Religioni
Nell'attesa del suo ritorno, facendo memoria della sua prima venuta
«State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni»
Barletta - domenica 29 novembre 2015
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Dal Vangelo secondo Luca: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo"
Inizia oggi il nuovo anno liturgico, con la prima domenica di Avvento, caratterizzato dalla lettura costante del Vangelo di Luca, definito già da Dante "scriba mansuetudinis Christi", lo scrittore della dolcezza-mansuetudine-misericordia di Cristo. Ma come scorgere proprio questo tratto nel Vangelo odierno, che sembra tutto incentrato sul giudizio che fa paura piuttosto che sulla rivelazione della misericordia e del perdono di Dio? Il linguaggio apocalittico che Luca adopera, mutuandolo dal profeta Daniele e Gioele, in realtà nell'antichità stava ad indicare non tanto la fine di ogni cosa, quanto il fine o compimento a cui tutto tende: ogni creatura sta per essere raggiunta dalla salvezza. Il Signore, infatti, è colui che realizza le promesse di bene facendo germogliare la giustizia (prima lettura); il nostro Avvento è allora un tempo propizio che si situa tra la prima venuta di Gesù, quella nella storia, e il suo ritorno nella gloria.
Il nostro Avvento è così tempo di memoria del Natale, di invocazione della sua venuta, di attesa del suo ritorno. Il rischio che corriamo è di celebrare solo il primo aspetto, la memoria della sua prima venuta. Ma agendo così, di fatto, ci mettiamo Dio alle nostre spalle, come un fatto del passato, e non davanti, come orizzonte del cammino nostro e di questo mondo. Ecco perché poi, passato il Natale, finiscono tutti i buoni propositi e cadiamo dall'attesa frenetica nell'apatia, per non dire nella depressione. Gesù mi sta davanti come Colui che mi viene incontro (il Veniente) e mi chiama ad andargli incontro.
E allora chiediamoci: Chi attendiamo? Come lo attendiamo? Sia questa la nostra preghiera: Marana tha! Vieni, Signore Gesù! Il mondo ha bisogno di te! Io ho bisogno di te!
Buona domenica!
[don Vito]
Inizia oggi il nuovo anno liturgico, con la prima domenica di Avvento, caratterizzato dalla lettura costante del Vangelo di Luca, definito già da Dante "scriba mansuetudinis Christi", lo scrittore della dolcezza-mansuetudine-misericordia di Cristo. Ma come scorgere proprio questo tratto nel Vangelo odierno, che sembra tutto incentrato sul giudizio che fa paura piuttosto che sulla rivelazione della misericordia e del perdono di Dio? Il linguaggio apocalittico che Luca adopera, mutuandolo dal profeta Daniele e Gioele, in realtà nell'antichità stava ad indicare non tanto la fine di ogni cosa, quanto il fine o compimento a cui tutto tende: ogni creatura sta per essere raggiunta dalla salvezza. Il Signore, infatti, è colui che realizza le promesse di bene facendo germogliare la giustizia (prima lettura); il nostro Avvento è allora un tempo propizio che si situa tra la prima venuta di Gesù, quella nella storia, e il suo ritorno nella gloria.
Il nostro Avvento è così tempo di memoria del Natale, di invocazione della sua venuta, di attesa del suo ritorno. Il rischio che corriamo è di celebrare solo il primo aspetto, la memoria della sua prima venuta. Ma agendo così, di fatto, ci mettiamo Dio alle nostre spalle, come un fatto del passato, e non davanti, come orizzonte del cammino nostro e di questo mondo. Ecco perché poi, passato il Natale, finiscono tutti i buoni propositi e cadiamo dall'attesa frenetica nell'apatia, per non dire nella depressione. Gesù mi sta davanti come Colui che mi viene incontro (il Veniente) e mi chiama ad andargli incontro.
E allora chiediamoci: Chi attendiamo? Come lo attendiamo? Sia questa la nostra preghiera: Marana tha! Vieni, Signore Gesù! Il mondo ha bisogno di te! Io ho bisogno di te!
Buona domenica!
[don Vito]