La città
Morbo di Alzheimer e assistenza, inaugurato lo Sportello Al.Ba
Ieri giornata di discussione e analisi al "Gos" di Viale Marconi
Barletta - venerdì 27 giugno 2014
Male silenzioso e degenerativo, che colpisce in gran parte gli anziani e la loro famiglie: forma di demenza irreversibile e progressiva che distrugge lentamente la memoria e le capacità cognitive e, infine, impedisce al paziente di portare a termine persino i compiti più semplici. E' l'identikit del Morbo di Alzheimer, tema al centro delle argomentazioni ieri pomeriggio presso il Laboratorio Urbano "Gos", dove ha avuto luogo la giornata di sensibilizzazione "Parliamo insieme di Azheimer" a cura dell'associazione onlus "Alzheimer Bari". Al tavolo dei relatori il vicesindaco e assessore alla politiche sociali Anna Rizzi Francabandiera, la docente e vice segretaria regionale del Pd Assuntela Messina, la dirigente del settore Servizi Sociali Santa Scommegna, il presidente dell'Associazione Alzheimer Bari Dott. Pietro Schino, il Dirigente Medico presso l' U.O. di Neurologia di Bisceglie. Nell'occasione è stato inaugurato lo Sportello Al.Ba, primo Centro Ascolto gratuiti per Alzheimer ed altre demenze in città.
Ad aprire i lavori l'assessore Francabandiera, che ha sottolineato l'importanza del collegamento tra la malattia e la famiglia. «Quando ci sono dei malati con questo tipo di patologie si distruggono le famiglie, il bisogno di sapere che c'è qualcuno che li abbraccia lì fuori è di sicuro e sincero aiuto. Una grande importanza deve averla la rete socio-sanitaria che costruiamo sul territorio, quello che sin qui forse è mancato". Un concetti ribadito dalla Messina: «Mi sento coinvolta nel tema come docente, educatrice che spesso incrocia il mondo dei giovani. Iniziative di questo genere vanno sostenute e implementate. L'opera di sensibilizzazione che stiamo avviando con il supporto di associazioni, scuola, politica e istituzioni è un atto di civiltà dal quale nessuno può sottrarsi. Dobbiamo mettere al centro i giovani, oggi viviamo una dimensione un cui la sofferenza è quasi esorcizzata».
Le caratteristiche cliniche della malattia possono variare notevolmente da soggetto a soggetto, tuttavia il più precoce ed evidente sintomo è in genere una perdita significativa della memoria che si manifesta all'inizio soprattutto con difficoltà nel ricordare eventi recenti e successivamente si aggrava con lacune in ambiti sempre più estesi. Oggi sappiamo che la perdita di memoria è la diretta espressione della perdita, nel cervello, di materia grigia, in particolari aree cruciali per i nostri ricordi, come l'ippocampo, una struttura cerebrale deputata espressamente alla formazione ed al consolidamento memorie. Spesso, a questo primo sintomo, si associano altri disturbi quali: difficoltà nell'esecuzione delle attività quotidiane, con conseguente perdita dell'autonomia; disturbi del linguaggio con perdita della corretta espressione verbale dei pensieri, denominazione degli oggetti oppure impoverimento del linguaggio e ricorso a frasi stereotipate. Altre volte il sintomo che si associa al disturbo di memoria può essere rappresentato anche dal disorientamento spaziale, temporale e topografico.
In un mondo che vive pulsioni di fuga verso dolore e sofferenza e spesso non prepara agli addii e alle difficoltà, appare ineludibile la ricerca di un punto di equilibrio attraverso forme di partecipazione e solidarietà. La prospettiva sociale della malattia e dell'assistenza è stata sottolineata dalla Scommegna, coordinatrice dei lavori. «Abbiamo voluto fortemente questo provvedimento, deve essere un segnale non politico ma umano. Bisogna incanalare i bisogni, le persone devono essere curate e assistite ma soprattutto devono sapere che c'è un'amministrazione pronta ad ascoltarne i bisogni».
Fondamentale non sottovalutare l'impatto emotivo di una malattia del genere, questo uno dei messaggi veicolati dal tavolo dei relatori. A tal proposito ben calzano le parole del dottor Schino: «Il mondo dell'Alzheimer riguarda la collettività, riguarda la memoria, riguarda le relazioni umani. In tale chiave queste patologie alterano i rapporti umani. Queste persone devono rimanere in un contesto familiare: uno dei problemi che si hanno con questa patologia è il fatto che la affrontiamo con una famiglia verticale, costituita da madre, padre, uno o due figli. Spesso manca il substrato per viverle». Una patologia multidisciplinare e dal grandissimo impatto sociale, scoperta per la prima volta nel 1902 in una donna di 51 anni. Cenni esposti nella relazione del dottor Antonio Superti: «L'impatto della malattia è ancora più imponente quando colpisce popolazione più giovane. Ancora oggi non esistono markers specifici della patologia. Tutto è cambiato negli anni '70 con l'introduzione della tac cerebrale e la microscopia è entrata in funzione». Un male che colpisce il 20% delle persone oltre gli 80 anni, e tra il 5 e il 10% degli italiani.
L'incontro ha avuto un metaforico corollario: gli intervenuti, accompagnati dal sindaco Pasquale Cascella, hanno raggiunto lo sportello in cui sarà allocata l'assistenza, sito in viale Marconi 27, dove ogni giovedì e ogni venerdì dalle 10 alle 12 sarà tempo di aiuto, confronto e dialogo tra un team di professionisti e professioniste, tra cui tanti giovani-presenti nell'occasione-preposti al ruolo e all'obiettivo prefisso. Da un male che mina l'uomo nella sua integrità, nel suo sale, nei suoi ricordi, il primo braccio teso arriva dalla parola. Proprio l'elemento che spesso per primo viene a mancare, la capacità di sostanziare le emozioni e i sentimenti.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Ad aprire i lavori l'assessore Francabandiera, che ha sottolineato l'importanza del collegamento tra la malattia e la famiglia. «Quando ci sono dei malati con questo tipo di patologie si distruggono le famiglie, il bisogno di sapere che c'è qualcuno che li abbraccia lì fuori è di sicuro e sincero aiuto. Una grande importanza deve averla la rete socio-sanitaria che costruiamo sul territorio, quello che sin qui forse è mancato". Un concetti ribadito dalla Messina: «Mi sento coinvolta nel tema come docente, educatrice che spesso incrocia il mondo dei giovani. Iniziative di questo genere vanno sostenute e implementate. L'opera di sensibilizzazione che stiamo avviando con il supporto di associazioni, scuola, politica e istituzioni è un atto di civiltà dal quale nessuno può sottrarsi. Dobbiamo mettere al centro i giovani, oggi viviamo una dimensione un cui la sofferenza è quasi esorcizzata».
Le caratteristiche cliniche della malattia possono variare notevolmente da soggetto a soggetto, tuttavia il più precoce ed evidente sintomo è in genere una perdita significativa della memoria che si manifesta all'inizio soprattutto con difficoltà nel ricordare eventi recenti e successivamente si aggrava con lacune in ambiti sempre più estesi. Oggi sappiamo che la perdita di memoria è la diretta espressione della perdita, nel cervello, di materia grigia, in particolari aree cruciali per i nostri ricordi, come l'ippocampo, una struttura cerebrale deputata espressamente alla formazione ed al consolidamento memorie. Spesso, a questo primo sintomo, si associano altri disturbi quali: difficoltà nell'esecuzione delle attività quotidiane, con conseguente perdita dell'autonomia; disturbi del linguaggio con perdita della corretta espressione verbale dei pensieri, denominazione degli oggetti oppure impoverimento del linguaggio e ricorso a frasi stereotipate. Altre volte il sintomo che si associa al disturbo di memoria può essere rappresentato anche dal disorientamento spaziale, temporale e topografico.
In un mondo che vive pulsioni di fuga verso dolore e sofferenza e spesso non prepara agli addii e alle difficoltà, appare ineludibile la ricerca di un punto di equilibrio attraverso forme di partecipazione e solidarietà. La prospettiva sociale della malattia e dell'assistenza è stata sottolineata dalla Scommegna, coordinatrice dei lavori. «Abbiamo voluto fortemente questo provvedimento, deve essere un segnale non politico ma umano. Bisogna incanalare i bisogni, le persone devono essere curate e assistite ma soprattutto devono sapere che c'è un'amministrazione pronta ad ascoltarne i bisogni».
Fondamentale non sottovalutare l'impatto emotivo di una malattia del genere, questo uno dei messaggi veicolati dal tavolo dei relatori. A tal proposito ben calzano le parole del dottor Schino: «Il mondo dell'Alzheimer riguarda la collettività, riguarda la memoria, riguarda le relazioni umani. In tale chiave queste patologie alterano i rapporti umani. Queste persone devono rimanere in un contesto familiare: uno dei problemi che si hanno con questa patologia è il fatto che la affrontiamo con una famiglia verticale, costituita da madre, padre, uno o due figli. Spesso manca il substrato per viverle». Una patologia multidisciplinare e dal grandissimo impatto sociale, scoperta per la prima volta nel 1902 in una donna di 51 anni. Cenni esposti nella relazione del dottor Antonio Superti: «L'impatto della malattia è ancora più imponente quando colpisce popolazione più giovane. Ancora oggi non esistono markers specifici della patologia. Tutto è cambiato negli anni '70 con l'introduzione della tac cerebrale e la microscopia è entrata in funzione». Un male che colpisce il 20% delle persone oltre gli 80 anni, e tra il 5 e il 10% degli italiani.
L'incontro ha avuto un metaforico corollario: gli intervenuti, accompagnati dal sindaco Pasquale Cascella, hanno raggiunto lo sportello in cui sarà allocata l'assistenza, sito in viale Marconi 27, dove ogni giovedì e ogni venerdì dalle 10 alle 12 sarà tempo di aiuto, confronto e dialogo tra un team di professionisti e professioniste, tra cui tanti giovani-presenti nell'occasione-preposti al ruolo e all'obiettivo prefisso. Da un male che mina l'uomo nella sua integrità, nel suo sale, nei suoi ricordi, il primo braccio teso arriva dalla parola. Proprio l'elemento che spesso per primo viene a mancare, la capacità di sostanziare le emozioni e i sentimenti.
(Twitter: @GuerraLuca88)