Cronaca
Natale sicuro, sequestrati a Bari 532.000 chilogrammi di prodotti ittici
Operazione della Guardia Costiera su alimenti non sicuri e privi di tracciabilità
Puglia - lunedì 23 dicembre 2013
Nell'ambito di un'attività di controllo sulla filiera ittica pianificata a livello nazionale, si è conclusa venerdì un'operazione complessa, coordinata e diretta dalla Capitaneria di porto di Bari e finalizzata a garantire, nell'imminenza delle festività natalizie, la tracciabilità (etichettatura e rintracciabilità) dei prodotti della pesca, commercializzati all'ingrosso ed al dettaglio nella città di Bari e nel relativo hinterland. Le attività operative, iniziate il 2 dicembre scorso e mirate soprattutto al controllo delle piattaforme logistiche di distribuzione e delle merci d'importazione per via marittima, al fine di prevenire "alla fonte" l'immissione nel circuito commerciale di alimenti non sicuri, nel complesso hanno portato al sequestro amministrativo, da parte di militari del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto, di oltre 532.000 chilogrammi di prodotti ittici privi dei requisiti di tracciabilità, aventi un valore commerciale stimato, nella vendita al dettaglio, in oltre 5 milioni di euro. In termini quantitativi, si tratta di un'operazione senza precedenti nella storia dei vigilanza sulla filiera ittica in Italia.
Nel complesso, gli illeciti amministrativi accertati sono stati 22, dei quali 15 per la vendita di prodotti ittici privi di regolare etichettatura e 7 per violazioni delle norme sulla rintracciabilità. Oltre 80.000 euro l'importo delle sanzioni amministrative pecuniarie comminate, la cui definizione è demandata per legge al Servizio contenzioso della Regione Puglia che, nel solco di un collaudato e sinergico rapporto di collaborazione istituzionale con la Guardia costiera, sta procedendo all'adozione dei relativi procedimenti amministrativi. L'azione ispettiva più significativa ha riguardato una piattaforma logistica di Modugno ove i militari operanti hanno accertato la presenza di una enorme quantità di tonni, destinati ad essere trasferiti ad alcune industrie, ai fini della preparazione di preparati e conserve. Gli esemplari interi di tonno, presumibilmente appartenenti alla specie pinna gialla, sono stati rinvenuti allo stato congelato, stipati alla rinfusa in centinaia di cassoni in acciaio, del tutto privi delle informazioni obbligatorie necessarie ai fini di assicurarne la rintracciabilità, ovvero la provenienza e le caratteristiche alimentari.
Dalle verifiche al sistema ed alle procedure aziendali è emersa l'impossibilità di stabilire la provenienza del prodotto ispezionato, non avendo l'azienda dimostrato in alcun modo la riconducibilità dello stesso alla documentazione amministrativa esibita (certificati doganali e sanitari, fatture), così vanificando l'esigenza di attribuire, in modo certo e trasparente, ai singoli esemplari le informazioni obbligatorie previste dalla normativa nazionale e comunitaria (tipologia di pesce, zona e metodo di cattura, periodo di pesca, data di congelamento, scadenza). In esito ai controlli, i militari accertatori hanno sottoposto a sequestro amministrativo, complessivamente, 484.000 chilogrammi di esemplari interi di tonno. Si tratta del sequestro più ingente che risulti mai essere stato eseguito nel territorio nazionale.
Inoltre, nel porto di Bari, a seguito di un'azione di controllo sistematico sui traghetti di linea provenienti dalla Grecia, sono stati sottoposti ad ispezione diversi automezzi frigoriferi, adibiti al trasporto di pesce fresco, importato dall'estero e destinato ad alcune piattaforme di distribuzione di Napoli e Roma. Anche in questo caso non è stato possibile, sulla scorta della documentazione amministrativa e fiscale di scorta esibita dai vettori, risalire all'esatta provenienza del prodotto. Pertanto, in relazione alla violazione della normativa nazionale ed europea sulla rintracciabilità, si è proceduto al sequestro amministrativo di tutti i carichi irregolari, corrispondenti ad una quantità complessiva di oltre venti tonnellate di prodotti ittici di pregio (spigole, orate, pesce spada).
Una particolare menzione merita, infine, il "caso" di alcune rivendite alimentari al dettaglio ubicate in pieno centro a Bari e gestite da cittadini bengalesi. Le verifiche condotte hanno consentito di appurare la detenzione, ai fini della vendita, di esemplari di pesce congelato proveniente dal Myanmar (ex Birmania) e riportanti in etichetta denominazioni incomplete, scorrette o addirittura inesistenti, cioè non ricomprese negli elenchi ministeriali dei prodotti ittici commercializzabili in Italia. Tra gli esemplari rinvenuti, il pesce carro armato, il pesce carpo, il pesce rita sacerdotum, il pesce gattu essiccato, il rohio.
Nell'ambito della stessa operazione, inoltre, sono state effettuate due denunce a piede libero per frode in commercio a carico di altrettanti titolari di esercizi commerciali che vendevano prodotto congelato per fresco. Le attività di controllo proseguiranno anche nei prossimi giorni allo scopo di garantire che, a tutela del fondamentale diritto alla salute, sulle tavole dei consumatori, non solo baresi e pugliesi, giungano, nell'imminenza delle festività natalizie e di fine anno, prodotti della pesca tracciati e sicuri.
Nel complesso, gli illeciti amministrativi accertati sono stati 22, dei quali 15 per la vendita di prodotti ittici privi di regolare etichettatura e 7 per violazioni delle norme sulla rintracciabilità. Oltre 80.000 euro l'importo delle sanzioni amministrative pecuniarie comminate, la cui definizione è demandata per legge al Servizio contenzioso della Regione Puglia che, nel solco di un collaudato e sinergico rapporto di collaborazione istituzionale con la Guardia costiera, sta procedendo all'adozione dei relativi procedimenti amministrativi. L'azione ispettiva più significativa ha riguardato una piattaforma logistica di Modugno ove i militari operanti hanno accertato la presenza di una enorme quantità di tonni, destinati ad essere trasferiti ad alcune industrie, ai fini della preparazione di preparati e conserve. Gli esemplari interi di tonno, presumibilmente appartenenti alla specie pinna gialla, sono stati rinvenuti allo stato congelato, stipati alla rinfusa in centinaia di cassoni in acciaio, del tutto privi delle informazioni obbligatorie necessarie ai fini di assicurarne la rintracciabilità, ovvero la provenienza e le caratteristiche alimentari.
Dalle verifiche al sistema ed alle procedure aziendali è emersa l'impossibilità di stabilire la provenienza del prodotto ispezionato, non avendo l'azienda dimostrato in alcun modo la riconducibilità dello stesso alla documentazione amministrativa esibita (certificati doganali e sanitari, fatture), così vanificando l'esigenza di attribuire, in modo certo e trasparente, ai singoli esemplari le informazioni obbligatorie previste dalla normativa nazionale e comunitaria (tipologia di pesce, zona e metodo di cattura, periodo di pesca, data di congelamento, scadenza). In esito ai controlli, i militari accertatori hanno sottoposto a sequestro amministrativo, complessivamente, 484.000 chilogrammi di esemplari interi di tonno. Si tratta del sequestro più ingente che risulti mai essere stato eseguito nel territorio nazionale.
Inoltre, nel porto di Bari, a seguito di un'azione di controllo sistematico sui traghetti di linea provenienti dalla Grecia, sono stati sottoposti ad ispezione diversi automezzi frigoriferi, adibiti al trasporto di pesce fresco, importato dall'estero e destinato ad alcune piattaforme di distribuzione di Napoli e Roma. Anche in questo caso non è stato possibile, sulla scorta della documentazione amministrativa e fiscale di scorta esibita dai vettori, risalire all'esatta provenienza del prodotto. Pertanto, in relazione alla violazione della normativa nazionale ed europea sulla rintracciabilità, si è proceduto al sequestro amministrativo di tutti i carichi irregolari, corrispondenti ad una quantità complessiva di oltre venti tonnellate di prodotti ittici di pregio (spigole, orate, pesce spada).
Una particolare menzione merita, infine, il "caso" di alcune rivendite alimentari al dettaglio ubicate in pieno centro a Bari e gestite da cittadini bengalesi. Le verifiche condotte hanno consentito di appurare la detenzione, ai fini della vendita, di esemplari di pesce congelato proveniente dal Myanmar (ex Birmania) e riportanti in etichetta denominazioni incomplete, scorrette o addirittura inesistenti, cioè non ricomprese negli elenchi ministeriali dei prodotti ittici commercializzabili in Italia. Tra gli esemplari rinvenuti, il pesce carro armato, il pesce carpo, il pesce rita sacerdotum, il pesce gattu essiccato, il rohio.
Nell'ambito della stessa operazione, inoltre, sono state effettuate due denunce a piede libero per frode in commercio a carico di altrettanti titolari di esercizi commerciali che vendevano prodotto congelato per fresco. Le attività di controllo proseguiranno anche nei prossimi giorni allo scopo di garantire che, a tutela del fondamentale diritto alla salute, sulle tavole dei consumatori, non solo baresi e pugliesi, giungano, nell'imminenza delle festività natalizie e di fine anno, prodotti della pesca tracciati e sicuri.