Scuola e Lavoro
Medici obiettori di coscienza, delibera bocciata
Ma la Regione non fa passi indietro. Gli ordini professionali prenderanno posizione
Puglia - martedì 29 giugno 2010
Un documento comune per confermare ufficialmente il loro «no» all'esclusione dei medici obiettori di coscienza dai prossimi concorsi per le assunzioni nei consultori. I cinque presidenti degli Ordini dei medici pugliesi (mancava all'appello Paolo Livrea di Bari, ma erano presenti Luigi Pepe, Lecce, Salvatore Onorati, Foggia, Domenico Nume, Taranto, Emanuele Vinci, Brindisi, e Benedetto Delvecchio, Bat) sabato si sono incontrati a Roma e si sono confrontati sulla delibera della giunta regionale sul potenziamento dei consultori, impugnata davanti al Tar dai camici bianchi obiettori di coscienza.
Al termine della riunione hanno condiviso una linea d'azione: nelle prossime ore sarà diffuso un comunicato attraverso il quale gli Ordini prenderanno posizione sulla delibera della discordia, chiedendone il ritiro o la correzione parziale. Nella sostanza, i medici sono contrari al provvedimento della giunta Vendola così come è stato formulato, ma sono disposti a collaborare con la Regione all'individuazione di soluzioni diverse che possano garantire nei consultori la presenza contemporanea di obiettori e non obiettori di coscienza. «La partecipazione ad un concorso - spiega il dottor Delvecchio - non può essere preclusa a chi si professa contro l'aborto. Non sono ammissibili clausole discriminatorie, sono contrarie alla legge e al nostro codice deontologico. D'altra parte - aggiunge - le preoccupazioni del legislatore sono comprensibili, è legittimo oltre che doveroso garantire nei consultori la presenza di entrambe le figure. E' un diritto delle donne che va tutelato». Il problema resta come adempiere ad un obbligo che viene stabilito anche dalla legge 194, visto che attualmente l'80 per cento dei medici che lavorano nelle strutture pugliesi sono obiettori. «Siamo pronti a collaborare per individuare percorsi alternativi - annuncia il presidente dell'Ordine della Bat - ma i concorsi con lo sbarramento non possono essere accettati».
Nonostante le polemiche, la Regione però non sembra intenzionata a fare passi indietro, almeno non sono giunti segnali che vanno in questa direzione. L'assessore alla Sanità, Tommaso Fiore, non ha replicato né alle perplessità avanzate dai medici né al ricorso presentato da nove camici bianchi obiettori. La delibera sotto accusa è la numero 735 - approvata lo scorso marzo dalla giunta su proposta degli assessori Elena Gentile (Welfare) e Fiore - che prevede il potenziamento della rete consultoriale e del «percorso nascita» attraverso l'inserimento nelle strutture di ginecologi e ostetriche non obiettori di coscienza . Escludendo, di fatto, dai prossimi concorsi pubblici i camici bianchi che si professano contro l'aborto. Nove medici cattolici hanno impugnato il provvedimento davanti al Tar di Bari, chiedendone l'annullamento. Mentre gli Ordini dei medici invitano l'assessore a sedersi attorno ad un tavolo e rettificare la delibera, il consigliere regionale dell'Udc, Euprepio Curto, chiede al governatore Nichi Vendola «un atto di grande sensibilità politica», ovvero che «sia ritirata la delibera n. 735 del 15 marzo 2010» e che «tutte le sue implicazioni tecniche, etiche, giuridiche e politiche diventino oggetto di ampia e approfondita discussione in Consiglio regionale , oppure, in subordine, nella commissione competente».
Al termine della riunione hanno condiviso una linea d'azione: nelle prossime ore sarà diffuso un comunicato attraverso il quale gli Ordini prenderanno posizione sulla delibera della discordia, chiedendone il ritiro o la correzione parziale. Nella sostanza, i medici sono contrari al provvedimento della giunta Vendola così come è stato formulato, ma sono disposti a collaborare con la Regione all'individuazione di soluzioni diverse che possano garantire nei consultori la presenza contemporanea di obiettori e non obiettori di coscienza. «La partecipazione ad un concorso - spiega il dottor Delvecchio - non può essere preclusa a chi si professa contro l'aborto. Non sono ammissibili clausole discriminatorie, sono contrarie alla legge e al nostro codice deontologico. D'altra parte - aggiunge - le preoccupazioni del legislatore sono comprensibili, è legittimo oltre che doveroso garantire nei consultori la presenza di entrambe le figure. E' un diritto delle donne che va tutelato». Il problema resta come adempiere ad un obbligo che viene stabilito anche dalla legge 194, visto che attualmente l'80 per cento dei medici che lavorano nelle strutture pugliesi sono obiettori. «Siamo pronti a collaborare per individuare percorsi alternativi - annuncia il presidente dell'Ordine della Bat - ma i concorsi con lo sbarramento non possono essere accettati».
Nonostante le polemiche, la Regione però non sembra intenzionata a fare passi indietro, almeno non sono giunti segnali che vanno in questa direzione. L'assessore alla Sanità, Tommaso Fiore, non ha replicato né alle perplessità avanzate dai medici né al ricorso presentato da nove camici bianchi obiettori. La delibera sotto accusa è la numero 735 - approvata lo scorso marzo dalla giunta su proposta degli assessori Elena Gentile (Welfare) e Fiore - che prevede il potenziamento della rete consultoriale e del «percorso nascita» attraverso l'inserimento nelle strutture di ginecologi e ostetriche non obiettori di coscienza . Escludendo, di fatto, dai prossimi concorsi pubblici i camici bianchi che si professano contro l'aborto. Nove medici cattolici hanno impugnato il provvedimento davanti al Tar di Bari, chiedendone l'annullamento. Mentre gli Ordini dei medici invitano l'assessore a sedersi attorno ad un tavolo e rettificare la delibera, il consigliere regionale dell'Udc, Euprepio Curto, chiede al governatore Nichi Vendola «un atto di grande sensibilità politica», ovvero che «sia ritirata la delibera n. 735 del 15 marzo 2010» e che «tutte le sue implicazioni tecniche, etiche, giuridiche e politiche diventino oggetto di ampia e approfondita discussione in Consiglio regionale , oppure, in subordine, nella commissione competente».