La città
Oltre al danno, la beffa: a settembre treni ancora più cari
Non c’è pace per i pendolari di Barletta e dintorni. Costi elevati si abbinano ad una manutenzione assente
Barletta - mercoledì 21 agosto 2013
4.48
Il pendolare è ormai diventato l'evoluzione dell'uomo moderno: sempre rincorso dall'idea di poter perdere il mezzo per andare a lavoro, o a scuola o per tornare a casa, l'uomo degli anni 2000 passa diverso tempo sui treni. Ma se le condizioni di un pendolare sono abitualmente stressanti, quelle di un pendolare pugliese sono al limite dell'insopportabile. La tratta da "mission impossible" è quella che collega Foggia e Bari, passando per "centri nevralgici" come Barletta, Trani, Bisceglie e Molfetta. Gran parte dei pendolari provengono da queste città. In tanti almeno in un'occasione hanno avuto modo di "ringraziare" Trenitalia per la qualità dei mezzi di trasporto che quotidianamente mette a disposizione dei pendolari. A chiunque è capitato di dover prendere un treno, e negli orari di punta spostarsi diventa quanto meno utopico. Il fenomeno del sovraffollamento è ormai all'ordine del giorno: treni sempre più colmi di pendolari lasciano i binari, incamminandosi in quelli che sembrano veri e propri "viaggi della speranza". Le condizioni di viaggio nella maggior parte dei casi sono assimilabili ai carri bestiame, senza voler "scomodare" paragoni più arditi.
È molto probabile che i dirigenti non si siano mai posti il problema "dell'homo pendolaris", non hanno mai provato a prendere un treno alle 13.05 o alle 13.30 in partenza da Bari in direzione Barletta (solo per citare alcuni esempi), quando non solo trovare un posto, ma anche salire sul treno diventa un'impresa da standing ovation. Al sovraffollamento delle carrozze, si aggiunge come ciliegina sulla torta l'enigma ritardi, per non parlare di mancanza di pulizia e di servizi inadatti alle (poche) necessità di un viaggiatore su tratte brevi. Questo amabile pot-pourry costa al pendolare 3,90 euro al giorno o circa 66 euro mensili per l'abbonamento, tariffe che, a detta di molti, sarebbero già di per sé esose visti i servizi "offerti" da Trenitalia. Come se tutto ciò non bastasse, come se questa situazione non fosse già un vaso di Pandora pronto ad essere scoperchiato, arriva anche un'ulteriore beffa per gli assidui frequentatori delle carrozze dei treni, per coloro che ormai conoscono a memoria gli "odori" e i "profumi" che possono raggiungere gli olfatti durante quello che dovrebbe essere un normalissimo viaggio.
A partire da settembre, infatti, il biglietto del treno costerà il 7% in più. La motivazione di questo ulteriore rincaro, stando a quanto emerso dall'ultima seduta della giunta Vendola, sarebbe da ricercare negli adeguamenti alle variazioni Istat, già ampiamente previsti dai contratti tra la Regione Puglia e le società concessionarie del trasporto pubblico. Si parla dunque di variazioni Istat, tradotto in "non politichese" si tratta di un rincaro dovuto all'elevato costo della vita. Ma anziché far pagare questo rincaro ai cittadini più abbienti, si è pensato bene di colpire, guarda caso, il più "debole", il pendolare, studioso o lavoratore che sia. «Una delibera inevitabile», è quanto sentenzia l'assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini, ma sono in tanti a non pensarla come lui. Quanto meno, in caso di aumento, si potrebbe pensare a migliorare il servizio, a rendere le condizioni di viaggio più "umane". Ma questa è l'Italia, questa è la Puglia, signore e signori. A pagare, saranno sempre più poveri. E allora, prendiamo questo ennesimo aumento con un sorriso, perché tanto a farci disperare ci pensa la Regione Puglia.
È molto probabile che i dirigenti non si siano mai posti il problema "dell'homo pendolaris", non hanno mai provato a prendere un treno alle 13.05 o alle 13.30 in partenza da Bari in direzione Barletta (solo per citare alcuni esempi), quando non solo trovare un posto, ma anche salire sul treno diventa un'impresa da standing ovation. Al sovraffollamento delle carrozze, si aggiunge come ciliegina sulla torta l'enigma ritardi, per non parlare di mancanza di pulizia e di servizi inadatti alle (poche) necessità di un viaggiatore su tratte brevi. Questo amabile pot-pourry costa al pendolare 3,90 euro al giorno o circa 66 euro mensili per l'abbonamento, tariffe che, a detta di molti, sarebbero già di per sé esose visti i servizi "offerti" da Trenitalia. Come se tutto ciò non bastasse, come se questa situazione non fosse già un vaso di Pandora pronto ad essere scoperchiato, arriva anche un'ulteriore beffa per gli assidui frequentatori delle carrozze dei treni, per coloro che ormai conoscono a memoria gli "odori" e i "profumi" che possono raggiungere gli olfatti durante quello che dovrebbe essere un normalissimo viaggio.
A partire da settembre, infatti, il biglietto del treno costerà il 7% in più. La motivazione di questo ulteriore rincaro, stando a quanto emerso dall'ultima seduta della giunta Vendola, sarebbe da ricercare negli adeguamenti alle variazioni Istat, già ampiamente previsti dai contratti tra la Regione Puglia e le società concessionarie del trasporto pubblico. Si parla dunque di variazioni Istat, tradotto in "non politichese" si tratta di un rincaro dovuto all'elevato costo della vita. Ma anziché far pagare questo rincaro ai cittadini più abbienti, si è pensato bene di colpire, guarda caso, il più "debole", il pendolare, studioso o lavoratore che sia. «Una delibera inevitabile», è quanto sentenzia l'assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini, ma sono in tanti a non pensarla come lui. Quanto meno, in caso di aumento, si potrebbe pensare a migliorare il servizio, a rendere le condizioni di viaggio più "umane". Ma questa è l'Italia, questa è la Puglia, signore e signori. A pagare, saranno sempre più poveri. E allora, prendiamo questo ennesimo aumento con un sorriso, perché tanto a farci disperare ci pensa la Regione Puglia.