Nunzio Quarto: la scultura, i simboli e il suo rapporto con Barletta
Un approfondimento critico a cura di Giuseppe Lagrasta
Fonte: Società per le Belle Arti PermanenteQuarto ha realizzato sculture per onorare alcuni noti e stimati personaggi del luogo. Tra le opere più significative conservate a Barletta ricordiamo: il busto in bronzo di Mons. Dimiccoli (1976), ora nel cortile dell'oratorio di S. Filippo; il busto in bronzo di Mons. Giuseppe Carata al Museo Diocesano; il Mosè Sanna per l'Istituto Professionale per il Commercio "Garrone"; monumento al sacerdote Don Peppuccio Damato, scopritore dell'unico busto che ritrae l'imperatore Federico II di Svevia, Piazza Plebiscito, Barletta (1984); il pannello di bronzo "Oltre il muro", in onore di Antonio Patricolo, primo preside della scuola media "Fieramosca" (1989); un busto bronzeo del prof. Ruggero Lattanzio, illustre chirurgo primario e direttore dell'ospedale, fondatore dell'AVIS in Puglia, collocato nell'ingresso dell'Ospedale di Barletta, a cura dell'AVIS, in occasione del 20° anniversario della sua scomparsa (2007). Nel 1976, con la nota ditta Johnson, conia una medaglia in memoria di Mons. Dimiccoli. Per il primo centenario della morte del pittore Giuseppe De Nittis (1846 -1884), barlettano, modella e fonde con la ditta Fratelli Lorioli di Milano una medaglia commemorativa.
«Con la città e il suo mondo interiore Quarto continua ad avere stretti legami emotivi, affettivi e familiari - riporta Lagrasta introducendo la sua riflessione - Nel lontano 1972 gli viene dedicata una personale nella Pinacoteca De Nittis a Barletta. Il Comune acquista due quadri incorniciati, h70x100cm e h18x24cm, e due grafiche, "Pierrot", punta secca su lastra di resina h68,5x49cm, su foglio h70x50cm e "Paesaggio", punta secca su lastra di resina h67x49cm, su foglio h70x50cm, entrambe con passepartout e cornice h86x69cm. In occasione dell'ottantesimo compleanno la Città di Barletta potrebbe realizzare una sua personale dalla forza e dal richiamo internazionale».
"La rondine torna sulla piazza", lettura figurale di una scultura di Nunzio Quarto - di Giuseppe Lagrasta
«La rondine torna sulla piazza? E' primavera? Una delle solite primavere oppure l'inverno è stato così freddo da impallidire anche le ombre sul selciato? Pare che la rondine torna sulla piazza per guardare avanti ma spesso sente il desiderio di volgersi, di guardarsi alle spalle. Perché? Cosa ricercano i suoi occhi? La ricerca è fitta, inquieta ma allo stesso tempo, precisa e nel breve volgersi del giorno si fa spazio l'ombra della memoria nel cuore delle rondini. Scrive Giuseppe Ungaretti: "Sono tornato ai colli, ai pini amati/e del ritmo dell'aria il patrio accento/che non riudrò con te, mi spezza ad ogni soffio…/Passa la rondine e con essa estate,/e anch'io, mi dico, passerò…/Ma resti dell'amore che mi strazia/non solo segno un breve appannamento/se dall'inferno arrivo a qualche quiete…(da "Il Dolore", 1947). E' di questo mondo il mio sesto senso, il mio sguardo volto alla memoria della mia infanzia trascorsa in questa piazza - si chiede la rondine riflessiva - . La rondine della memoria ungarettiana è tornata sui colli dolorosi della guerra mentre la rondine di Nunzio Quarto ritorna nella piazza. Perché questo desiderio di tornare? Tornare dove, tra l'odore fresco del marmo di Carrara, tra le strade e le piazze di Milano o nella Piazza di Sant' Agostino a Barletta?
Ma Giuseppe Ungaretti ha viaggiato, anima inquieta, ha vissuto in diversi luoghi assaporando i segni delle avventure terrene. E Nunzio Quarto? Cosa vuole dirci con la scultura "La Rondine torna sulla piazza" (1986). Forse la piazza è un luogo di incontro ma è anche un luogo di vertigini, di scontri, di confronto. La piazza è il luogo della rivoluzione esistenziale, della libertà collettiva e individuale, la piazza è il luogo della catarsi; è il luogo della memoria umana che s'avvince alla giovinezza. Questo per l'essere umano e le rondini come vivono gli umori della piazza? Per le rondini la piazza è il luogo del ritorno, del nostos perché le rondini sentono il bisogno di tornare, di ricongiungersi con i luoghi che hanno abitato, hanno bisogno di mantenere la promessa, le promesse. Ma la rondine di Nunzio Quarto che torna in piazza vive una pausa ma poi, oltre la pausa, osserva, interroga, chiede il dialogo e dalla sua bocca bronzea escono parole sussurrate, brividi emotivi marcati dal bisogno dell'eterno ritorno. Ma lo scultore barlettano riesce a dar voce alla voce delle pietre, alla polvere del bronzo, al fuoco dell'eterno calco che da materia si fa armonia pulviscolare, con il tempo che ormai perde sostanza sfinito dal padre suo, eterno, l'infinito. E la memoria di Nunzio Quarto da quale immagini figurali prende forza ed energia vivente? Ma dalla possibilità di mettere a fuoco, di continuo, le immagini che le hanno colorato la vita, le sprigionate sensazioni dei viaggi, le esperienze dell'andare liberi, nella pura libertà di immaginare l'eternità e poi sentire quel senso di eternità libera spezzato dal bisogno di ritornare. E forse mentre la rondine di Quarto guarda con occhio penetrante l'infinito, d'un tratto, sente nella sua fissità materica, di volgersi, di guardarsi indietro e poi tornare a guardare in un punto lontano dell'infinito.
Scrive Italo Calvino nella lezione "Visibilità": "il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'allineamento dei caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell'immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d'altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma bene definita, memorabile, autosufficiente, «icastica».
Il nostro intento è dimostrare che la forma icastica, caratterizzata da sintesi e essenzialità attraverso la parola poetica di Ungaretti e la richiesta brevità del pensare per immagini di Italo Calvino ha dato l'energia di comparare la scultura di Nunzio Quarto, "La rondine torna in piazza" , come testimonianza di forma icastica, sinuosa ma essenziale che evidenzia plurime metafore tra la natura, la città invisibile dove alberga la piazza e la visibilità della rondine che insegna a ricordare il passato per conoscere il presente e interpretare le vie del futuro. Ecco che immaginiamo la rondine di Nunzio Quarto che abita la piazza della città invisibile calviniana, Smeraldina, e così segue le linee alla Steinberg tracciate dallo scrittore ligure. Ecco , scrive Calvino, "Una mappa di Smeraldina che dovrebbe comprendere, segnati in inchiostri di diverso colore, tutti questi tracciati, solidi e liquidi, palesi e nascosti. Più difficile è fissare sulla carta le vie delle rondini, che tagliano l'aria sopra i tetti, calano lungo parabole invisibili, ad ali ferme, scartano per inghiottire una zanzara, risalgono a spirale rasente un pinnacolo, sovrastano da ogni punto dei loro sentieri d'aria tutti i punti della città." Conferma Paul Valery, "Bisogna essere leggeri come una rondine, non come una piuma." Così nella mappa metaforica Ungarettiana – Calviniana e del poeta francese Valery ritroviamo la bellezza straordinaria della rondine di Nunzio Quarto che torna nella piazza, per ritrovare il suo luogo d'amore e la sua memoria naturale che splende di leggerezza e di sobria maestria».
Fonti immagini: Rivista In Comunque / Sito ufficiale dell'artista nunzioquarto.it