Viva
Noi giovani ‘prostituiti’ per pochi euro
Barlettalife continua nell’inchiesta sulla compravendita dei voti. La vera libertà è nell’esprimere la propria idea
Barletta - mercoledì 27 aprile 2011
«Ciao saresti interessato a fare il rappresentante di lista?». Bastano poche parole per 'reclutare' i propri votanti. Poche parole che, in vista delle prossime elezioni amministrative a Barletta, viaggiano sui social network o tramite sms telefonici. Se nei decenni scorsi la politica si costruiva sulla conoscenze, sulla parentele, sul quel 'telefono senza fili' che si snodava invisibile fra i comitati elettorali, negli ultimi anni la campagna elettorale ha trovato la propria casa sul web. Ed è sulle pagine elettroniche dell'etere che si consumano le nuove tecniche di compravendita del voto. Sì, perché dietro un banale messaggio su Facebook, dietro la proposta di 'lavorare' come rappresentante di lista, si nasconde un vero e proprio reato: la vendita del proprio voto per il candidato che offre quel presunto posto di lavoro. Pochi euro di ricompensa, per privarci di un fondamentale ed inalienabile diritto.
Obiettivo sensibile di questo reclutamento informatico (ma non solo) sono soprattutto i giovani, quel pubblico sempre attento alle nuove tecnologie che trascorre ore ed ore su Facebook. Fra le tante 'notifiche', in questo periodo pre-elettorale, non c'è da meravigliarsi se ci capitano conversazioni di questo genere:
La segnalazione giunta in redazione da parte di un giovane lettore non ha bisogno di altre spiegazioni, ma merita un'analisi su ciò che nasconde alle proprie spalle. Quell'immagine racconta di giovani 'dipendenti' di un candidato, e altrettanto giovani 'vittime' selezionate attraverso quelle semplici parole. Pochi euro sì, ma importanti – quasi fondamentali – per chi non lavora, per chi dipende ancora dai genitori e ha bisogno di pagarsi una pizza con gli amici, per chi studia e vorrebbe recuperare il costo del biglietto del treno.
La promessa di quel pagamento basta a farci dimenticare dell'importanza delle nostre idee, di un nostro diritto sancito dalla legge italiana, di una nostra grande e spesso sottovalutata libertà: quella di far valere la nostra opinione e poter decidere in prima persona della classe politica che ci governerà. In questi contesti non è giusto parlare di colpevoli: non esistono carnefici e perseguitati, ma responsabilità condivise e soprattutto malcostume diffuso. La compravendita del voto è una vera e propria prostituzione di libertà, e se non esistesse un mercato non ci sarebbe neanche chi fomenta il deprecabile fenomeno.
L'unico modo di debellarlo non deve provenire da chi di politica si occupa, come primissimi protagonisti in causa, ma chi – dall'esterno – può razionalmente valutare tutta la negatività del caso, e quindi da noi stessi. Dobbiamo essere noi elettori, e soprattutto noi giovani elettori, a dire 'basta', ad opporci a questo reato, a difendere il nostro voto e la libera espressione delle nostre convinzioni. Perché il voto prostituito creerà una classe dirigente immeritevole, e una classe dirigente immeritevole creerà una città di incuria e irresponsabilità. E saremo noi, ignari clienti di una politica degenere, a distruggere il vivere civile della nostra serena città.
Obiettivo sensibile di questo reclutamento informatico (ma non solo) sono soprattutto i giovani, quel pubblico sempre attento alle nuove tecnologie che trascorre ore ed ore su Facebook. Fra le tante 'notifiche', in questo periodo pre-elettorale, non c'è da meravigliarsi se ci capitano conversazioni di questo genere:
La segnalazione giunta in redazione da parte di un giovane lettore non ha bisogno di altre spiegazioni, ma merita un'analisi su ciò che nasconde alle proprie spalle. Quell'immagine racconta di giovani 'dipendenti' di un candidato, e altrettanto giovani 'vittime' selezionate attraverso quelle semplici parole. Pochi euro sì, ma importanti – quasi fondamentali – per chi non lavora, per chi dipende ancora dai genitori e ha bisogno di pagarsi una pizza con gli amici, per chi studia e vorrebbe recuperare il costo del biglietto del treno.
La promessa di quel pagamento basta a farci dimenticare dell'importanza delle nostre idee, di un nostro diritto sancito dalla legge italiana, di una nostra grande e spesso sottovalutata libertà: quella di far valere la nostra opinione e poter decidere in prima persona della classe politica che ci governerà. In questi contesti non è giusto parlare di colpevoli: non esistono carnefici e perseguitati, ma responsabilità condivise e soprattutto malcostume diffuso. La compravendita del voto è una vera e propria prostituzione di libertà, e se non esistesse un mercato non ci sarebbe neanche chi fomenta il deprecabile fenomeno.
L'unico modo di debellarlo non deve provenire da chi di politica si occupa, come primissimi protagonisti in causa, ma chi – dall'esterno – può razionalmente valutare tutta la negatività del caso, e quindi da noi stessi. Dobbiamo essere noi elettori, e soprattutto noi giovani elettori, a dire 'basta', ad opporci a questo reato, a difendere il nostro voto e la libera espressione delle nostre convinzioni. Perché il voto prostituito creerà una classe dirigente immeritevole, e una classe dirigente immeritevole creerà una città di incuria e irresponsabilità. E saremo noi, ignari clienti di una politica degenere, a distruggere il vivere civile della nostra serena città.