Politica
Pari opportunità: che fine ha fatto l'articolo 26 dello statuto comunale?
L'intervento delle rappresentanti di "Se non ora, quando?". «Nelle nomine di rappresentanti del Comune DEVE essere favorita complessivamente la presenza di ambo i sessi»
Barletta - giovedì 10 maggio 2012
18.39
«Alla luce della designazione della nuova giunta che conta una sola donna su nove assessori, ci sforziamo di trovare un senso a questa storia, anche se un senso questa storia non sembra avercelo». Si susseguono gli interventi sulla nuova giunta: una voce che mette in risalto l'aspetto "femminile" delle ultime decisioni politiche sono le responsabili di "Se non ora, quando?" di Barletta Annabella Corsini e Giuliana Damato.
«Eh già, ancora una volta la politica barlettana non si smentisce in materia di politiche di genere. In una Regione in cui è in corso la mobilitazione per la presentazione di una proposta di legge popolare che propone l'equa presenza nelle liste elettorali tra uomini e donne e la possibilità di esprimere una doppia preferenza (una per genere), al fine di favorire la parità di genere in Consiglio Regionale; in una Regione in cui sono molteplici i ricorsi fatti al TAR, puntualmente vinti, contro la politica dell'esclusione delle donne dai luoghi delle decisioni, a Barletta cosa succede? Succede che la solfa è sempre la stessa, con una piccola variazione sul tema: "garantire" la parità di genere con una sola donna in giunta e -tac- la coscienza è pulita. Non c'è partito o uomo politico che non si dica favorevole a lavorare per la rappresentanza di genere, eppure nei fatti constatiamo la loro incapacità di dare concretezza a certi proclami.
A questo punto ci chiediamo che senso abbia l'art 36 dello Statuto Comunale, il cui testo abbiamo riportato per intero in apertura. Ci chiediamo che senso abbia l'art. 3 della Cost. che sancisce costituzionalmente il principio di uguaglianza anche di genere. Ci chiediamo, ancora, che senso abbia l'art. 51, comma 1 della Costituzione che ha lo scopo di promuovere le pari opportunità uomo-donna negli enti pubblici, nelle istituzioni e alle cariche elettive. In altre città a queste norme di legge un senso lo ha dato il Tar, che accogliendo il ricorso proposto da associazioni, partiti, società civile, ha determinato l'azzeramento di numerose giunte proprio in virtù degli artt. 3 e 51 della Cost, unitamente alla norma comunale a tutela della parità di genere, ove prevista.
Noi, dal canto nostro, possiamo e dobbiamo provare a dare un senso a questa storia in salsa barlettana con tutti i mezzi che abbiamo e che possiamo. È una promessa. E con profonda attenzione valuteremo l'agire di questa nuova squadra di governo "impari" nella forma, ma speriamo non anche nella sostanza: saprà attuare politiche attente al mondo femminile? Vorrà destinare –a partire dal prossimo bilancio- risorse ai centri antiviolenza? Vorrà attuare piani per la prevenzione della violenza di genere? Intenderà sostenere la rete di servizi per l'infanzia, per gli anziani e per i non autosufficienti?».
«Eh già, ancora una volta la politica barlettana non si smentisce in materia di politiche di genere. In una Regione in cui è in corso la mobilitazione per la presentazione di una proposta di legge popolare che propone l'equa presenza nelle liste elettorali tra uomini e donne e la possibilità di esprimere una doppia preferenza (una per genere), al fine di favorire la parità di genere in Consiglio Regionale; in una Regione in cui sono molteplici i ricorsi fatti al TAR, puntualmente vinti, contro la politica dell'esclusione delle donne dai luoghi delle decisioni, a Barletta cosa succede? Succede che la solfa è sempre la stessa, con una piccola variazione sul tema: "garantire" la parità di genere con una sola donna in giunta e -tac- la coscienza è pulita. Non c'è partito o uomo politico che non si dica favorevole a lavorare per la rappresentanza di genere, eppure nei fatti constatiamo la loro incapacità di dare concretezza a certi proclami.
A questo punto ci chiediamo che senso abbia l'art 36 dello Statuto Comunale, il cui testo abbiamo riportato per intero in apertura. Ci chiediamo che senso abbia l'art. 3 della Cost. che sancisce costituzionalmente il principio di uguaglianza anche di genere. Ci chiediamo, ancora, che senso abbia l'art. 51, comma 1 della Costituzione che ha lo scopo di promuovere le pari opportunità uomo-donna negli enti pubblici, nelle istituzioni e alle cariche elettive. In altre città a queste norme di legge un senso lo ha dato il Tar, che accogliendo il ricorso proposto da associazioni, partiti, società civile, ha determinato l'azzeramento di numerose giunte proprio in virtù degli artt. 3 e 51 della Cost, unitamente alla norma comunale a tutela della parità di genere, ove prevista.
Noi, dal canto nostro, possiamo e dobbiamo provare a dare un senso a questa storia in salsa barlettana con tutti i mezzi che abbiamo e che possiamo. È una promessa. E con profonda attenzione valuteremo l'agire di questa nuova squadra di governo "impari" nella forma, ma speriamo non anche nella sostanza: saprà attuare politiche attente al mondo femminile? Vorrà destinare –a partire dal prossimo bilancio- risorse ai centri antiviolenza? Vorrà attuare piani per la prevenzione della violenza di genere? Intenderà sostenere la rete di servizi per l'infanzia, per gli anziani e per i non autosufficienti?».