Cronaca
Omicidio Lasala, il gip: «Una scusa per dare sfogo all'impulso criminale»
Convalidato il fermo: i due ragazzi restano in carcere
Barletta - mercoledì 3 novembre 2021
17.07
Il giudice per le indagini preliminari Domenico Zeno ha convalidato il fermo nei confronti di Ilyas Abid e Michele Dibenedetto ritenuti i responsabili dell'omicidio di Claudio Lasala, il 24 enne ucciso tra il 29 e il 30 ottobre nella movida di Barletta. Contestualmente è stata anche firmata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due.
Nel provvedimento firmato dal gip si fa particolare riferimento alla condotta di Dibenedetto identificato come colui che ha spinto ad eseguire l'accoltellamento, materialmente messo in atto da Abid «come egli stesso ha ammesso e come risulta dalle immagini in atti».
Dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza, infatti, «si evince come Dibenedetto avesse invitato Abid a seguirlo fuori, avendo notato che egli era armato».
Dalla ricostruzione è emerso che il 18enne aveva preso un coltello dal bancone del bar mentre il suo amico e la vittima stavano litigando. Una volta all'esterno del locale, «dapprima Dibenedetto colpiva Lasala con un pugno e qualche secondo dopo lo colpiva Abid con il coltello».
«Ci troviamo di fronte ad un omicidio commesso a causa di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato, rispetto alla gravità del reato, da apparire un pretesto o una scusa» per «dare sfogo al proprio impulso criminale o alla propria malvagità» scrive il gip motivando la sussistenza dell'aggravante per futili motivi, ossia il cocktail negato.
Il giudice evidenzia, in conclusione, che la «gravità dell'episodio, le modalità di esecuzione dello stesso e la facilità con la quale è stato commesso il reato, inducono a ritenere che misura idonea e proporzionata sia solo quella della custodia in carcere».
Nel provvedimento firmato dal gip si fa particolare riferimento alla condotta di Dibenedetto identificato come colui che ha spinto ad eseguire l'accoltellamento, materialmente messo in atto da Abid «come egli stesso ha ammesso e come risulta dalle immagini in atti».
Dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza, infatti, «si evince come Dibenedetto avesse invitato Abid a seguirlo fuori, avendo notato che egli era armato».
Dalla ricostruzione è emerso che il 18enne aveva preso un coltello dal bancone del bar mentre il suo amico e la vittima stavano litigando. Una volta all'esterno del locale, «dapprima Dibenedetto colpiva Lasala con un pugno e qualche secondo dopo lo colpiva Abid con il coltello».
«Ci troviamo di fronte ad un omicidio commesso a causa di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato, rispetto alla gravità del reato, da apparire un pretesto o una scusa» per «dare sfogo al proprio impulso criminale o alla propria malvagità» scrive il gip motivando la sussistenza dell'aggravante per futili motivi, ossia il cocktail negato.
Il giudice evidenzia, in conclusione, che la «gravità dell'episodio, le modalità di esecuzione dello stesso e la facilità con la quale è stato commesso il reato, inducono a ritenere che misura idonea e proporzionata sia solo quella della custodia in carcere».