Politica
Binetti: «Barletta è unita, Ventola è stato sconfitto»
Il segretario del Mida commenta la scelta di Andria per la sede legale. «Non capisco i voti di Bisceglie e della Puglia prima di tutto»
Barletta - sabato 22 maggio 2010
La terza seduta del Consiglio Provinciale ha sancito l'attribuzione della sede legale ad Andria. I consiglieri hanno anche approvato lo statuto della neonata sesta provincia pugliese. Era quanto tutti avevano pronosticato, ma che in molti non si auguravano. Abbiamo raggiunto per un'intervista il segretario del Mida, Nardo Binetti, che ha espresso il suo parere sulla faccenda.
Nardo, l'ultimo Consiglio Provinciale ha di fatto consegnato la sede legale ad Andria. Quasi non è stato considerato il documento stilato dall'ultimo Consiglio Comunale di Barletta, che ha visto anche la presenza in aula di Ventola. Cosa ne pensi?
«La presenza di Ventola a Barletta durante la seduta ha significato per il Comitato un suo preventivo messaggio di "disapprovazione diretta" di quanto deliberato dal consiglio comunale. Il presidente avrebbe voluto un dibattito e non lo ha ottenuto perché la proposta è passata senza intervento delle parti e quindi nemmeno della sua. Ventola è rimasto basito rispetto alla presa di posizione dei capigruppo e del sindaco. Lui avrebbe voluto assistere ad una spaccatura. Si auspicava infatti che avessero preso la parola i capigruppo o i rappresentanti di ogni fazione, per ottenere una spaccatura che non c'è stata. Questo impedimento che gli è stato dato ha significato tanto. Lui è uscito sconfitto politicamente. Io ero certissimo che la terza puntata del film (Consiglio Provinciale) non portava nessuna scena nuova; semmai il nuovo elemento è la mancata approvazione dello statuto da parte di esponenti della sua maggioranza e della sua lista. »
Come si muoveranno ora le forze politiche barlettane?
«Le forze politiche del centro destra che dovrebbero far capo allo stesso presidente si sono autosospese ed hanno ribadito la loro decisione. Per quanto riguarda il mio ormai ex partito, ossia la Puglia prima di tutto, ho già formalizzato la mia distanza da quanto da loro deciso. È mancata interlocuzione con la segreteria provinciale. La Puglia prima di tutto è stata la forza che ha determinato l'attribuzione della sede legale ad Andria. Andria ha ricevuto 18 voti favorevoli, ma se la Puglia prima di tutto si fosse astenuta la votazione non sarebbe stata valida. Gravissima è la posizione assunta da Bisceglie. Certamente non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Evangelista di Bisceglie ha appoggiato dal primo momento Barletta. Ma la Puglia prima di tutto è stata strategicamente importante nell'equilibro per la sede legale e per lo statuto. Ora si comprendono bene diversi passaggi.»
Si parla di referendum per la formazione della provincia e qualche voce isolata ha parlato addirittura di Barletta fuori dalla Bat. È possibile tutto ciò? La vostra azione si conclude qui o ci saranno altre iniziative?
«L'istituto referendario è stato confermato. Il punto era all'ordine del giorno ma non è stato messo in discussione perchè successivo a quello dello statuto. Il presidente Riserbato ha detto da subito che non poteva porlo in discussione. Qualora lo statuto avesse dato indicazioni per la dislocazione in una città l'istituto referendario diventava un'indicazione vincolante. Ma nonostante questo Riserbato ha promesso che l'argomento verrà trattato nella prossima conferenza di capigruppo. Sulla fuoriuscita secondo il mio personale parere le voci sono assolutamente fuori luogo. Da decenni abbiamo invocato l'autonomia del territorio quindi non vogliamo assolutamente uscire dall'ente. La nostra attività non finisce certo qui. Oltre ad un'assemblea straordinaria indetta per sabato 22 maggio stanno circolando i nostri volantini. Uno dei nostri volantini si conclude con la frase "Barletta non si arrenderà mai". La sconfitta di Ventola è avvenuta il 6 maggio quando Ventola con Riserbato votando per Andria era certo di ottenere la maggioranza qualificata e la invocava con gli occhi. Poiché Ventola non ha ottenuto quanto voleva ha fatto penetrare un messaggio negativo in tutte le case della provincia. In due settimane il cittadino barlettano ha capito che qualcuno l'ha tradito. Le nostre iniziative non volevano essere minacce o liste di proscrizione come qualcuno ha asserito, bensì erano liste per far capire ai cittadini le motivazioni reali che hanno portato alla scelta di Andria come sede legale. »
Nardo, l'ultimo Consiglio Provinciale ha di fatto consegnato la sede legale ad Andria. Quasi non è stato considerato il documento stilato dall'ultimo Consiglio Comunale di Barletta, che ha visto anche la presenza in aula di Ventola. Cosa ne pensi?
«La presenza di Ventola a Barletta durante la seduta ha significato per il Comitato un suo preventivo messaggio di "disapprovazione diretta" di quanto deliberato dal consiglio comunale. Il presidente avrebbe voluto un dibattito e non lo ha ottenuto perché la proposta è passata senza intervento delle parti e quindi nemmeno della sua. Ventola è rimasto basito rispetto alla presa di posizione dei capigruppo e del sindaco. Lui avrebbe voluto assistere ad una spaccatura. Si auspicava infatti che avessero preso la parola i capigruppo o i rappresentanti di ogni fazione, per ottenere una spaccatura che non c'è stata. Questo impedimento che gli è stato dato ha significato tanto. Lui è uscito sconfitto politicamente. Io ero certissimo che la terza puntata del film (Consiglio Provinciale) non portava nessuna scena nuova; semmai il nuovo elemento è la mancata approvazione dello statuto da parte di esponenti della sua maggioranza e della sua lista. »
Come si muoveranno ora le forze politiche barlettane?
«Le forze politiche del centro destra che dovrebbero far capo allo stesso presidente si sono autosospese ed hanno ribadito la loro decisione. Per quanto riguarda il mio ormai ex partito, ossia la Puglia prima di tutto, ho già formalizzato la mia distanza da quanto da loro deciso. È mancata interlocuzione con la segreteria provinciale. La Puglia prima di tutto è stata la forza che ha determinato l'attribuzione della sede legale ad Andria. Andria ha ricevuto 18 voti favorevoli, ma se la Puglia prima di tutto si fosse astenuta la votazione non sarebbe stata valida. Gravissima è la posizione assunta da Bisceglie. Certamente non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Evangelista di Bisceglie ha appoggiato dal primo momento Barletta. Ma la Puglia prima di tutto è stata strategicamente importante nell'equilibro per la sede legale e per lo statuto. Ora si comprendono bene diversi passaggi.»
Si parla di referendum per la formazione della provincia e qualche voce isolata ha parlato addirittura di Barletta fuori dalla Bat. È possibile tutto ciò? La vostra azione si conclude qui o ci saranno altre iniziative?
«L'istituto referendario è stato confermato. Il punto era all'ordine del giorno ma non è stato messo in discussione perchè successivo a quello dello statuto. Il presidente Riserbato ha detto da subito che non poteva porlo in discussione. Qualora lo statuto avesse dato indicazioni per la dislocazione in una città l'istituto referendario diventava un'indicazione vincolante. Ma nonostante questo Riserbato ha promesso che l'argomento verrà trattato nella prossima conferenza di capigruppo. Sulla fuoriuscita secondo il mio personale parere le voci sono assolutamente fuori luogo. Da decenni abbiamo invocato l'autonomia del territorio quindi non vogliamo assolutamente uscire dall'ente. La nostra attività non finisce certo qui. Oltre ad un'assemblea straordinaria indetta per sabato 22 maggio stanno circolando i nostri volantini. Uno dei nostri volantini si conclude con la frase "Barletta non si arrenderà mai". La sconfitta di Ventola è avvenuta il 6 maggio quando Ventola con Riserbato votando per Andria era certo di ottenere la maggioranza qualificata e la invocava con gli occhi. Poiché Ventola non ha ottenuto quanto voleva ha fatto penetrare un messaggio negativo in tutte le case della provincia. In due settimane il cittadino barlettano ha capito che qualcuno l'ha tradito. Le nostre iniziative non volevano essere minacce o liste di proscrizione come qualcuno ha asserito, bensì erano liste per far capire ai cittadini le motivazioni reali che hanno portato alla scelta di Andria come sede legale. »