Politica
Mastromauro fa pace con Telesveva, ma il Parlamento è più lontano
L’ammissione involontaria del conflitto d’interessi. La deputata uscente rischia di non essere rieletta alla Camera
BAT - giovedì 10 gennaio 2013
"Il Pastificio Riscossa riprende la pianificazione pubblicitaria sull'emittente Telesveva sospesa lo scorso 29 dicembre a seguito della decisione del presidente del consiglio di amministrazione della società che, successivamente a un servizio gravemente lesivo dell'immagine della famiglia Mastromauro, aveva intrapreso alcune iniziative a tutela della stessa - così recita il comunicato diramato dall'azienda di famiglia del deputato uscente del Pd, Margherita Mastromauro, riconfermata nelle recenti "parlamentarie", che è stata al centro, in questi ultimi giorni, di ormai note polemiche politiche e giornalistiche - Anche la nuova decisione è stata presa dal presidente del consiglio di amministrazione dell'azienda, Leonardo Mastromauro, che esprime rammarico per la ulteriore strumentale polemica, preminentemente politica, innescatasi in particolare sulla figura dell'onorevole Margherita Mastromauro, non facente parte del consiglio di amministrazione aziendale e del tutto estranea alla decisione di sospendere la pianificazione pubblicitaria".
Sembra così essersi ricucito lo strappo tra l'onorevole e l'emittente televisiva. Strappo che, nei giorni scorsi, aveva sollevato, tra l'opinione pubblica e tra alcuni esponenti politici, forti critiche a riguardo, definendolo un atto contrario alla libertà di stampa. A tal proposito, Barlettalife aveva intervistato il segretario Pd della Bat, Andrea Patruno, che invece aveva contrastato questa linea di pensiero. Tuttavia, sempre nei giorni scorsi, Mastromauro era intervenuta così, su un'altra testata: «Sono convinta che, se vi fosse la buona volontà da parte di Telesveva ad ammettere di avere compiuto qualche errore, la cosa, per quanto mi riguarda, si potrebbe risolvere nel migliore dei modi - e ancora - Premesso che, come già dichiarato ad altri organi d'informazione, che le scelte dell'azienda non sono state in alcun modo condizionate dalla mia persona e che non faccio più parte dell'azienda da quando sono parlamentare, ho sollecitato la società a rivedere la decisione perché il contratto, per quanto mi consta, era in ogni caso in scadenza. Auspico che vi siano i margini per rivedere quella scelta». Ma allora qual è il confine tra famiglia, impresa, e carriera politica per Mastromauro? Le sue sollecitazioni hanno quindi influenzato la chiusura del caso? Se è così, allora si potrebbe anche pensare che abbia, sempre lei, sollecitato l'apertura del caso stesso, con la sospensione della pubblicità. Non si tratta di esser parte delle decisioni prese, circostanza questa negata sia dall'azienda che dalla parlamentare, ma delle sollecitazioni effettuate, come ammette la stessa Mastromauro, e quindi delle influenze di fatto esercitate. Se, ancora una volta, le cose stanno così, la risposta allora alla prima domanda diventa semplice: non c'è confine, per Mastromauro, tra famiglia, impresa e carriera politica. In altre parole: c'è un conflitto d'interessi.
A questo si aggiungono le scelte della politica. Ora infatti Mastromauro, da essere la seconda vincente alle "parlamentarie" nella Bat, rischia seriamente di non poter rientrare in Parlamento. La direzione nazionale del Pd, nelle liste ufficiali dei candidati comunicate martedì sera, l'ha infatti posizionata nella lista della Camera al 19° posto, anziché al 16°, come era stato ipotizzato nei giorni scorsi, mentre per Boccia è stato confermato il 7° posto, che gli garantisce sicura rielezione. La posizione di Mastromauro è stata quindi declassata, e alla deputata uscente è stata fatta precedere la candidatura bloccata del già europarlamentare Enzo Lavarra. La sua discesa, di tre posizioni, al 19° posto, si è concretizzata poi con l'inserimento di due altri nomi bloccati, quelli del parlamentare uscente Alberto Losacco e del vicepresidente Pd Ivan Scalfarotto, rispettivamente al 12° e al 13° posto della lista. Il Pd quindi è stato così ipocrita da non aver avuto il coraggio di esprimersi ufficialmente sul caso Mastromauro, e ha preferito invece lasciare intuire le sue valutazioni su Mastromauro, penalizzandola nella posizione in lista? E ha fatto questo, calando dall'alto esponenti pugliesi del Pd, come Losacco e Lavarra, che hanno accuratamente evitato la competizione elettorale sul territorio? Stando così le cose, quello commesso dal Pd non è un errore, ma un doppio errore, in termini di credibilità politica. Al segretario regionale Blasi non serve sventolare le dimissioni, salvo poi ritirarle. La sua debolezza politica si è autocertificata.
Sembra così essersi ricucito lo strappo tra l'onorevole e l'emittente televisiva. Strappo che, nei giorni scorsi, aveva sollevato, tra l'opinione pubblica e tra alcuni esponenti politici, forti critiche a riguardo, definendolo un atto contrario alla libertà di stampa. A tal proposito, Barlettalife aveva intervistato il segretario Pd della Bat, Andrea Patruno, che invece aveva contrastato questa linea di pensiero. Tuttavia, sempre nei giorni scorsi, Mastromauro era intervenuta così, su un'altra testata: «Sono convinta che, se vi fosse la buona volontà da parte di Telesveva ad ammettere di avere compiuto qualche errore, la cosa, per quanto mi riguarda, si potrebbe risolvere nel migliore dei modi - e ancora - Premesso che, come già dichiarato ad altri organi d'informazione, che le scelte dell'azienda non sono state in alcun modo condizionate dalla mia persona e che non faccio più parte dell'azienda da quando sono parlamentare, ho sollecitato la società a rivedere la decisione perché il contratto, per quanto mi consta, era in ogni caso in scadenza. Auspico che vi siano i margini per rivedere quella scelta». Ma allora qual è il confine tra famiglia, impresa, e carriera politica per Mastromauro? Le sue sollecitazioni hanno quindi influenzato la chiusura del caso? Se è così, allora si potrebbe anche pensare che abbia, sempre lei, sollecitato l'apertura del caso stesso, con la sospensione della pubblicità. Non si tratta di esser parte delle decisioni prese, circostanza questa negata sia dall'azienda che dalla parlamentare, ma delle sollecitazioni effettuate, come ammette la stessa Mastromauro, e quindi delle influenze di fatto esercitate. Se, ancora una volta, le cose stanno così, la risposta allora alla prima domanda diventa semplice: non c'è confine, per Mastromauro, tra famiglia, impresa e carriera politica. In altre parole: c'è un conflitto d'interessi.
A questo si aggiungono le scelte della politica. Ora infatti Mastromauro, da essere la seconda vincente alle "parlamentarie" nella Bat, rischia seriamente di non poter rientrare in Parlamento. La direzione nazionale del Pd, nelle liste ufficiali dei candidati comunicate martedì sera, l'ha infatti posizionata nella lista della Camera al 19° posto, anziché al 16°, come era stato ipotizzato nei giorni scorsi, mentre per Boccia è stato confermato il 7° posto, che gli garantisce sicura rielezione. La posizione di Mastromauro è stata quindi declassata, e alla deputata uscente è stata fatta precedere la candidatura bloccata del già europarlamentare Enzo Lavarra. La sua discesa, di tre posizioni, al 19° posto, si è concretizzata poi con l'inserimento di due altri nomi bloccati, quelli del parlamentare uscente Alberto Losacco e del vicepresidente Pd Ivan Scalfarotto, rispettivamente al 12° e al 13° posto della lista. Il Pd quindi è stato così ipocrita da non aver avuto il coraggio di esprimersi ufficialmente sul caso Mastromauro, e ha preferito invece lasciare intuire le sue valutazioni su Mastromauro, penalizzandola nella posizione in lista? E ha fatto questo, calando dall'alto esponenti pugliesi del Pd, come Losacco e Lavarra, che hanno accuratamente evitato la competizione elettorale sul territorio? Stando così le cose, quello commesso dal Pd non è un errore, ma un doppio errore, in termini di credibilità politica. Al segretario regionale Blasi non serve sventolare le dimissioni, salvo poi ritirarle. La sua debolezza politica si è autocertificata.