Lech Walesa premiato al Teatro Curci
Lech Walesa premiato al Teatro Curci
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«Nessuno tratta sul serio la democrazia, pochi credono nei politici»

Le parole del premio Nobel Walesa risuonano nel malcontento barlettano. I nostri politici in quali valori si riconoscono?

Solidarność in lingua polacca significa "solidarietà". Sono state tante e tutte appassionanti le parole pronunciate da Lech Walesa venerdì a Barletta per spiegare cosa è stato Solidarność e per raccontare la sua dedizione ai valori che ispirarono quel movimento anticomunista in patria e nell'Europa intera. Tutta una vita votata alla democrazia e alla voglia di abbattere le ingiustizie sociali: parole come democrazia e giustizia sono tornate più e più volte durante il suo intervento che ha preceduto la consegna del premio "Città di Sfide", parole che sono state citate più e più volte anche dal sindaco Nicola Maffei, in una lunga presentazione che ha aperto la serata. «Correttezza, rinnovamento, giustizia sono i valori che hanno animato la protesta giovanile di Walesa» spiega Maffei. «Un uomo che unisce solennità e umanità» continua, nell'indubbio orgoglio per tutta la città di accogliere un così insigne ospite, premio Nobel per la Pace e personalità che è passata alla storia e rimarrà negli anni nella memoria storica del nostro continente.

Ma cosa ha a che fare Barletta con Lech Walesa? La matrice del premio è quella di gratificare personaggi che nella loro storia hanno rappresentato una "sfida" vincente, come quell'Ettore Fieramosca vittorioso che calpesta il vinto La Motte. Ma quel è la storia vittoriosa che adesso Barletta può raccontare di sé? Una città inerte nei suoi difetti, sprecata nelle sue possibilità. Chissà se qualcuno ha spiegato a Walesa qual è lo stato di salute di questa città che lo ha riconosciuto con un ulteriore premio, dopo tanti e tanti altri nella sua lunga carriera. Chissà se quegli amministratori che venerdì sera erano in platea o sul palco, che amano riempire i loro discorsi di parole come democrazia e valori, giustizia e correttezza, hanno potuto avvertire anche il minimo scrupolo di coscienza ad ascoltare quelle stesse parole nei discorsi di Walesa, lontano anni luce dalla dubbia moralità di quella platea sempre composta e ossequiosa.

«Nessuno tratta sul serio la democrazia, pochi credono nei politici» ha vigorosamente affermato Walesa al pubblico di Barletta, cogliendo involontariamente il malcontento di tanti cittadini. Un Nobel per la Pace che parla in una città in cui pace non c'è, in cui gli amministratori pubblici inveiscono contro la stampa, i sindacalisti accusano i politici di antisindacalismo, i cittadini urlano la loro inquietudine, tutti condannano gli sprechi degli altri ma dimenticano le "travi" nei loro occhi. Le paradossali vicende politiche che stiamo osservando in questi giorni dimostrano questo: nonostante siano tutti pronti a giustificare le proprie azioni con perfetti cavilli e calzanti tecnicismi, nessuno dei nostri amministratori ha ben compreso che qui si parla di una sola cosa, di moralità. Ogni furberia, anche se lecita, deve scontare il mancato senso di democrazia e dovere verso i cittadini di cui è malata la nostra politica.

Ecco perché le parole di Walesa, e il suo pugno alzato all'ingresso nel Curci, assumono un insegnamento duplice: per i politici, una lezione di umiltà e vergogna; per i giovani, una lezione di speranza e di miglioramenti. Se saremo tutti in grado di definire dei «valori comuni», allora per le nuove generazioni sarà possibile «entrare in un'epoca vera di pace e di sviluppo». Speriamo che Barletta abbia recepito il prezioso consiglio di Walesa, gigante della storia.
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