Giuseppe Lagrasta
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Attualità

Potrà sopravvivere la poesia nell’universo artificiale?

Nota critica di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista

La scrittura rappresenta l'evento di narrazione esistenziale e sociale, che trasforma le passioni e i sentimenti in una partitura di emozioni e, per chi scrive, accade che con il trascorrere del tempo, scaturisca il desiderio di condividere tali narrazioni, con gli altri. La scrittura poetica, quando non è scrittura autoreferenziale, chiede fiducia all'umana parola per poter sopravvivere nel mondo della complessità, così da poter comunicare nello spazio dei vissuti umani e delle visioni del mondo, emozioni partecipate e condivise. E se queste sono le condizioni in cui si svolge la vita sociale, la vita naturale e culturale, in che modo sarà possibile integrare le emozioni provenienti dagli universi artificiali con quelli degli universi umani?

Proviamo a rispondere a tale quesito, formulando alcune ipotesi, provvisorie. La poesia, quindi, è comunicazione umana, condivisione di vissuti, è sostegno e riflessione sulle umane avventure, approfondimento della grammatica delle emozioni e partecipazione alle cose della vita, ma sostiene, soprattutto, con impeto, la vita della democrazia con l'imponenza umana delle parole, parole forti che aprono al dialogo e sconfiggono la violenza. La democrazia delle parole poetiche chiede collaborazione al noi e al tu, consolidando la relazione con l'altro e non nasconde il desiderio di comunicare, di assaporare nella condivisione culturale emotiva e umanante, il senso concreto che si vive attraverso la relazione sociale positiva.

Il tempo della poesia nasce dall'ascolto di sé e dell'altro: nell'ascoltarci e nell'ascoltarsi, ritroviamo la scrittura dialogica e poetica e la scrittura che incarna l'atto poetico sarà capace, nel magma esistente, di descrivere contesti, raccontare situazioni, eventi, ridando così luce alle opacità che trascolorano il mondo. L'atto poetico, così, sviluppa l'evento metaforico mentre anima il gesto intimo della vita poetica, segnando, nel fuoco delle controversie, la valenza esistenziale efficace per coniugare il mestiere di vivere al mestiere di scrivere. Scrive E. Montale: "Ciò che prova la grande lirica può morire, rinascere, rimorire, ma resterà sempre una delle vette dell'anima umana".

E le vette dell'anima umana si raggiungono attraverso lo scandaglio interiore, l'uso di una parola democratica che consente ai lettori la realizzazione del principio cardine di identificazione con il senso della libertà, con il gioco delle emozioni, delle immagini e con gli esiti trasformativi delle parole, illuminando le caverne carsiche della memoria umana. Metafore incandescenti, metafore silenti e metafore mimetiche costituiscono l'alveo della narrazione poetica e il poeta come Ulisse, con il suo linguaggio ironico e metaforico, tenta di incarnare l'attore sociale che si impegna a punteggiare le cose della vita. Così, quando il poeta fa rappresentazione con le parole, invita i lettori a scorgere, nel messaggio plurale, l'opportunità di creare nuovi significati per lo sviluppo del pensiero critico e per la crescita di una grammatica interiore tesa al cambiamento.

La poesia, quindi, attraversa il percorso nutrito dalla dinamica narrativa, (la scrittura poetica non trasfigura l'affinità elettiva umanante esperita tra mestiere di vivere e mestiere di scrivere), per vivere il viaggio della dinamica esistenziale, (scrivere ponendo in gioco la grammatica dell'esperienza individuale e relazionale, tra il gioco delle visioni e il desiderio di umane avventure), rappresentando, nelpercorso ritmico e musicale poetico, le metafore dell'intelligenza emotiva e visiva e dell'ecologia umana, riflessiva. Si chiede Eugenio Montale, "Se potrà sopravvivere la poesia nell'universo delle comunicazioni di massa?" E' l'interrogarsi di Eugenio Montale, sostenuto nel discorso tenuto il 12 dicembre del 1975 presso l'Accademia di Svezia, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura, lo riteniamo possa essere attuale, decisivo e cruciale valorizzato in una prospettiva reale di società artificiale. (E. Montale, "E' ancora possibile fare la poesia", in "E' ancora possibile la poesia, Poetry Nobel Lectures, Introduzione di R. Galaverni,Vallecchi, Firenze, 2025).

Siamo d'accordo con Montale, in quanto, è ancora possibile scrivere poesia e fare poesia, perché se il livello di complessità e di violenza sociale è aumentato oltremodo, allora sarà necessario, tra educazione e formazione, sviluppare un intenso invito allo scavo interiore e riflessivo (attraverso l'educazione formale, non formale e informale) che comporta un riconoscimento del proprio sé e del sé dell'altro, sostenendo l'umanità libertaria per una rivoluzione culturale, continua e permanente. Sono modalità queste per combattere il mondo massificante e con l'universo denso di abitanti artificiali.

Fare poesia è possibile con l'amore dovuto alla parola in sé e per sé, per dare nutrimento alla condizione umana smarrita. Ma ciò sarà possibile, perché la poesia parla, racconta gli esiti esistenziali, le illusioni umane, i desideri di catarsi, e quindi, in tale contesto sociale, occorre ripartire per offrire la testimonianza di una condizione umana e poetica, simbolo di autonomia, di libertà e di autentica umanità. Ben vengano le riflessioni e affermazioni del grande poeta, Eugenio Montale, in quanto, tale lettura del mondo e dei dati di realtà, permette di riflettere sul contesto sia individuale che esistenziale e sociale.

Così, tornando alla domanda inziale, e cioè, se la poesia resisterà al magma tellurico dell'universo artificiale, possiamo affermare, che la poesia resisterà e sopravviverà nel cosmo artificiale definitivo e altrettanto provvisorio, (e ciò non è altrettanto banale) anche se il dato non è certo, e sarà sempre possibile fare poesia, ma lottando, poiché si dovranno valutare gli esiti dello svolgersi di una comunicazione umana problematica, complessa, intrusiva e pervasiva accresciuta dagli universi viventi dell'Intelligenza Artificiale. E occorrerà, ancora, certo, fare filtro e schermo, non soltanto difensivo, ma anche provocatorio, per combattere gli esiti sconfinanti tra originalità dei costrutti scientifici e umani e imitazione pervasiva dell'IA. Perché, allora, sarà giunto il momento in cui i sentimenti umani saranno vissuti anche con coscienza dagli esseri artificiali. E sarà il linguaggio poetico, e l'elogio della bellezza interiore, questa è l'ipotesi, a rendere più umana la comunicazione umana e a salvarla dal caos definitivo, stabilito dalle relazioni tra il vero reale e il falso artificiale, oltremodo spumeggiante.

Note di lettura
L. Anceschi, Che cosa è la poesia, Clueb, Bologna, 1998;
J. L. Borges, L'invenzione della poesia. Lezioni Americane, Mondadori, Milano, 2001;
E. Montale, E' ancora possibile la poesia, in "E' ancora possibile la poesia. Poetry Nobel Lectures",Introduzione di R. Galaverni, Vallecchi, Firenze, 2025;
E. Montale, La poesia non esiste, All'Insegna del Pesce d'oro, Milano, 1971;
E. Montale, Sulla poesia, Mondadori, Milano, 1976.

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