Scuola e Lavoro
Oltre 200 posti di lavoro a rischio alla TIMAC di Barletta
Domani previsto un sit in di protesta sotto Palazzo di Città
Barletta - giovedì 30 giugno 2016
Comunicato Stampa
Si è tenuta lunedì 27 giugno l'assemblea di tutti i lavoratori della TIMAC AGRO di Barletta, l'ordine del giorno unico discusso è il provvedimento di sequestro del perimetro aziendale, da parte dell'autorità giudiziaria, anche se con facoltà d'uso per 90 giorni. A seguito di questo incontro ecco le parole espresse da Luigi Lauriola (FILCTEM CGIL), Egidio Ondretti (FEMCA CISL) e Filippo Lupelli (UILTEC) in una nota congiunta in cui fanno il punto di quanto emerso e comunicano la scelta di svolgere un momento di protesta domani a Palazzo di Città.
«I lavoratori e le Organizzazioni Sindacali hanno discusso a fondo il provvedimento della magistratura, la drammaticità della posta in gioco ha spinto a chiedere con urgenza un incontro al sindaco di Barletta, per chiedergli come intende proteggere questi posti di lavoro, considerato che lo stesso ha emanato un suo comunicato, dopo il provvedimento di sequestro che, di fatto, significa la chiusura della realtà produttiva, i lavoratori per questo hanno indetto un sit-in sotto il comune per venerdì prossimo tra le 11 e le 13 per far sentire anche la loro voce al Sindaco.
I lavoratori diretti e tutti quelli dell'indotto sono consapevoli che questo provvedimento può comportare al licenziamento di tutti, con la drammatica conseguenza per le loro famiglie. Qualche pifferaio dice che i lavoratori non corrono nessun rischio, niente di più falso, dopo i 90 giorni scatteranno inevitabilmente i provvedimenti di licenziamento per tutti i lavoratori di quella fabbrica, a meno che non ci sia la revoca del provvedimento di sequestro.
Suscita perplessità quello che il provvedimento del Magistrato richiede, nonostante i carotaggi sembrano dimostrare l'estraneità della TIMAC all'inquinamento della falda, si individua e penalizza solo l'azienda che più di ogni altra si è messa fin da subito a disposizione degli Organi Istituzionali e Tecnici per accertare le responsabilità dell'inquinamento dell'aria e della falda. Nel frattempo l'azienda ha quasi del tutto eseguito tutto le prescrizioni richieste per la messa in sicurezza operativa da parte dell'ARPA e della ASL, nelle varie conferenze di servizi succedutesi.
Il polverone che da qualche tempo si è alzato sulla vicenda, ci sembra pertanto del tutto strumentale, poiché l'area individuata e l'azienda in questione è sempre stata coinvolta in passato, ma sospettiamo anche nel presente, a vicende ed appetiti di molti palazzinari o altre forze interessate a cementificare lucrando sull'area interessata. I lavoratori hanno il massimo rispetto dell'operato della magistratura, sensibili ai problemi ambientali della cittadinanza ed anche per se stessi, perciò vogliono che siano salvaguardate TUTTE le condizioni di salute e sicurezza del sito e dell'area in questione, per questo chiedono al capo della Procura di Trani di seguire personalmente questo provvedimento di sequestro e di tener conto anche dei devastanti effetti che a breve potrebbe avere sui livelli occupazionali.
Nel contempo vorremmo evidenziare all'opinione pubblica, non solo che c'è molto difficile capire che una massa di materiale inerte, (Pirite) sotto un manto di asfalto, possa provocare danni alla salute e all'ambiente di Barletta, (così sembra emergere dalle nostre informazioni), noi come sindacato e lavoratori, chiediamo a tutte le istituzioni che siano fatti carotaggi a MARE dall'ISPRA, per capire qual è la portata dell'inquinante come fonte di danno per il tratto di balneazione interessata, e se ci sono rischi per i bagnanti in quel tratto di mare».
«I lavoratori e le Organizzazioni Sindacali hanno discusso a fondo il provvedimento della magistratura, la drammaticità della posta in gioco ha spinto a chiedere con urgenza un incontro al sindaco di Barletta, per chiedergli come intende proteggere questi posti di lavoro, considerato che lo stesso ha emanato un suo comunicato, dopo il provvedimento di sequestro che, di fatto, significa la chiusura della realtà produttiva, i lavoratori per questo hanno indetto un sit-in sotto il comune per venerdì prossimo tra le 11 e le 13 per far sentire anche la loro voce al Sindaco.
I lavoratori diretti e tutti quelli dell'indotto sono consapevoli che questo provvedimento può comportare al licenziamento di tutti, con la drammatica conseguenza per le loro famiglie. Qualche pifferaio dice che i lavoratori non corrono nessun rischio, niente di più falso, dopo i 90 giorni scatteranno inevitabilmente i provvedimenti di licenziamento per tutti i lavoratori di quella fabbrica, a meno che non ci sia la revoca del provvedimento di sequestro.
Suscita perplessità quello che il provvedimento del Magistrato richiede, nonostante i carotaggi sembrano dimostrare l'estraneità della TIMAC all'inquinamento della falda, si individua e penalizza solo l'azienda che più di ogni altra si è messa fin da subito a disposizione degli Organi Istituzionali e Tecnici per accertare le responsabilità dell'inquinamento dell'aria e della falda. Nel frattempo l'azienda ha quasi del tutto eseguito tutto le prescrizioni richieste per la messa in sicurezza operativa da parte dell'ARPA e della ASL, nelle varie conferenze di servizi succedutesi.
Il polverone che da qualche tempo si è alzato sulla vicenda, ci sembra pertanto del tutto strumentale, poiché l'area individuata e l'azienda in questione è sempre stata coinvolta in passato, ma sospettiamo anche nel presente, a vicende ed appetiti di molti palazzinari o altre forze interessate a cementificare lucrando sull'area interessata. I lavoratori hanno il massimo rispetto dell'operato della magistratura, sensibili ai problemi ambientali della cittadinanza ed anche per se stessi, perciò vogliono che siano salvaguardate TUTTE le condizioni di salute e sicurezza del sito e dell'area in questione, per questo chiedono al capo della Procura di Trani di seguire personalmente questo provvedimento di sequestro e di tener conto anche dei devastanti effetti che a breve potrebbe avere sui livelli occupazionali.
Nel contempo vorremmo evidenziare all'opinione pubblica, non solo che c'è molto difficile capire che una massa di materiale inerte, (Pirite) sotto un manto di asfalto, possa provocare danni alla salute e all'ambiente di Barletta, (così sembra emergere dalle nostre informazioni), noi come sindacato e lavoratori, chiediamo a tutte le istituzioni che siano fatti carotaggi a MARE dall'ISPRA, per capire qual è la portata dell'inquinante come fonte di danno per il tratto di balneazione interessata, e se ci sono rischi per i bagnanti in quel tratto di mare».