Porto di Barletta. <span>Foto Ida Vinella</span>
Porto di Barletta. Foto Ida Vinella
La città

Porto di Barletta, si apre davvero una nuova era?

La riflessione dell’ingegner Domenico Doronzo

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione dell'ingegner Domenico Doronzo sul futuro del porto di Barletta.

Il 26 novembre 2026 l'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM) ha pubblicato sulla propria home page un comunicato dal titolo eloquente: "Porto di Barletta: si inaugura una nuova era per lo scalo che sarà più attrattivo e sicuro. L'AdSPMAM rilascia una concessione trentennale alla IP, sulla testata del molo di Tramontana, consentendo la demolizione dei vecchi serbatoi presenti nel porto". Replicato in modo identico sulla stampa online — locale e nazionale — è stato ripreso come commento politico sulla stampa cartacea.

Il comunicato, costruito con toni ottimistici e una retorica istituzionale accuratamente calibrata, annuncia un presunto cambio di passo e prospetta uno scalo "più performante, attrattivo e sicuro".

Questa narrazione trionfalistica, abilmente confezionata, tuttavia finisce per distogliere l'attenzione del lettore dalle numerose criticità che da anni gravano sul porto di Barletta:
• Fondali insufficienti: la profondità attuale, pari a –8 metri, non è conforme alle previsioni del Piano Regolatore Portuale, che stabilisce un fondale di –9,50 metri.
• Prolungamento del molo di Ponente: l'opera, prevista per circa 500 metri, solleva dubbi sulla sua reale utilità.
• Prolungamento del molo di Levante: l'intervento, di circa 140 metri, appare non solo poco funzionale, ma anche non realizzabile nel breve periodo.
• Aumento del rischio industriale: è prevista la costruzione di ulteriori serbatoi nell'area di stoccaggio del molo di Tramontana (banchina 12), dove sono già presenti cinque serbatoi.
• Chiusura del molo di Levante: un luogo storicamente simbolico per la cittadinanza barlettana, oggi interdetto a tempo indeterminato e motivo di crescente malcontento.

I prolungamenti dei moli dovrebbero essere finalizzati a proteggere i fondali dall'insabbiamento, migliorare le condizioni meteomarine e garantire una maggiore sicurezza dell'imboccatura portuale.

Precisando che tali motivazioni non sono pienamente condivisibili, è necessario evidenziare che i benefici attesi rischiano di essere vanificati — o quantomeno significativamente ritardati — dalla mancata realizzazione del molo di Levante.

Il nuovo presidente dell'AdSPMAM, prof. avv. Francesco Mastro, descrive il progetto come un volano per il rilancio turistico: "Lo smantellamento dei serbatoi dal porto interno renderà lo scalo più attrattivo e ci consentirà di promuovere Barletta come meta del segmento crocieristico luxury. Anche lo skyline con il vicino Castello Svevo ne trarrà beneficio".

Una visione che sembra non considerare alcuni aspetti cruciali.

Se è vero che i serbatoi situati alla
radice del molo commerciale (banchina 3) incidono sulla visuale del Castello soltanto da determinate angolazioni, è altrettanto vero che l'aggiunta di nuovi serbatoi sul molo di Tramontana comprometterà inevitabilmente non solo la visuale del Castello, ma lo skyline complessivo, rendendo più evidente la connotazione industriale della città. Già il precedente presidente, prof. Ugo Patroni Griffi, aveva evidenziato — sulla base dei colloqui avuti con operatori del settore crocieristico al Seatrade Cruise Global di Miami — che proprio la presenza di grandi strutture industriali, come i silos granari del molo 9 (successivamente demoliti), contribuiva a rendere Barletta poco appetibile come scalo crocieristico.

Con l'auspicio che l'accordo sottoscritto tra l'AdSPMAM e la società Italiana Petroli (IP) preveda anche la bonifica dell'area, sarebbe opportuno che l'intera zona oggi occupata dai serbatoi alla radice del molo commerciale e la banchina n. 3 siano concesse alla Lega Navale. In questo modo, chi si troverà all'interno del porto potrà godere della vista del Castello, mentre chi percorrerà la strada turistico-panoramica che costeggia l'attuale sede della Lega Navale potrà ammirare l'area portuale in tutta la sua estensione, con il bellissimo "faro napoleonico", ancora in attesa di vedere terminati i lavori di ristrutturazione.
L'accordo tra AdSPMAM e Italiana Petroli (IP) si inserisce nel quadro del mantenimento dell'Autorizzazione Unica ZES, necessaria per procedere alla ristrutturazione e all'ampliamento del deposito carburanti sul molo di Tramontana. Il mantenimento dell'Autorizzazione Unica ZES garantisce la legittimità della concessione trentennale per un'area di circa 19.000 metri quadrati in prossimità della banchina 12, ma non dovrebbe essere titolo sufficiente per l'assegnazione automatica di nuove aree demaniali portuali, che restano soggette alle ordinarie procedure di evidenza pubblica previste dall'ordinamento.
Il progetto definitivo di prolungamento del molo foraneo di Ponente deve considerare che "nelle sezioni di progetto le quote d'imposta dei moli devono essere compatibili sia con l'approfondimento dei fondali del bacino, fissato a 9,50 metri, sia con il banchinamento per 250 metri del molo foraneo di Ponente destinato all'attracco delle petroliere".
Poiché questo banchinamento per 250 metri verrà a costituire una nuova area demaniale, la normativa (art. 37 del Codice della Navigazione) richiederebbe una procedura di evidenza pubblica. Tuttavia, appare verosimile che nessun operatore, eccetto Italiana Petroli (IP) — che dispone dell'unico deposito costiero nell'area e già beneficia della concessione trentennale — avrà interesse a partecipare a un'eventuale gara.
A questo punto, oltre che consentire a Italiana Petroli (IP) di implementare e ottimizzare il proprio impianto, c'è da chiedersi come potrà "la concessione di un'area operativa così vasta valorizzare l'area portuale a beneficio dell'intera comunità di Barletta".
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