La città
«Montaltino rimanga rurale», la nota dell’ing. Carpagnano
Indifendibile l’opera dal Comune di Barletta. Che sia approvato presto il piano regolatore
Barletta - giovedì 14 febbraio 2013
«Devo dire in tutta onestà che non rimasi particolarmente stupito allorquando, nell'agosto del 2009, appresi la notizia che a Montaltino si sarebbero costruiti quasi duecento appartamenti, in un insediamento autodefinitosi "turistico-rurale" che si sarebbe realizzato ex novo in quel suggestivo borgo del XIV secolo (Monte Aldeno) che faceva parte dei famosi "sei casali di Barletta". Non era certo la prima volta che succulenti interventi edilizi ed urbanistici nella nostra Città venivano approvati in tutta fretta, da un consiglio comunale a ranghi ridotti, in giorni di vacanze già in atto». Ad intervenire sull'attualissima questione di Montaltino è l'ing. Francesco Carpagnano, consigliere dell'Ordine degli Ingegneri della provincia Barletta-Andria-Trani, con una nota a metà strada fra il tecnico e il romantico, ricordando a tutti la vera vocazione rurale dell'antico casale barlettano.
«Nella mia - purtroppo oramai lunga - attività di ingegnere libero professionista ho già visto molte altre ed altrettanto incredibili situazioni come quella, in cui gli intrecci tra famelici imprenditori edili e politicanti da quattro soldi partorivano consistenti scempi edilizi a danno della comunità e del territorio. Potrei farlo, ma ne risparmio la triste elencazione: anche perché gli effetti di questa sconclusionata urbanizzazione è sotto gli occhi di tutti e tutti ne stiamo subendo le conseguenze, anche in termini di sostenibilità urbana. Quello che mi meraviglia, invece, di questa vicenda delle "villette di Montaltino" e che non avevo mai rilevato di tale gravità in altre simili situazioni, è la strenue quanto incompetente difesa del Comune di Barletta, negli atti del ricorso al Consiglio di Stato di cui oggi si parla.
In questo giudizio davanti al Consiglio di Stato, le argomentazioni tecniche addotte dal Comune di Barletta, a difesa del proprio appello, lasciano esterrefatti ed attoniti. Non possiamo più consentire che lo sviluppo edilizio ed urbanistico della nostra città continui ad essere gestito da funzionari pubblici che interpretano le leggi "ad usum delphini" e scrivono incredibili assurdità a difesa delle proprie interpretazioni, come si legge negli atti del ricorso al Consiglio di Stato che severamente le censura.
Il Collegio Giudicante è stato costretto a procedere alla verifica delle norme afferenti la pianificazione urbanistica del Comune di Barletta ed ha rilevato che l'interpretazione di queste, data dai tecnici comunali, contrasta (non solo e non tanto) con dette norme così come interpretate, quanto con i principi e le disposizioni in tema di pianificazione urbanistica, contenute nelle Leggi Fondamentali dello Stato, in questa materia.
Che dire? E' certo che la classe dirigente tecnica del nostro comune va riorganizzata. Non foss'altro per non continuare a fare figuracce al Consiglio di Stato, oltre che subire pesanti richieste risarcitorie che certamente ci saranno e che ovviamente ricadranno sui sugli ignari cittadini. Ma, è anche giunta l'ora di mandare in soffitta il nostro strano e vecchio Piano Regolatore e darsi da fare presto per il nuovo PUG».
«Nella mia - purtroppo oramai lunga - attività di ingegnere libero professionista ho già visto molte altre ed altrettanto incredibili situazioni come quella, in cui gli intrecci tra famelici imprenditori edili e politicanti da quattro soldi partorivano consistenti scempi edilizi a danno della comunità e del territorio. Potrei farlo, ma ne risparmio la triste elencazione: anche perché gli effetti di questa sconclusionata urbanizzazione è sotto gli occhi di tutti e tutti ne stiamo subendo le conseguenze, anche in termini di sostenibilità urbana. Quello che mi meraviglia, invece, di questa vicenda delle "villette di Montaltino" e che non avevo mai rilevato di tale gravità in altre simili situazioni, è la strenue quanto incompetente difesa del Comune di Barletta, negli atti del ricorso al Consiglio di Stato di cui oggi si parla.
In questo giudizio davanti al Consiglio di Stato, le argomentazioni tecniche addotte dal Comune di Barletta, a difesa del proprio appello, lasciano esterrefatti ed attoniti. Non possiamo più consentire che lo sviluppo edilizio ed urbanistico della nostra città continui ad essere gestito da funzionari pubblici che interpretano le leggi "ad usum delphini" e scrivono incredibili assurdità a difesa delle proprie interpretazioni, come si legge negli atti del ricorso al Consiglio di Stato che severamente le censura.
Il Collegio Giudicante è stato costretto a procedere alla verifica delle norme afferenti la pianificazione urbanistica del Comune di Barletta ed ha rilevato che l'interpretazione di queste, data dai tecnici comunali, contrasta (non solo e non tanto) con dette norme così come interpretate, quanto con i principi e le disposizioni in tema di pianificazione urbanistica, contenute nelle Leggi Fondamentali dello Stato, in questa materia.
Che dire? E' certo che la classe dirigente tecnica del nostro comune va riorganizzata. Non foss'altro per non continuare a fare figuracce al Consiglio di Stato, oltre che subire pesanti richieste risarcitorie che certamente ci saranno e che ovviamente ricadranno sui sugli ignari cittadini. Ma, è anche giunta l'ora di mandare in soffitta il nostro strano e vecchio Piano Regolatore e darsi da fare presto per il nuovo PUG».