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Movida a Barletta secondo Mahmood e Ronzulli, invoco il diritto ad aver paura

“Imbecilli senza rispetto”, devono essere la minoranza

Movida, giovani barlettani, COVID-19, ripartenza. Questi gli ingredienti di un cocktail assai poco alcolico ma comunque problematico da gestire anche per il barman più esperto.

Mahmood proprio stamattina tuona contro la Movida, e se ne avesse avuto contezza si sarebbe scagliato proprio contro quella di Barletta. Leggiamo su "La Stampa" il suo preciso "No" alla movida selvaggia. Non è un novellino il guru della Trap, e conosce il mondo giovanile: l'aggettivo "selvaggio" non è usato a caso, è lo stesso che pensiamo quando vediamo le foto delle Peroni allineate a Ponente. Ma a mettere il carico ci pensa anche la senatrice Licia Ronzulli che, testualmente da instagram: "Questa foto l'ho fatta io questa sera. Me lo avevano detto ma non ci credevo. Imbecilli senza rispetto".

E infine citiamo che il premier Giuseppe Conte qualche giorno fa ha riferito alle Camere in merito al DL "Rilancio" e subito ha rimarcato quanto gli italiani abbiano capito le problematiche e compreso i rischi connessi al Coronavirus.

Ma chi ha capito cosa? "Mescolando gli ingredienti" forse riteniamo ignaro il primo ministro di ciò che succede nella movida barlettana "dietro la Cattedrale" o in una qualsiasi delle città limitrofe. Il buon Conte non avrà parlato con la Ronzulli in merito a una Barletta ormai lanciata sulle cronache nazionali. In effetti in città il concetto di comprensione di alcuni semplici dettami sembra essere caratteristica sepolta sotto una voglia insopprimibile di un "liberi tutti" giovanile e forse pernicioso.

«Non ci limitate, dopo tanti giorni abbiamo diritto ad uscire», è costante invettiva verso i giornalisti (invettiva ribadiamo, perché i toni non sono sempre così pacati come riportato) e lo riteniamo giusto. Ingiusto e addirittura ingrato che ciò venga fatto in maniera dissennata e senza controllo.

Ritorno indietro nel tempo e mi metto nei panni immortali di uno degli adolescenti (da 14 a 50 anni) della città. Esco per divertirmi, perché non ce la faccio più. Arrivo nel luogo "della movida" e vedo un assembramento, poche mascherine, pochi controlli. A quel punto mi fermo e ci penso su. Penso se rientrare tra i tantissimi barlettani assennati, o tra i pochissimi che "allineerebbero le Peroni" nella grande distanza che corre tra un neurone e l'altro.

La mia scusa – precisiamo - non può essere che le immagini pubblicate dai giornali "sono foto vecchie" mentendo sapendo di mentire. In quel momento la cultura e il buonsenso devono accendere qualche lampadina e far girare i tacchi. Perché non siamo immuni solo perché ci siamo convinti di esserlo.

Notizia recente è di un presunto caso a Barletta e un altro ad Andria. Se fosse vero quali contatti possono essere intercorsi? E in attesa di queste informazioni che speriamo siano completamente positive (stavolta in senso buono), ostentare una patente di irresponsabilità può essere un esercizio pericoloso. E tra "buoni e cattivi", io barlettano devo mettermi tra i buoni, quelli che ci pensano su, quelli che accendono le lampadine. Che sono molti di più in questa bella città, più ingenua che gretta.

Invoco il diritto ad aver paura perché ho parenti anziani, perché ho genitori a casa. Non voglio portare loro un ospite indesiderato solo perché mi sono convinto che non esista, che i casi nella Bat sono 0, che "devo uscire, non ce la faccio più", tra un cocktail e uno spritz. E non voglio che pochi, pochissimi "imbecilli" [sic.] creino un "caso Barletta". In negativo, e in senso cattivo.
  • Movida
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