Eventi
Lènor, rara intensità emotiva
Uno spettacolo che ha appassionato, sulla condizione della donna. Le donne ancora non riescono ad avere il giusto peso sociale
Barletta - mercoledì 30 giugno 2010
Mettiamo una decina di anni dopo la rivoluzione francese. Mettiamo un bel Regno di Napoli governato da un inutile Re che disattende le aspettative e le richieste del povero popolo che sopravvive a se stesso in quartieri fatiscenti e maleodoranti. Mettiamo un'altra Napoli, quella barocca, quella che si vede ancora tutt'oggi nei Tg nazionali alla voce "vedi Napoli e poi Muori" che pullula di intellettuali, poeti, artisti, scrittori, borghesi che hanno acquistato negli ultimi anni, grazie alla presa della Bastiglia, dignità e importanza sociale. Mettiamo delle figure ecclesiastiche che intercedono intrigano e inquinano la vita del Regno. Mettiamoci bordelli, malattie infettive e donne e bambini che hanno l'importanza di un muto a un coro da stadio. Mettiamo una donna, una sola, Eleonora.
Una donna che di Napoli ha acquisito asilo di residenza e tutto quello appena nominato e lo ha fatto suo, lo ha annusato, masticato, digerito: lo ha tutto dentro, miseria e nobiltà, bene e tanto tanto male. Le indifferenze agli scossoni che con Napoleone nelle sue battaglie italiane permette ai giacobini di sentire l'odore della libertà così come il vento porta alla pelle il suo messaggio fresco della pioggia che dal golfo, dopo giornate intere di arsura lungo le stradine e i bassi partenopei.
Di famiglia benestante ha potuto conoscere direttamente il gotha della cultura dell'epoca, Eleonora si fa catturare da tutto questo Nuovo che evidenzia in maniera inequivocabile che un'altra vita è possibile, una voce nuova può e deve assolutamente farsi sentire, riesce ad entrare a corte con i suoi sonetti, i suoi scritti.Si sposa con un uomo che dire dannoso e pericoloso è dire poco. Sopporta la convivenza e il tradimento come solo poche donne sanno fare. Partecipa all'ingresso dei francesi a Napoli e ne vive appieno la loro libertà ed uguaglianza che saranno gli slogan per la neonata e subito uccisa Repubblica Napoletana.
Ovvio che con il ritorno degli spodestati al potere avvengono le scontatissime operazioni di pulizia "etnica", in questo caso politico-sociale, e la nostra Eleonora, dopo un giro in barca, non certo di piacere, viene ricondotta a Napoli dove viene in pubblica piazza impiccata per il suo essere ribelle, bastiancontrario, per il suo essere donna fatta a forma di "donna", con le sue fragilità e le sue forze, donna che ha tentato, con il suo giornale di appena 35 numeri bisettimanali, a raccontare cosa significhi vivere in uno stato repubblicano, cosa sia significato per i francesi ribellarsi al Re, cosa significhi pari dignità e pari uguaglianza, la figura stessa della donna nella società nel tempo che, come ebbe a discutere con una prostituta sua amica, che la felicità è un lusso che non ci si può permettere. Ieri sera un'altra donna, una splendida donna, ha interpretato in un riadattamento teatrale, Nunzia Antonini, la storia della rivoluzioinaria Eleonora. Uno spettacolo intimo, semplice e raffinato. Lei al centro e alle sue spalle quattro splendide voci, le faraualla, che hanno musicato con la la sola voce le parole di fuoco della protagonista. Giochi di luce, ad evidenziare la tragicità del racconto, notevole l'ingresso delle cantanti in scena al piano superiore del cortire del Palazzo della Marra, che nel buio, quasi come spiriti notturni nelle loro tuniche bianche, disegnano spirali musicali da pelle d'oca.
La sua voce, quella di Eleonora, è resa magistralmente dalla attrice biscegliese, che con bravura ha saputo inchiodare al muro le precise responsabilità che la società da sempre ha avuto nei confronti dei più deboli e nello specifico delle donne. Ha evidenziato senza tema di errore i sacrifici e le sofferenze che le donne da sempre subiscono in un mondo, fortemente maschilista, che mercifica senza ritegno i loro corpi. Uno spettacolo di rara intensità emotiva che ha sicuramente trovato omologia nei "rumors" e non solo dei nostri tempi. Un testo quello recitato da Nunzia che ha sicuramente dei corsi e ricorsi storici sino ai giorni nostri, impossibile non notare i parallelismi con il nostro tempo dove le donne ancora non riescono ad avere il giusto peso sociale se non alla voce seconda linea o peggio ancora nella logica dell'intrattenimento da night.
Una donna che di Napoli ha acquisito asilo di residenza e tutto quello appena nominato e lo ha fatto suo, lo ha annusato, masticato, digerito: lo ha tutto dentro, miseria e nobiltà, bene e tanto tanto male. Le indifferenze agli scossoni che con Napoleone nelle sue battaglie italiane permette ai giacobini di sentire l'odore della libertà così come il vento porta alla pelle il suo messaggio fresco della pioggia che dal golfo, dopo giornate intere di arsura lungo le stradine e i bassi partenopei.
Di famiglia benestante ha potuto conoscere direttamente il gotha della cultura dell'epoca, Eleonora si fa catturare da tutto questo Nuovo che evidenzia in maniera inequivocabile che un'altra vita è possibile, una voce nuova può e deve assolutamente farsi sentire, riesce ad entrare a corte con i suoi sonetti, i suoi scritti.Si sposa con un uomo che dire dannoso e pericoloso è dire poco. Sopporta la convivenza e il tradimento come solo poche donne sanno fare. Partecipa all'ingresso dei francesi a Napoli e ne vive appieno la loro libertà ed uguaglianza che saranno gli slogan per la neonata e subito uccisa Repubblica Napoletana.
Ovvio che con il ritorno degli spodestati al potere avvengono le scontatissime operazioni di pulizia "etnica", in questo caso politico-sociale, e la nostra Eleonora, dopo un giro in barca, non certo di piacere, viene ricondotta a Napoli dove viene in pubblica piazza impiccata per il suo essere ribelle, bastiancontrario, per il suo essere donna fatta a forma di "donna", con le sue fragilità e le sue forze, donna che ha tentato, con il suo giornale di appena 35 numeri bisettimanali, a raccontare cosa significhi vivere in uno stato repubblicano, cosa sia significato per i francesi ribellarsi al Re, cosa significhi pari dignità e pari uguaglianza, la figura stessa della donna nella società nel tempo che, come ebbe a discutere con una prostituta sua amica, che la felicità è un lusso che non ci si può permettere. Ieri sera un'altra donna, una splendida donna, ha interpretato in un riadattamento teatrale, Nunzia Antonini, la storia della rivoluzioinaria Eleonora. Uno spettacolo intimo, semplice e raffinato. Lei al centro e alle sue spalle quattro splendide voci, le faraualla, che hanno musicato con la la sola voce le parole di fuoco della protagonista. Giochi di luce, ad evidenziare la tragicità del racconto, notevole l'ingresso delle cantanti in scena al piano superiore del cortire del Palazzo della Marra, che nel buio, quasi come spiriti notturni nelle loro tuniche bianche, disegnano spirali musicali da pelle d'oca.
La sua voce, quella di Eleonora, è resa magistralmente dalla attrice biscegliese, che con bravura ha saputo inchiodare al muro le precise responsabilità che la società da sempre ha avuto nei confronti dei più deboli e nello specifico delle donne. Ha evidenziato senza tema di errore i sacrifici e le sofferenze che le donne da sempre subiscono in un mondo, fortemente maschilista, che mercifica senza ritegno i loro corpi. Uno spettacolo di rara intensità emotiva che ha sicuramente trovato omologia nei "rumors" e non solo dei nostri tempi. Un testo quello recitato da Nunzia che ha sicuramente dei corsi e ricorsi storici sino ai giorni nostri, impossibile non notare i parallelismi con il nostro tempo dove le donne ancora non riescono ad avere il giusto peso sociale se non alla voce seconda linea o peggio ancora nella logica dell'intrattenimento da night.