un gruppo di persone sotto gli occhi di tutti. Sentivo il bisogno di affrontare questa storia, per non voltarmi anch'io dall'altra parte e cercare di capire le dinamiche che nella nostra società generano tragedie del genere».
'Emanuele nella battaglia' è un romanzo-reportage su un celebre capitolo della cronaca nera italiana degli ultimi anni: l'omicidio di Emanuele Morganti, più noto come il "delitto di Alatri". Nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 2017 il ventenne Morganti viene picchiato a morte davanti a una discoteca. Nessun movente che possa spiegare la violenza degli assassini; intanto la cittadina di Alatri, nel cuore della Ciociaria, si ritrova catapultata su giornali, telegiornali, social, trasmissioni d'intrattenimento tra lo sconcerto, la rabbia, la voglia di denuncia. Poi, dopo tanto clamore sul "delitto di Alatri", arriva l'oblio; ed è in questo oblio che s'inabissa il romanzo-reportage di Daniele Vicari, con il pudore di chi ha intimità con quei luoghi, i boschi di castagni tanto amati da Emanuele; quella provincia in cui convive tutto (degrado, locali trendy, riti e saperi arcaici); quella famiglia Morganti di cui l'autore prende a seguire le esistenze quando sembra non ci sia più nulla da raccontare. Perché "Emanuele nella battaglia" è uno di quei libri in cui, alla fine, non si risparmiano domande scomode e disagi nemmeno a chi prova a ricostruire, scrivere, restituire e far durare nella memoria collettiva le pieghe più segrete di quella stessa storia.
Il romanzo di Vicari, secondo la motivazione della giuria degli esperti, è meritevole «per la capacità di trasformare un fatto di cronaca nera in una sorta di romanzo antropologico che ha il merito di restituirci uno spaccato della società italiana contemporanea partendo dalla provincia profonda con tutte le sue ambiguità e contraddizioni».
La cerimonia di premiazione, presentata dalla giornalista e inviata della trasmissione televisiva 'Le Iene' Nina Palmieri al Palazzo delle Arti Beltrani nell'ambito de "I Dialoghi di Trani", ha dunque incoronato Vicari che, con 'Emanuele nella battaglia', ha ottenuto più voti dalla giuria popolare composta da 40 lettori.
Regista di fama internazionale, Vicari si è aggiudicato con il suo primo romanzo il premio di 5.000 euro, messo a disposizione dalla Fondazione Megamark e consegnato dal presidente della Onlus Giovanni Pomarico. Assegnato un riconoscimento di 2.000 euro ciascuno anche agli altri quattro finalisti: la siciliana Veronica Galletta con 'Le isole di Norman' (Ed. Italo Svevo), il campano Gennaro Serio, con 'Notturno di Gibilterra' (Ed. L'Orma) già vincitore del Premio Italo Calvino, il laziale Graziano Graziani con il suo 'Taccuino delle piccole occupazioni' (Ed. Tunuè) e l'abruzzese Davide Ruffini con 'Tutti assenti' (Ed. Mesogea). Menzione speciale della giuria degli esperti e un premio extra del valore di 1.000 euro al pugliese Andrea Donaera con 'Io sono la bestia' (Ed. NN) per essere un'opera opera «in grado di mettere felicemente in crisi la tradizionale struttura del romanzo».
Tutti gli autori premiati hanno ricevuto anche un pumo pugliese in ceramica, simbolo del premio e tipico portafortuna per chi inizia un nuovo cammino o riparte per un nuovo inizio.
«È stato un anno estremamente complicato a causa dell'emergenza Covid – ha commentato il presidente della Fondazione Megamark Giovanni Pomarico -; senza dubbio il settore della cultura in generale e quello dell'editoria in particolare, che vive di socialità e interazione, hanno sofferto in modo particolare. Ma noi non ci siamo fermati perché crediamo fortemente nel valore della cultura e nell'importanza di valorizzare i talenti emergenti, che meritano tutto il nostro sostegno per continuare il cammino intrapreso, non sempre facile, della scrittura. Ringrazio le giurie per il lavoro svolto e mi congratulo con il vincitore, che ha dimostrato di essere, oltre che un regista di successo, anche un talentuoso narratore, e con gli altri finalisti che spero possano continuare a coltivare la passione per la scrittura. Ringrazio infine Nina Palmieri che con simpatia e grande professionalità ha condotto questa serata e I dialoghi di Trani che ospitano il nostro premio e che, anno dopo anno, sono diventati uno degli appuntamenti culturali del Mezzogiorno più conosciuti e apprezzati in Italia».
«Era già un onore per me essere nella cinquina – ha dichiarato il vincitore Daniele Vicari – e non mi aspettavo la vittoria; mi sento quasi in colpa nei confronti degli altri partecipanti perché non sono uno scrittore ma so quanto impegno e quanta dedizione richiede scrivere un libro. 'Emanuele nella battaglia' è la storia di una tragedia evitabilissima che si ripete, nei fatti di cronaca, sempre nella stessa maniera; Emanuele era un ragazzo di vent'anni che conoscevo e che è stato massacrato da un gruppo di persone sotto gli occhi di tutti. Sentivo il bisogno di affrontare questa storia, per non voltarmi anch'io dall'altra parte e cercare di capire le dinamiche che nella nostra società generano tragedie del genere».
'Emanuele nella battaglia' è un romanzo-reportage su un celebre capitolo della cronaca nera italiana degli ultimi anni: l'omicidio di Emanuele Morganti, più noto come il "delitto di Alatri". Nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 2017 il ventenne Morganti viene picchiato a morte davanti a una discoteca. Nessun movente che possa spiegare la violenza degli assassini; intanto la cittadina di Alatri, nel cuore della Ciociaria, si ritrova catapultata su giornali, telegiornali, social, trasmissioni d'intrattenimento tra lo sconcerto, la rabbia, la voglia di denuncia. Poi, dopo tanto clamore sul "delitto di Alatri", arriva l'oblio; ed è in questo oblio che s'inabissa il romanzo-reportage di Daniele Vicari, con il pudore di chi ha intimità con quei luoghi, i boschi di castagni tanto amati da Emanuele; quella provincia in cui convive tutto (degrado, locali trendy, riti e saperi arcaici); quella famiglia Morganti di cui l'autore prende a seguire le esistenze quando sembra non ci sia più nulla da raccontare. Perché "Emanuele nella battaglia" è uno di quei libri in cui, alla fine, non si risparmiano domande scomode e disagi nemmeno a chi prova a ricostruire, scrivere, restituire e far durare nella memoria collettiva le pieghe più segrete di quella stessa storia.
Il romanzo di Vicari, secondo la motivazione della giuria degli esperti, è meritevole «per la capacità di trasformare un fatto di cronaca nera in una sorta di romanzo antropologico che ha il merito di restituirci uno spaccato della società italiana contemporanea partendo dalla provincia profonda con tutte le sue ambiguità e contraddizioni».