La città
Pezzi di storia in balia del tempo e del vandalismo
Non solo Disfida ed Eraclio
Barletta - giovedì 8 aprile 2010
La storia della nostra città non è solo nei monumenti o nelle gesta di tredici cavalieri che hanno ottenuto la loro gloria nella storia vincendo non una guerra, non una battaglia, ma forse una banale zuffa per qualche battuta detta per alcuni bicchieri di vino di troppo. La storia della nostra città non è solo in quella statua di bronzo ubicata in pieno centro di cui nessuno ha mai capito chi fosse e ne tanto meno cosa stesse a significare.
Barletta è piena di simboli, luoghi e date, che ne avrebbero di cose da dire, ma che per fascino storico non riscuotono lo stesso successo di quanto celebrato nei libri di storia.
La storia di Barletta è quel 14 Marzo del 1956 quando in uno scontro con le forze dell'ordine morirono due contadini e molti ne vennero feriti, non combattevano per l'onore della patria o per entrare nella storia ma perché avevano fame.
La storia di Barletta è il crollo in Via Canosa nel lontano 1959, la storia di Barletta è il trabucco fonte di sostentamento per intere generazioni di pescatori che qua ci venivano quando le condizioni atmosferiche non erano tali da poter permettere con le loro imbarcazioni di prendere il largo in mare, o per coloro che non potendo permettersi di poterne comprare una, usavano questa antica struttura per pescare pesce per poi rivenderlo. Erano tempi in cui l'economia della nostra città poggiava sull'agricoltura e sulla pesca, prima di essere invasi dallo sviluppo di calzaturifici e maglierie e dall'edilizia selvaggia che si sviluppò nell'immediato dopoguerra. Secondo fonti attendibili a Barletta un primo trabucco trovò sistemazione lungo il molo foraneo di levante; in questa posizione se ne ricordano tre, mentre uno più antico era installato all'estremo ovest del molo di ponente. Lo scheletro di un solo trabucco resta ancora in piedi sul molo di levante ed eccolo qua come è ridotto.
Gabriele D'Annunzio di queste antiche macchine da pesca ne diede un sopranome assai originale, infatti il poeta abruzzese li definì "ragni colossali". La parola trabucco deriva dal latino trabs il quale tradotto significa trave o legno. Queste costruzioni sono di origine fenicia ed ebbero la loro diffusione soprattutto lungo la costa adriatica, anche se tracce di questa antichissima costruzione sono presenti lungo la costa tirrenica. Questa imponente costruzione veniva realizzata in legno strutturale che consta di una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d'Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall'acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un'enorme rete a maglie strette detta trabocchetto.
Il sistema di pertiche permetteva che la rete venisse sollevata e portata verso il pontile, quando carica di pesce. Una tipologia di pesca che rappresentava una buona fonte di reddito per due o tre nuclei familiari e non risentiva delle avverse condizioni metereologiche. La tecnica di pesca, peraltro efficacissima, era a vista. Consisteva nell'intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. I trabucchi sono posizionati là dove il mare presenta fondali sabbiosi e una profondità adeguata (almeno 5m), ed eretti a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso SE o NO ( Sud - Est / Nord – Ovest), in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti. Per essere "trabuccolanti" o "trabucchisti" non occorreva essere uomini di mare: due erano all'argano, uno come sentinella della presenza di banchi di pesce ed uno addetto ai comandi per l'equipaggio terrestre. Come già detto, pare proprio che si deve ai fenici l'invenzione di questa macchina da pesca. La più antica data di esistenza (documentata) risale al XVIII secolo, periodo in cui i pescatori del Gargano, allora scarsamente popolato, dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona: i trabucchi, infatti, permettono di pescare senza doversi inoltrare per mare. Alcuni trabucchi sono stati ricostruiti negli ultimi anni, ma hanno però perso da tempo la loro funzione economica che nei secoli scorsi ne faceva principale fonte di sostentamento di intere famiglie di pescatori, acquistando in compenso il ruolo di simboli culturali e di attrattiva turistica. Già attrattiva turistica; sarebbe stato bello dire tutte queste cose ai turisti in sosta a Barletta; l'antico splendore di questo pezzo di storia della nostra città purtroppo al momento rivive solo nelle vecchie foto e nei ricordi di coloro che qui al trabucco ci venivano a pescare, oltre a rivivere nelle urla dei mercati quando dai banchi del pesce ne veniva sottolineata la provenienza del pesce pescato.
Barletta è piena di simboli, luoghi e date, che ne avrebbero di cose da dire, ma che per fascino storico non riscuotono lo stesso successo di quanto celebrato nei libri di storia.
La storia di Barletta è quel 14 Marzo del 1956 quando in uno scontro con le forze dell'ordine morirono due contadini e molti ne vennero feriti, non combattevano per l'onore della patria o per entrare nella storia ma perché avevano fame.
La storia di Barletta è il crollo in Via Canosa nel lontano 1959, la storia di Barletta è il trabucco fonte di sostentamento per intere generazioni di pescatori che qua ci venivano quando le condizioni atmosferiche non erano tali da poter permettere con le loro imbarcazioni di prendere il largo in mare, o per coloro che non potendo permettersi di poterne comprare una, usavano questa antica struttura per pescare pesce per poi rivenderlo. Erano tempi in cui l'economia della nostra città poggiava sull'agricoltura e sulla pesca, prima di essere invasi dallo sviluppo di calzaturifici e maglierie e dall'edilizia selvaggia che si sviluppò nell'immediato dopoguerra. Secondo fonti attendibili a Barletta un primo trabucco trovò sistemazione lungo il molo foraneo di levante; in questa posizione se ne ricordano tre, mentre uno più antico era installato all'estremo ovest del molo di ponente. Lo scheletro di un solo trabucco resta ancora in piedi sul molo di levante ed eccolo qua come è ridotto.
Gabriele D'Annunzio di queste antiche macchine da pesca ne diede un sopranome assai originale, infatti il poeta abruzzese li definì "ragni colossali". La parola trabucco deriva dal latino trabs il quale tradotto significa trave o legno. Queste costruzioni sono di origine fenicia ed ebbero la loro diffusione soprattutto lungo la costa adriatica, anche se tracce di questa antichissima costruzione sono presenti lungo la costa tirrenica. Questa imponente costruzione veniva realizzata in legno strutturale che consta di una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d'Aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall'acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un'enorme rete a maglie strette detta trabocchetto.
Il sistema di pertiche permetteva che la rete venisse sollevata e portata verso il pontile, quando carica di pesce. Una tipologia di pesca che rappresentava una buona fonte di reddito per due o tre nuclei familiari e non risentiva delle avverse condizioni metereologiche. La tecnica di pesca, peraltro efficacissima, era a vista. Consisteva nell'intercettare, con le grandi reti a trama fitta, i flussi di pesci che si spostano lungo gli anfratti della costa. I trabucchi sono posizionati là dove il mare presenta fondali sabbiosi e una profondità adeguata (almeno 5m), ed eretti a ridosso di punte rocciose orientate in genere verso SE o NO ( Sud - Est / Nord – Ovest), in modo da poter sfruttare favorevolmente le correnti. Per essere "trabuccolanti" o "trabucchisti" non occorreva essere uomini di mare: due erano all'argano, uno come sentinella della presenza di banchi di pesce ed uno addetto ai comandi per l'equipaggio terrestre. Come già detto, pare proprio che si deve ai fenici l'invenzione di questa macchina da pesca. La più antica data di esistenza (documentata) risale al XVIII secolo, periodo in cui i pescatori del Gargano, allora scarsamente popolato, dovettero ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non fosse soggetta alle condizioni meteomarine della zona: i trabucchi, infatti, permettono di pescare senza doversi inoltrare per mare. Alcuni trabucchi sono stati ricostruiti negli ultimi anni, ma hanno però perso da tempo la loro funzione economica che nei secoli scorsi ne faceva principale fonte di sostentamento di intere famiglie di pescatori, acquistando in compenso il ruolo di simboli culturali e di attrattiva turistica. Già attrattiva turistica; sarebbe stato bello dire tutte queste cose ai turisti in sosta a Barletta; l'antico splendore di questo pezzo di storia della nostra città purtroppo al momento rivive solo nelle vecchie foto e nei ricordi di coloro che qui al trabucco ci venivano a pescare, oltre a rivivere nelle urla dei mercati quando dai banchi del pesce ne veniva sottolineata la provenienza del pesce pescato.