Viva
Perché lo stupido giornalismo d’inchiesta?
Il cosiddetto effetto gregge offre meno rischi ed è remunerativo. Querela e Stati Uniti d’America
Barletta - lunedì 17 dicembre 2012
Supera oramai l'immaginario, la sfrontata "lealtà" del giornalismo turistico disponibile a tutte le stagioni, preferibilmente politiche. I criteri e le richieste di indulgenza all'informazione sono sempre più imposti sfacciatamente da determinazioni amministrative prezzolate che facilmente rintracciano e solleticano premure personalistiche che non rivelino o sconvolgano immagini e contenuti del mediocre uomo delle Istituzioni. Perché solo i mediocri, gli insicuri, gli inetti impongono progetti mediatici ad essi favorevoli. Diventa addirittura cinica la manipolazione cosciente cui è sottoposta l'informazione, regolata dal vero distinguibile potere dominante che modella ingiustamente, imprigionandoli, i modelli più ampi e democratici.
Le pratiche del consenso non sono più artigianali ma pianificate, ragionate, industriali, trovando l'informazione complice della perpetuazione di manipolatori e suadenti affaristi. Il flusso delle informazioni è dettato dalla complicità tra mediatore dell'informazione dal beneficiario e dal suo costruito spin doctor, elegantemente definito consulente politico, stratega del camuffamento retributivo di una qualsivoglia campagna elettorale mimetizzata da "servizio di comunicazione per la collettività".
Da qui insorgono pubbliche, negli albi pretori, le prebende all'informazione. Non già mera campagna pubblicitaria ma persuasiva pianificata e selezionata imposizione divulgativa valorizzatrice di un'unica immagine predestinata. All'interno del gregge, specialmente in questa temporalità pre elettorale, la condizione di sudditanza dell'informazione non solo lievita sfacciatamente, ma non avverte la intelligente ilarità del lettore/ascoltatore/video-vedente, miglior censore e che controlla da consapevole elettore, il flusso compiacente delle informazioni manipolate, distinguendole. Si arriva perfino a pretendere di governare una sola verità d'informazione. Quella ad esempio di un rottamando politico locale, graziato ma solo temporaneamente dalla farraginosa burocrazia istituzionale, che ha arrogantemente preteso intimidire il direttore di una testata perché assumesse provvedimenti severi nei confronti di un coraggioso e leale redattore, reo solo di aver registrato una situazione altalenante tra galletti dello stesso sterile pollaio. In effetti, ragionando da pusillanime, perché seguire faticosamente un'inchiesta, quando basterebbe selezionare ed attivare comunicati e le centinaia di notizie, convegni, conferenze stampa che piovono indenni? Perché attaccare, andare controcorrente, sfidare, rischiare? Non viviamo negli Stati Uniti d'America dove la democrazia è effetto avanzato e dove non si può imporre il controllo delle informazioni, perché la censura non è ammessa e di conseguenze inattuabili le intimidazioni ai giornali. Uno dei pochi paesi al mondo dove ministri, deputati e senatori, ad esempio, non possono querelare i media e, per quanto opinabile, la libertà degli organi di informazione è pressoché totale. Per questo si parla di mediacrazia. Buon Natale Informazione.
Le pratiche del consenso non sono più artigianali ma pianificate, ragionate, industriali, trovando l'informazione complice della perpetuazione di manipolatori e suadenti affaristi. Il flusso delle informazioni è dettato dalla complicità tra mediatore dell'informazione dal beneficiario e dal suo costruito spin doctor, elegantemente definito consulente politico, stratega del camuffamento retributivo di una qualsivoglia campagna elettorale mimetizzata da "servizio di comunicazione per la collettività".
Da qui insorgono pubbliche, negli albi pretori, le prebende all'informazione. Non già mera campagna pubblicitaria ma persuasiva pianificata e selezionata imposizione divulgativa valorizzatrice di un'unica immagine predestinata. All'interno del gregge, specialmente in questa temporalità pre elettorale, la condizione di sudditanza dell'informazione non solo lievita sfacciatamente, ma non avverte la intelligente ilarità del lettore/ascoltatore/video-vedente, miglior censore e che controlla da consapevole elettore, il flusso compiacente delle informazioni manipolate, distinguendole. Si arriva perfino a pretendere di governare una sola verità d'informazione. Quella ad esempio di un rottamando politico locale, graziato ma solo temporaneamente dalla farraginosa burocrazia istituzionale, che ha arrogantemente preteso intimidire il direttore di una testata perché assumesse provvedimenti severi nei confronti di un coraggioso e leale redattore, reo solo di aver registrato una situazione altalenante tra galletti dello stesso sterile pollaio. In effetti, ragionando da pusillanime, perché seguire faticosamente un'inchiesta, quando basterebbe selezionare ed attivare comunicati e le centinaia di notizie, convegni, conferenze stampa che piovono indenni? Perché attaccare, andare controcorrente, sfidare, rischiare? Non viviamo negli Stati Uniti d'America dove la democrazia è effetto avanzato e dove non si può imporre il controllo delle informazioni, perché la censura non è ammessa e di conseguenze inattuabili le intimidazioni ai giornali. Uno dei pochi paesi al mondo dove ministri, deputati e senatori, ad esempio, non possono querelare i media e, per quanto opinabile, la libertà degli organi di informazione è pressoché totale. Per questo si parla di mediacrazia. Buon Natale Informazione.