Giuseppe Lagrasta
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Lettera a un giovane poeta

La riflessione di Giuseppe Lagrasta, Presidente del Comitato Dante Alighieri di Barletta

La nascita a Barletta del "Collettivo poetico Aleph Poiesis", ha offerto i motivi per riflettere e per approfondire i temi della poesia e i metodi di scrittura di cui la stessa, si nutre. Riceviamo dal Prof. Giuseppe Lagrasta, la "Lettera a un giovane poeta" che offre spunti di riflessione sul "Perché della poesia", sul "Come avvicinarsi alla scrittura poetica", sulle "Strutture ideative" e sui "Processi trasformativi impliciti" e determinanti per la "Natura della parola poetica".

Caro amico,
ho ricevuto la tua lettera e mi scuso per non aver risposto in modo celere, in quanto, in questo periodo, come saprai, sono stato preso da tanti impegni e riflessioni; ti rispondo perché so che stai tentando di avvicinarti alla scrittura poetica che provoca, in sé, molto spesso dubbi e incertezze. Sai la scrittura poetica richiede silenzio, vita interiore, spazio della ricerca esistenziale, dissipazione del talento, solitudine, una ricca vita immaginativa e il possesso di un segreto, un segreto per tutti, e che nessuno mai dovrà scoprire, se non attraverso lo scavo delle tue poesie. La poesia si nutre di segreti interiori, e tali segreti che appartengono alla grammatica della tua esperienza, richiedono esplorazione e scandaglio interiore.

Il primo consiglio che ti suggerisco è quello di stemperare i toni della fretta e della celerità nella costruzione della trama poetica. Certo dovrai sempre avere una mappa generale primaria per avviare la narrazione poetica, e poi, sarai costretto a definire alcuni temi principali e forse sarai indotto a scegliere determinate immagini, oppure dovrai partire da una immagine, un pensiero, una emozione. E dovrai determinare gli aspetti relativi alla mappa generale secondaria della scrittura poetica perché è importante e riguarda lo "spazio mentale" e lo "spazio teatrale" della poesia, la fonte primaria e generativa delle parole della poesia.

Ti suggerisco, inoltre, di fermati, di fare una pausa: fermati, attraversa il deserto del cuore e fai luce sui segreti che lo abitano, che lo invitano a continuare a vivere, e gioca con la luce interiore che possiedono le parole e quella luce, amala, desiderala, fatti avvolgere, entra nello spazio della luce e vedrai, sortirà la prima immagine. E partendo, dalla prima immagine, si potranno definire gli elementi del gioco poetico, tra scontri metaforici, dissonanze emotive, ricerca di assonanze; il teatro della parola sarà disseminato di parole che abiteranno la rete poetica.

Dovrò anticiparti, però, che ti stai avviando a vivere una esperienza esaltante ma che allo stesso tempo, qualche volta e in qualche situazione ti sembrerà deprimente e demotivante se non addirittura angosciante e dissonante. Devi prepararti a sudare le sette camicie in quanto, se vuoi scrivere poesie, giorno dopo giorno, e per ogni giorno, dovrai cercare, scavare nelle figure del tempo, nelle figure che hanno accompagnato i riti di passaggio, e così, nutrendoti delle figure del tempo addomesticato, tentare di per poter scrivere pochi versi significativi, perché per scrivere buoni versi, occorre setacciare le parole quotidiane, renderle illuminanti, trasparenti, vive e musicali.

Il secondo consiglio riguarda la manutenzione della libertà di poetare: e allora ti suggerisco di allenarti ogni giorno come fanno gli atleti prima di una gara e tu sei come un atleta della parola che dovrà iniziare a gareggiare contro il "clima interiore", contro "il clima dinamico quotidiano" contro "la grammatica della parola abusata" e dovrai, altresì, ingaggiare una lotta contro "il tempo degli orologi, dei tramonti e delle notti inquiete e avventurose". Dovrai amare e amare e continuare ad amare la sabbia della clessidra, (i giorni) e i granelli di sabbia (le ore) che scorrono, e il colore intimo della sabbia, e continuerai ad osservare gli occhi delle sabbie per carpire il segreto che ogni granello di sabbia porta con sé. E poter dire, forse, forse, finalmente sono riuscito a scoprire il segreto degli orologi di sabbia.

E sarai così avvolto da un tic tac d'orologio cosicché avrai rapporti segreti con i fatti più intricati, con gli ambienti, con le storie, con le metafore della vita e della sorte, e con le immagini quotidiane, che ti toglieranno il sonno come, di solito, fanno i fantasmi poetici, che seducendoti, ti condurranno in spazi siderei dove si annidano la nostalgia per la memoria dei giorni perduti e dove vivono i fantasmi della vita interiore segreta, dove tu non avevi mai previsto di approdare.

Il terzo consiglio riguarda il non fare esercizi di imitazione all'infinito, riproducendo altre voci poetiche. Dovrai pur raggiungere un'autonomia di scrittura e una rete di immagini che ti contraddistinguono. Perché, ti chiederai? Ma perché quelle voci poetiche non potresti se non, utilizzarle per fare solo e soltanto esercizi di imitazione e non altro. Potresti utilizzarle solo per fare esercizi di narrazione, esercizi di descrizione e esercizi di meditazione sugli oggetti e sui soggetti da scegliere. Non devi sopravalutarli perché hanno una voce narrativa non tua e quindi rischi di disperderti tra i tanti toni poetici di altri poeti perdendo di vista la tua voce originale che ha bisogno di crescere, di poetizzarsi, di riflettersi e di raccontarsi, accompagnando il tuo spirito che di sicuro sarà tremendamente, innamorato della pagina bianca.

Allontanati gli esercizi di imitazione che sono utili, ma fino ad un certo punto, sarà opportuno, e siamo al quarto consiglio, definire e decidere quali soluzioni stilistiche scegliere, ma senza insistere troppo nella ricerca di uno stile ben definito; siamo all'inizio della narrazione poetica, e nel tempo, tante situazione, matureranno. E siamo al quinto consiglio: sarà fondamentale, leggere e rileggere poeti e poetesse, esplorando le narrazioni poetiche sia dei classici che dei nostri contemporanei; tali conoscenze ti consentiranno di vivere nel magma della parola poetica, nelle onde sonore delle voci che albergano il teatro della poesia del mondo. Avvicinarti a quelle creature poetiche ti consentirà di costruire, mattone dopo mattone, la stanza segreta della tua poesia, la casa intensiva delle tue narrazioni.

E siamo al sesto consiglio che ti prospetto in questo modo: leggi e rileggi ciò che hai scritto e non ti innamorare di quello che hai definito perché cadresti nel rischio dell'innamoramento del proprio farsi della scrittura e questo non lo devi vivere in prima persona ma lo deve gustare il lettore e la lettrice.

Il settimo consiglio consiste nel segnalarti lo strumento che ridona luce e tono vitale alla parola poetico; riguarda l'esercizio dell'editing. Ecco che l'azione dell'editing diviene una forma di stabilizzazione e destabilizzazione del testo primariamente ipotizzato e costruito da te. In tal caso la narrazione che viene fuori dal lavoro di illuminazione del testo riduce l'esercizio della tua autonarrazione ponendo in primo piano ciò che è utile in relazione all'esercizio di stile e allo stile autoriale che deve definirti e non deve condizionarti, alquanto.

Ottavo consiglio: occorre quindi, scoprire, attraverso l'esplorazione testuale, la conoscenza e la lettura di altri poeti, quali rischi si corrono nell'essere strettamente autobiografici: occorre evitare la poetica dell'autoreferenzialità. In questo caso fare appello all'esperienza e alle letture fatte e scoperte mediante lo studio dei metodi poetici di altri autori consente di far leva creativa al fine di sfuggire alla trappola della scrittura immediata, superficiale, accelerata, automatica.

E siamo giunti al nono consiglio: essere consapevoli nel distanziarsi dalle storie che si stanno scrivendo permette di uscire dalla zona comfort in quanto tale distanziamento risulta efficace quando le leve poetiche non partono solo e soltanto dalle leve della memoria collettiva, esistenziale e civile, ma fanno appello alla creatività del poeta, alle sue capacità di sfuggire ai luoghi comuni, di allontanare le trovate di immagini seducenti, ma vuote.

E siamo al decimo consiglio che non è da meno per importanza, rispetto agli altri, anzi deve essere considerato in massima parte perché riguarda il clima relazionale, ambientale e quindi narrativo che lo spazio della storia poetica deve far suo per evitare la vena testuale carsica (smarrire significato, dissolvere significato tra i meandri delle figure retoriche) che caratterizza il linguaggio della poesia ma che deve essere controllato.

E siamo all'undicesimo consiglio che attiene al senso della concretezza che un testo poetico dovrà possedere, e in questo caso l'esercizio della coerenza risulta quanto mai rilevante perché pone in equilibrio tutte le parti organizzate della rete dei significati poetici. Per equilibrio, in questo contesto, intendiamo non un equilibrio poetico-narrativo perfettamente razionale, un equilibrio formale che possa dare al clima, ai protagonisti, agli eventi e allo sviluppo dei fatti una certa idea di narrazione poetica che ha possibili interconnessioni con il senso o il paradosso della vita reale ma anche con il vivere la poesia attraverso un sogno, o un viaggio tra gli arcobaleni della creatività.
Buon viaggio tra le parole, tra le archeologie dei saperi, tra donne e uomini che attraverso la musica delle parole hanno fatto la Storia, quella con la esse maiuscola.
  • Poesia
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