Massimo Quagliano
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Massimo Quagliano, un attore barlettano a Hollywood

Da Barletta a Los Angeles, «per essere felici non bisogna per forza andarsene dalla propria città». Barlettani nel mondo

Massimo Quagliano ha 34 anni, è un attore barlettano. Per seguire la sua passione ha preso un biglietto di sola andata per Los Angeles nel 1999, destinazione Hollywood, dove ha lavorato e preso parte a tante produzioni teatrali e cinematografiche, non disdegnando la partecipazione programmi televisivi, radiofonici e spot pubblicitari. Lavora in un ristorante italiano e nonostante ciò ha trovato il tempo per imparare, oltre all'indispensabile lingua inglese, anche il francese e lo spagnolo, che parla correttamente. Ha frequentato corsi di recitazione teatrale, canto e improvvisazione presso le scuole "Stella Adler Academy" e il "Santa Monica College".

Perché hai scelto di andare via da Barletta?
«In realtà non ho scelto, è stato destino, me ne sarei andato comunque, io l'ho fatto molto presto. Barletta mi stava un po' stretta, a quel tempo. Per sognare altri posti, rubavo dalle agenzie di viaggi tanti cataloghi di luoghi sperduti nel Pacifico o di grandi metropoli europee e americane, ripromettendomi che un giorno avrei lasciato Barletta. Non avevo un piano definito, ma sapevo fin da piccolo che me ne sarei andato».

Come sono stati gli inizi a Los Angeles?
«Gli inizi sono stati molto duri, non dimenticherò mai il primo giorno qui a L.A. In una calda sera di luglio del 1999, ad appena 21 anni, atterro in questa gigantesca metropoli, dall'oblò dell'aereo la Los Angeles notturna fu un abbaglio di luci che si incrociavano, tra luci di automobili che scorrevano sulle autostrade, fino alle luci dei grattacieli o dei moli che accolgono l'Oceano Pacifico sulle loro sponde. Ero terrorizzato, ma allo stesso tempo euforico, non c'è paragone tra le luci che illuminano la nostra bella Barletta con quelle che accecano la Città degli Angeli. A LAX (Aeroporto internazionale di Los Angeles) puoi vedere persone provenienti da tutto il mondo, pelle diversa, vestiti diversi, lingue diverse, chi va di fretta, chi aspetta il prossimo volo, chi dorme per terra, ma non c'è stranezza in tutto questo, invece per me ce n'era, io ragazzo del sud che si è trovato catapultato in questa realtà improvvisa».

In una metropoli come Los Angeles, cosa ti mancava di Barletta?
«Al tempo non avevo molta padronanza con la lingua inglese, quindi cercare casa, lavoro e fare nuove amicizie è stato difficile, ammetto che la tanta disprezzata Barletta mi mancava, sopratutto la mia famiglia e i miei amici, ma sapevo benissimo che col tempo mi sarei abituato e avrei trovato la giusta situazione. Qui a L.A. sono stato ben accolto, ho fatto un po' ridere le persone che all'inizio mi hanno conosciuto, a causa del mio accento, del mio modo molto "italiano" di fare. Un po' alla volta mi sono inserito, trovando subito lavoro in un ristorante italiano nella famosissima 3rd Street Promenade di Santa Monica, e grazie alla presenza di alcuni connazionali, oramai veterani della città, ho subito trovato un posto per vivere e fatto molte amicizie».

Com'è il mondo del cinema di Hollywood?
«Il mondo del cinema è tiranno, nella sua natura è molto competitivo, però a L.A. c'è spazio per tutti, bisogna avere perseveranza ed essere mentalmente stabili (se e' possibile). Ogni giorno, ogni provino è un terno al lotto, tra attori che si guardano male tra di loro per riuscire a beccare una piccola parte, attese nei corridoi, mani che sudano, black-out mentali per il monologo dimenticato, panico, sguardi severi dei "casting directors" che ti guardano come se tu non contassi nulla, dato che sei il numero 100 che è entrato in quella stanza a dimostrare in 5 minuti che tu sei adatto per la parte, è il loro lavoro, è" business".Se vedono che sei adatto perchè li hai risvegliati con una battuta detta in un certo modo o un gesto inaspettato, diventi la loro star del giorno, ti ringraziano, poi torni a casa distrutto a pensare che avresti dovuto recitare il monologo in modo diverso, e pensi non sia giusto che hai solo 5 minuti per dimostrare il tuo talento. Questa è la vita dell'attore, si chiama showbiz! Diciamo che e' uno stile di vita, certo non tutti sono Angelina Jolie & Brad Pitt, per cui si aspetta che il telefono squilli per l'esito del provino fatto 3 giorni fa, o per uno nuovo».

Cosa ti piace di Los Angeles e cosa non ti piace?
«Il clima di Los Angeles è spettacolare, andare in giro a gennaio – febbraio in maniche corte e pantaloncini non è poco. Adoro andare in spiaggia e tuffarmi nell'Oceano Pacifico, mi ricorda un po' Barletta.Qui le palme sono alte e sottili, le palme di Barletta sono basse e tozze, ma sono comunque palme, mi ricordano la mia adolescenza sulla spiaggia libera sulla litoranea di ponente, dato che non potevo permettermi il tesserino al Brigantino, lido più gettonato dalla gioventù degli anni '90. Mi piacciono le montagne che si trovano di fronte il mare, dove almeno una volta a settimana faccio "hiking" (trekking) e respiro un po' d'aria fresca, senza lo smog di LA, godendomi la fantastica vista dalla cima di una delle "Santa Monica Mountain" dell'Oceano Pacifico. Non mi piace il traffico e lo smog, a volte si trascorre troppo tempo in macchina, i mezzi pubblici sono lentissimi e incontrarsi con gli amici diventa un'impresa, tutto deve essere calcolato e pianificato, manca la spontaneità, è vietato presentarsi sotto casa di qualcuno e suonare il citofono, forse io sono nostalgico di queste cose. Los Angeles è una città che può isolarti, nonostante la densità di popolazione e le mille cose che si possono fare».

Quali sono le tue ambizioni?
«La mia passione era, è e sarà sempre la recitazione, nonostante le difficoltà di questa professione. Io sto al gioco, a volte la prendo alla leggera, prendendomi dei periodi di pausa e di riflessione per il mio benessere. Adoro viaggiare e colgo sempre l'occasione di visitare posti nuovi, o tornare in patria per vedere la mia famiglia, cerco di mantenermi in forma in palestra, praticando yoga e nuoto che, oltre a fare bene al fisico, è benefico per la mente. Spero un giorno di vivere 6 mesi in USA e 6 mesi in Italia».

Vista da Los Angeles, come ti sembra Barletta?
«Vista da L.A., Barletta è una "briciola", in senso affettuoso e positivo, ma ricca di storia e di tradizioni, e il bello è che si può passeggiare».

Cosa ti manca di Barletta e cosa non ti manca?
«Indubbiamente mi mancano gli affetti famigliari e alcuni amici, con cui sono ancora in contatto, infine mi mancano appunto le passeggiate e la spontaneità della città. Ammetto di avere vissuto a Barletta fino all'età di 20 anni, quindi il tutto si riferisce a quel periodo della mia vita. Non mi mancano i pettegolezzi o il tenere nascosto alcune cose, che è una tipica caratteristica italiana».

Ogni volta che torni a Barletta, come la ritrovi?
«Barletta è cambiata tantissimo da quando l'ho lasciata, in senso positivo, la città è bella, il centro storico mi affascina tantissimo, ora l'apprezzo di più. Abbiamo edifici bellissimi, chiese antiche, il mare, sebbene non sia pulitissimo, cambia l'atteggiamento della gente, i giovani sono meno stereotipati, sia nel modo di vestire che nei comportamenti, forse sarà stato l'avvento dei social network che ha reso le nuove generazioni più sensibili agli avvenimenti mondiali. Secondo me, Barletta è diventata una mini – metropoli».

Il premier Monti ha affermato: «Il posto fisso è noioso». Tu cosa ne pensi?
« Seguo poco la politica italiana, ma concordo con la sua affermazione. Io non vivo in Italia e non sono il presidente del Consiglio, forse Monti ha studiato qui in USA, dove l'idea del posto fisso è noiosa, e la gente ha la possibilità di cambiare lavoro quando gli pare, anche se, a causa della crisi, sta diventando un problema anche qui in USA, ma le condizioni economiche in Italia sono ben diverse, e la sua affermazione-dal mio umile punto di vista- credo che sia fuori luogo dal momento in cui posti di lavoro nel nostro bel paese non ce ne sono. Quindi io sono la persona meno indicata a dare un'opinione, dato che sin da ragazzino, ho sempre ascoltato la frase "Il posto fisso" e non mi garbava tanto, ma ero giovane e non capivo le condizioni sociali ed il bisogno di avere un lavoro.
Mi auguro di cuore che le cose cambino in Italia, e sopratutto per la nostra città, dato che ci sono ragazzi/e con tanto talento che meriterebbero di avere un "posto fisso" se è questa la loro ambizione».

Cosa consiglieresti ad un giovane barlettano?
«Questa è una domanda un po' difficile a cui rispondere. Oltre alla solita raccomandazione di studiare, consiglio vivamente di fare un'esperienza all'estero, per conoscere culture diverse, imparare lingue diverse, accettare situazioni di paesi diversi, a livello sociale, politico, religioso. Inoltre consiglio di mantenere la positività, per essere felici o appagati non bisogna per forza andarsene dalla propria città natale, avere la famiglia vicino, gli amici che ti fanno ridere è qualcosa di eccezionale, alcuni si crederanno che per me sia facile dire questo, dal momento che vivo in USA, ma nei miei 13 anni qui in USA non è stato tutto rose e fiori, ciò che mi ha dato forza sono stati gli affetti famigliari. Consiglio di spendere meno soldi in oggetti/accessori/elettronica/abbigliamento di marca e investire in viaggi, grazie ai quali si può imparare qualcosa».
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