La città
Le Giornate Europee del Patrimonio 2013 in Archivio
«Validissima iniziativa per far conoscere a noi stessi chi siamo», la lettera di Michele Grimaldi
Barletta - martedì 1 ottobre 2013
«Nella quasi totalità dei casi, parlando di iniziative a carattere nazionale ed internazionale che prevedono l'ostentazione (si proprio il termine giusto!) dei propri gioielli da parte di Enti pubblici o Associazioni, giornate a tema similari a quelle svoltesi il 28 e 29 settembre, hanno il loro clou allorquando si svolgono delle tediosissime e a volte incomprensibili conferenze, dibattiti o tavole rotonde che poco o niente hanno a che vedere con la vera divulgazione». A scrivere è Michele Grimaldi, funzionario della sezione dell'Archivio di Stato di Barletta. «Di ben altro tenore la 19^ edizione delle "Giornate Europee del Patrimonio". Infatti accogliendo appieno l'auspicio del Ministro Bray che ha dichiarato "Il MiBACT rinnova con decisione la propria partecipazione alle Giornate Europee del Patrimonio nella consapevolezza di quanto la cultura sia un fattore fondamentale per creare un autentico sentimento di cittadinanza comunitaria. Invito tutti a godere gratuitamente del nostro patrimonio e di cogliere l'occasione per scoprire o riscoprire, in un orario inconsueto, quei luoghi della cultura che aderiranno all'iniziativa" la manifestazione è stata un vero e proprio successo sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, almeno a ciò che è stato organizzato dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
La geniale idea di coinvolgere la locale Sezione del Ministero dei Beni Culturali nell'iniziativa è venuta all'Assessore Caroppo e colta al volo dalla Dirigente dell'Archivio di Stato dott.ssa Vantaggiato la quale senza alcuna esitazione ha predisposto tutto, con il personale in servizio, affinché si potessero mettere in "mostra" i pezzi unici della storia locale. Tra i tanti che si sono presentati a visitare la mostra, incuriositi dalla particolarità dell'iniziativa, non è mancato chi, davanti al deposito di un archivio e alla "montagna" di carte da esso conservate, da profano si è posto il classico interrogativo "Ma tutte queste carte a cosa servono?". Riportato alla quotidianità e alla preoccupazione di quello che sarà il domani (ahi ahi !) l'interrogativo è senza dubbio legittimo, ma se subito dopo chiediamo all'interlocutore di fermarsi un attimo a riflettere sull'importanza di quella fonte inesauribile di notizie, non diventa difficile farla comprendere immediatamente ed anzi si apprezza quell'istituzione che conserva e gestisce i documenti come fossero un vero tesoro.
Altro stereotipo che i visitatori avevano in mente ( e molti lo hanno detto chiaramente!) era l'immagine immortalata dall'irraggiungibile Totò che, in uno dei suoi tanti ed irresistibili films, interpretava la parte di un archivista comunale, titolo di studio licenza elementare, con le sue caratteristiche, quanto vere, mezzemaniche (da qui il termine per individuare "l'impiegato") il quale durante il suo lavoro si aggirava tra "montagne" di documenti impolverati, spesso quasi distrutti, cercando pratiche che quasi mai venivano trovate: bene, quell'archivista preistorico, così eccellentemente rappresentato dal Principe della risata, si è estinto. Al suo posto, da una quarantina di anni a questa parte, si è "insediato" il nuovo archivista che è in possesso di titoli specifici, ha dimestichezza con i più avanzati mezzi informatici (addio foglio di carta e penna biro !) e non passa le sue sei ore canoniche di lavoro in bui depositi a sonnecchiare o a leggere quotidiani, bensì è più che mai pronto e preparato a rapportarsi con i più disparati tipi di utenza che vanno dal singolo che richiede il rilascio di una certificazione, a classi scolastiche, studenti universitari e veri e propri ricercatori che vogliono essere guidati alla scoperta della storia locale attraverso i documenti.
Tutto questo perché, con la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l'Archivio di Stato si dibatte tra l'aspirazione incessante, che è poi il suo compito principale, ad incrementare il proprio già cospicuo patrimonio e il difficile raggiungimento di un secondo, ma non meno importante, obiettivo qual è la divulgazione e la valorizzazione del tesoro documentale in proprio possesso. Si può far partire questa nuova dimensione dell'archivio, per quanto riguarda la Sezione di Barletta, dal 1980 allorquando fu organizzata e allestita nella galleria del teatro "G.Curci" la mostra documentaria "Barletta tra il grano e la sabbia: I progetti per il porto". Quella fu, praticamente, la prima volta che i barlettani ebbero l'occasione di ammirare una piccola parte del tesoro che per quasi due secoli era stato tenuto loro nascosto e cioè i documenti dell'archivio storico del Comune di Barletta. Da quella mostra sono passati ben 33 anni e di attività di valorizzazione e didattica (così vengono chiamate le iniziative di divulgazione) se ne è svolta tantissima e le mostre organizzate ed allestite, hanno ricevuto un riscontro incredibile dal punto di vista numerico, qualitativo (tantissimi istituti scolastici in visita) e di gradimento.
Tutto questo si è ripetuto con i visitatori della giornata del 28 ai quali è stata raccontata non solo la storia con la "S" maiuscola ma anche quella sicuramente più piccola ma più vicina alle persone, che spiega nei minimi dettagli come si viveva nei secoli passati. Finalità questa che è servita soprattutto a fornire un eccellente strumento per avvicinare tutti al documento, all'archivio e alle testimonianze storiche in esso conservate, rendendo nel contempo il tutto divertente e stimolante. Tutto ciò reso possibile dal fatto che si son potuti letteralmente toccare con mano documenti che dichiarano la loro vetusta età, la quale oscilla da un minimo di 50 fino ai 500 anni e che quindi diventano base solida e concreta su cui impostare un discorso conoscitivo. Sicuramente tra i documenti che più di altri aiutano a ricostruire in maniera inequivocabile la vita amministrativa di una Città, sono da segnalare le delibere della Giunta e del Consiglio comunale. La Sezione di Archivio di Stato di Barletta conserva quelle riferite ad un arco temporale che va dal 1773 al 1935. Dalla data iniziale e fino al 1861 l'organo deliberante era esclusivamente il Decurionato mentre, successivamente al 1864, le figure giuridiche divennero due e cioè la Giunta e il Consiglio municipale.
Le delibere, in quanto attuazione delle decisioni degli organi più importanti della vita amministrativa di una città, sono lo specchio fedele degli avvenimenti e delle scelte che hanno indirizzato lo sviluppo socio-economico dell'intera collettività in un determinato senso invece che in un altro. Però, la parte del leone della mostra o se vogliamo l'argomento che ha riscosso maggiore successo, come era più che prevedibile, è stato la ricerca delle proprie "origini" o se vogliamo più semplicemente la ricostruzione dell'albero genealogico delle proprie famiglie. La simulazione compiuta attraverso la ricomposizione delle origini di un barlettano famoso e parliamo di Giuseppe De Nittis, è stato tanto gradito che in tanti hanno chiesto come ritornare presso la sede dell'Archivio di Stato per continuare nelle loro ricerche, felici, una volta completato il lavoro, di mostrare ai propri parenti, come i novelli Indiana Jones, di aver ritrovato la loro Arca perduta. Come viene facile notare, sfogliare le pagine di un volume è diventato gradevole come leggere un libro di storia con la sola differenza che in quest'ultimo diventa determinante l'inclinazione socio-politica dell'autore a differenza del primo che, invece, riporta asetticamente gli avvenimenti e le decisioni che hanno plasmato la vita e quindi la storia di una comunità. Nel concludere si potrebbe affermare che se l'iniziativa promossa dal Ministero per i Beni Culturali è stato un successo lo si deve soprattutto al fatto di aver, per una volta, coinvolto i fruitori i quali, come al solito, quando li si fanno "entrare" in un evento ne diventano grandi protagonisti».
La geniale idea di coinvolgere la locale Sezione del Ministero dei Beni Culturali nell'iniziativa è venuta all'Assessore Caroppo e colta al volo dalla Dirigente dell'Archivio di Stato dott.ssa Vantaggiato la quale senza alcuna esitazione ha predisposto tutto, con il personale in servizio, affinché si potessero mettere in "mostra" i pezzi unici della storia locale. Tra i tanti che si sono presentati a visitare la mostra, incuriositi dalla particolarità dell'iniziativa, non è mancato chi, davanti al deposito di un archivio e alla "montagna" di carte da esso conservate, da profano si è posto il classico interrogativo "Ma tutte queste carte a cosa servono?". Riportato alla quotidianità e alla preoccupazione di quello che sarà il domani (ahi ahi !) l'interrogativo è senza dubbio legittimo, ma se subito dopo chiediamo all'interlocutore di fermarsi un attimo a riflettere sull'importanza di quella fonte inesauribile di notizie, non diventa difficile farla comprendere immediatamente ed anzi si apprezza quell'istituzione che conserva e gestisce i documenti come fossero un vero tesoro.
Altro stereotipo che i visitatori avevano in mente ( e molti lo hanno detto chiaramente!) era l'immagine immortalata dall'irraggiungibile Totò che, in uno dei suoi tanti ed irresistibili films, interpretava la parte di un archivista comunale, titolo di studio licenza elementare, con le sue caratteristiche, quanto vere, mezzemaniche (da qui il termine per individuare "l'impiegato") il quale durante il suo lavoro si aggirava tra "montagne" di documenti impolverati, spesso quasi distrutti, cercando pratiche che quasi mai venivano trovate: bene, quell'archivista preistorico, così eccellentemente rappresentato dal Principe della risata, si è estinto. Al suo posto, da una quarantina di anni a questa parte, si è "insediato" il nuovo archivista che è in possesso di titoli specifici, ha dimestichezza con i più avanzati mezzi informatici (addio foglio di carta e penna biro !) e non passa le sue sei ore canoniche di lavoro in bui depositi a sonnecchiare o a leggere quotidiani, bensì è più che mai pronto e preparato a rapportarsi con i più disparati tipi di utenza che vanno dal singolo che richiede il rilascio di una certificazione, a classi scolastiche, studenti universitari e veri e propri ricercatori che vogliono essere guidati alla scoperta della storia locale attraverso i documenti.
Tutto questo perché, con la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l'Archivio di Stato si dibatte tra l'aspirazione incessante, che è poi il suo compito principale, ad incrementare il proprio già cospicuo patrimonio e il difficile raggiungimento di un secondo, ma non meno importante, obiettivo qual è la divulgazione e la valorizzazione del tesoro documentale in proprio possesso. Si può far partire questa nuova dimensione dell'archivio, per quanto riguarda la Sezione di Barletta, dal 1980 allorquando fu organizzata e allestita nella galleria del teatro "G.Curci" la mostra documentaria "Barletta tra il grano e la sabbia: I progetti per il porto". Quella fu, praticamente, la prima volta che i barlettani ebbero l'occasione di ammirare una piccola parte del tesoro che per quasi due secoli era stato tenuto loro nascosto e cioè i documenti dell'archivio storico del Comune di Barletta. Da quella mostra sono passati ben 33 anni e di attività di valorizzazione e didattica (così vengono chiamate le iniziative di divulgazione) se ne è svolta tantissima e le mostre organizzate ed allestite, hanno ricevuto un riscontro incredibile dal punto di vista numerico, qualitativo (tantissimi istituti scolastici in visita) e di gradimento.
Tutto questo si è ripetuto con i visitatori della giornata del 28 ai quali è stata raccontata non solo la storia con la "S" maiuscola ma anche quella sicuramente più piccola ma più vicina alle persone, che spiega nei minimi dettagli come si viveva nei secoli passati. Finalità questa che è servita soprattutto a fornire un eccellente strumento per avvicinare tutti al documento, all'archivio e alle testimonianze storiche in esso conservate, rendendo nel contempo il tutto divertente e stimolante. Tutto ciò reso possibile dal fatto che si son potuti letteralmente toccare con mano documenti che dichiarano la loro vetusta età, la quale oscilla da un minimo di 50 fino ai 500 anni e che quindi diventano base solida e concreta su cui impostare un discorso conoscitivo. Sicuramente tra i documenti che più di altri aiutano a ricostruire in maniera inequivocabile la vita amministrativa di una Città, sono da segnalare le delibere della Giunta e del Consiglio comunale. La Sezione di Archivio di Stato di Barletta conserva quelle riferite ad un arco temporale che va dal 1773 al 1935. Dalla data iniziale e fino al 1861 l'organo deliberante era esclusivamente il Decurionato mentre, successivamente al 1864, le figure giuridiche divennero due e cioè la Giunta e il Consiglio municipale.
Le delibere, in quanto attuazione delle decisioni degli organi più importanti della vita amministrativa di una città, sono lo specchio fedele degli avvenimenti e delle scelte che hanno indirizzato lo sviluppo socio-economico dell'intera collettività in un determinato senso invece che in un altro. Però, la parte del leone della mostra o se vogliamo l'argomento che ha riscosso maggiore successo, come era più che prevedibile, è stato la ricerca delle proprie "origini" o se vogliamo più semplicemente la ricostruzione dell'albero genealogico delle proprie famiglie. La simulazione compiuta attraverso la ricomposizione delle origini di un barlettano famoso e parliamo di Giuseppe De Nittis, è stato tanto gradito che in tanti hanno chiesto come ritornare presso la sede dell'Archivio di Stato per continuare nelle loro ricerche, felici, una volta completato il lavoro, di mostrare ai propri parenti, come i novelli Indiana Jones, di aver ritrovato la loro Arca perduta. Come viene facile notare, sfogliare le pagine di un volume è diventato gradevole come leggere un libro di storia con la sola differenza che in quest'ultimo diventa determinante l'inclinazione socio-politica dell'autore a differenza del primo che, invece, riporta asetticamente gli avvenimenti e le decisioni che hanno plasmato la vita e quindi la storia di una comunità. Nel concludere si potrebbe affermare che se l'iniziativa promossa dal Ministero per i Beni Culturali è stato un successo lo si deve soprattutto al fatto di aver, per una volta, coinvolto i fruitori i quali, come al solito, quando li si fanno "entrare" in un evento ne diventano grandi protagonisti».