Politica
Pastore: «Perché per il Trabucco non facciamo come per Eraclio?»
Recuperare l'antico strumento, mostrarlo ai giovani barlettani
Barletta - giovedì 16 aprile 2015
«Ho trovato una buona idea quella di mostrare agli studenti di Barletta gli ultimi lavori del cantiere nel quale, quasi per un anno, è rimasto "prigioniero" di cure importanti il nostro Eraclio, simbolo della città. I ragazzi hanno potuto rendersi conto degli interventi di manutenzione e recupero di quel colosso, di quanto è stato complesso compierli e, dunque, di quanto sia importante, con le buone pratiche e comportamenti improntati al senso civico, tutelare e custodire i nostri beni. E non ho potuto fare a meno di pensare a un altro simbolo della città che sta scomparendo, tanto sono precarie le sue condizioni: il Trabucco del braccio di Levante». Così interviene il consigliere regionale Franco Pastore del gruppo misto – PSI che ha diffuso la seguente nota.
«La mia proposta: perché non si fa come per Eraclio? Ci sono la legge e gli strumenti dalla parte di quell'antico esempio di strumento per la pesca. Lo si deve recuperare e, facendolo, mostrare i suoi meccanismi, insegnare la storia di un antico mestiere e dell'economia di questa terra e del nostro mare. A gennaio scorso, in regione, abbiamo approvato un disegno di legge sulla tutela dei trabucchi, affermando sul piano legislativo la volontà di tutelare un pezzo di identità della cultura marinara e costiera pugliese e barlettana in questo caso. Il nostro trabucco è stato danneggiato e quasi ridotto al nulla anche dalle fiamme, appiccate più volte e impunemente da ignoti».
«Per almeno quattro generazioni i barlettani hanno trascorso ogni giornata di sole che potesse essere rubata alla scuola o al lavoro, in quel luogo. Io vorrei che il nostro trabucco non scomparisse, che altri giovani barlettani possano godere di quel luogo e della sua storia, del suo legame con il nostro mare e con la fatica di chi lo usava per pescare. Il disegno di legge regionale, che fra l'altro ho personalmente emendato al comma 2 dell'articolo 2, in merito al "censimento georeferenziato dei trabucchi, sia quelli ancora esistenti sia quelli scomparsi, includendolo nella Carta dei beni culturali", per poter intervenire e monitorare lo stato dei trabucchi, costantemente e con facilità, prevede che la regione possa anche erogare contributi per finanziare interventi finalizzati a tutelare questo patrimonio, a patto che ne sia garantita la fruizione pubblica».
«Io mi auguro che la portata di tale strumento venga colta e sia raccolta la opportunità di intervenire, se pure con tutte le difficoltà derivanti dalla circostanza di doversi, certamente, interfacciar, con altre istituzioni competenti sul demanio marittimo. Ma questo le istituzioni devono fare, ciascuna la propria parte per risolvere i problemi e custodire, in questo caso, un bene che appartiene alla città e alla costa pugliese».
«La mia proposta: perché non si fa come per Eraclio? Ci sono la legge e gli strumenti dalla parte di quell'antico esempio di strumento per la pesca. Lo si deve recuperare e, facendolo, mostrare i suoi meccanismi, insegnare la storia di un antico mestiere e dell'economia di questa terra e del nostro mare. A gennaio scorso, in regione, abbiamo approvato un disegno di legge sulla tutela dei trabucchi, affermando sul piano legislativo la volontà di tutelare un pezzo di identità della cultura marinara e costiera pugliese e barlettana in questo caso. Il nostro trabucco è stato danneggiato e quasi ridotto al nulla anche dalle fiamme, appiccate più volte e impunemente da ignoti».
«Per almeno quattro generazioni i barlettani hanno trascorso ogni giornata di sole che potesse essere rubata alla scuola o al lavoro, in quel luogo. Io vorrei che il nostro trabucco non scomparisse, che altri giovani barlettani possano godere di quel luogo e della sua storia, del suo legame con il nostro mare e con la fatica di chi lo usava per pescare. Il disegno di legge regionale, che fra l'altro ho personalmente emendato al comma 2 dell'articolo 2, in merito al "censimento georeferenziato dei trabucchi, sia quelli ancora esistenti sia quelli scomparsi, includendolo nella Carta dei beni culturali", per poter intervenire e monitorare lo stato dei trabucchi, costantemente e con facilità, prevede che la regione possa anche erogare contributi per finanziare interventi finalizzati a tutelare questo patrimonio, a patto che ne sia garantita la fruizione pubblica».
«Io mi auguro che la portata di tale strumento venga colta e sia raccolta la opportunità di intervenire, se pure con tutte le difficoltà derivanti dalla circostanza di doversi, certamente, interfacciar, con altre istituzioni competenti sul demanio marittimo. Ma questo le istituzioni devono fare, ciascuna la propria parte per risolvere i problemi e custodire, in questo caso, un bene che appartiene alla città e alla costa pugliese».