Politica
«Le dimissioni del sindaco Maffei sono solo la punta di un iceberg»
Commento dei consiglieri Grippo, Lasala, Crudele, Paolillo, Bruno e Ruta. Il gruppo sostiene la candidatura di Lasala a presidente del consiglio
Barletta - sabato 2 luglio 2011
«È tristemente noto a tutti quanto accaduto durante la prima giornata del primo consiglio comunale del secondo mandato del sindaco Maffei». Inizia così l'intervento a firma dei consiglieri comunali del Pd Francesco Grippo, Michele Lasala, Pino Crudele, Giuseppe Paolillo, Cosimo Bruno e Nicola Ruta: si tratta dell'ulteriore commento a seguito dell'esito del primo consiglio comunale del Maffei-bis, che ha portato alle dimissioni del primo cittadino. Anche il cosiddetto "gruppo Lasala" si esprime sull'accaduto, fornendo un aggiuntivo punto di vista sulla questione.
«Il Partito Democratico ha dimostrato ancora una volta delle spaccature gravi, delle crepe incolmabili che partono proprio dal modo di fare e di vivere la politica. È troppo riduttivo pensare solo ad una sterile contrapposizione di nomi, non si tratta della competizione tra Delvecchio e Lasala. Servirebbero una più attenta lettura e delle conclusioni un po' meno affrettate.
Le dimissioni del sindaco Maffei sono solo la punta di un iceberg che nasconde un precario equilibrio politico, per mantenere il quale più volte si è accusato il gruppo che è rappresentato dal candidato alla presidenza del consiglio Lasala di essere troppo attaccato alla poltrona e di guardare solo ad interessi privati, anteponendoli a quelli "pubblici". Questa è un'analisi superficiale dettata dalla mancata conoscenza di come stanno le cose, si preferisce così non dire quello che realmente sta accadendo all'interno del PD; il primo punto fondamentale da tenere presente è che la coalizione di maggioranza dopo le elezioni ha attribuito al PD la rappresentanza della presidenza del consiglio comunale, un consigliere PD che potesse assolvere a tale compito tra i dieci consiglieri che il partito ha espresso e che democraticamente, la maggioranza, formata da 2 gruppi distinti ciascuno dei quali composto da 3 elementi e uniti da una intesa democratica ha indicato nella persona di Michele Lasala. Il secondo punto della questione, ancora più importante, è che Lasala non era il nome che ci si aspettava o quello a cui era stata promessa la presidenza prima delle elezioni. Così sono cominciati i capricci, i pretesti e i tira e molla. La minoranza del gruppo consiliare è riuscita a tirare a sé il sindaco Maffei e la nomina del presidente è sfuggita di mano, diventando una questione di coalizione e non più di partito, portando, così, in consiglio una impropria e improvvisata votazione su una questione interna al PD e tesa a delegittimare il partito stesso; la manovra è stata così ben architettata da dirottare l'attenzione di tutti sul fantomatico attaccamento alla poltrona e sulla surreale gestione di tutto del consigliere regionale Ruggiero Mennea, distogliendo volutamente lo sguardo da una minoranza del PD che in maniera anti-democratica si è autoproclamata voce di partito, costringendo il sindaco alle dimissioni e accogliendo paradossalmente consensi dall'esterno.
Il gruppo consiliare limpidamente porta avanti la figura di Michele Lasala, rimarcando la posizione del giovane, che oltre a possedere le necessarie competenze tecniche, è privo di interessi personali specifici che non siano quelli della cittadinanza ed è esterno alle aree precostituite del PD, e per questo rappresenta la figura ideale a svolgere questo importante ruolo amministrativo, che al contempo ha insite in sé caratteristiche di determinazione e di forza. Nonostante la maggioranza numerica all'interno del gruppo consiliare e l'individuazione di un candidato con le caratteristiche ideali, più volte il "gruppo Lasala" e lo stesso candidato hanno fatto passi indietro e cercato un punto di unione con l'area minoritaria. Difatti i sei consiglieri tengono ad evidenziare che oltre ai nomi proposti (Lasala, Delvecchio, Caracciolo) eventuali ulteriori scelte potrebbero ricadere su altri membri dello stesso gruppo consiliare di maggioranza, che sicuramente sono in possesso del requisito di esperienza richiesto dal sindaco. Se ciò non fosse sufficiente la scelta potrebbe ricadere su un consigliere comunale dell'opposizione, proprio per garantire efficienza e stabilità ad un ruolo così importante per amministrare la nostra amata città. Le accuse che sono state rivolte a questo gruppo risultano perciò insensate, nonché prive di qualsivoglia fondamento e devono essere rispedite al mittente.
Rimarcando la nostra totale vicinanza al forte gesto politico del sindaco Maffei, a cui continuiamo ad assicurare il nostro lavoro trasparente per risolvere quanto prima la situazione, auspichiamo che tutti navighino nella stessa direzione al fine di garantire a questa città un'amministrazione degna di questo nome. Questa è la realtà dei fatti».
«Il Partito Democratico ha dimostrato ancora una volta delle spaccature gravi, delle crepe incolmabili che partono proprio dal modo di fare e di vivere la politica. È troppo riduttivo pensare solo ad una sterile contrapposizione di nomi, non si tratta della competizione tra Delvecchio e Lasala. Servirebbero una più attenta lettura e delle conclusioni un po' meno affrettate.
Le dimissioni del sindaco Maffei sono solo la punta di un iceberg che nasconde un precario equilibrio politico, per mantenere il quale più volte si è accusato il gruppo che è rappresentato dal candidato alla presidenza del consiglio Lasala di essere troppo attaccato alla poltrona e di guardare solo ad interessi privati, anteponendoli a quelli "pubblici". Questa è un'analisi superficiale dettata dalla mancata conoscenza di come stanno le cose, si preferisce così non dire quello che realmente sta accadendo all'interno del PD; il primo punto fondamentale da tenere presente è che la coalizione di maggioranza dopo le elezioni ha attribuito al PD la rappresentanza della presidenza del consiglio comunale, un consigliere PD che potesse assolvere a tale compito tra i dieci consiglieri che il partito ha espresso e che democraticamente, la maggioranza, formata da 2 gruppi distinti ciascuno dei quali composto da 3 elementi e uniti da una intesa democratica ha indicato nella persona di Michele Lasala. Il secondo punto della questione, ancora più importante, è che Lasala non era il nome che ci si aspettava o quello a cui era stata promessa la presidenza prima delle elezioni. Così sono cominciati i capricci, i pretesti e i tira e molla. La minoranza del gruppo consiliare è riuscita a tirare a sé il sindaco Maffei e la nomina del presidente è sfuggita di mano, diventando una questione di coalizione e non più di partito, portando, così, in consiglio una impropria e improvvisata votazione su una questione interna al PD e tesa a delegittimare il partito stesso; la manovra è stata così ben architettata da dirottare l'attenzione di tutti sul fantomatico attaccamento alla poltrona e sulla surreale gestione di tutto del consigliere regionale Ruggiero Mennea, distogliendo volutamente lo sguardo da una minoranza del PD che in maniera anti-democratica si è autoproclamata voce di partito, costringendo il sindaco alle dimissioni e accogliendo paradossalmente consensi dall'esterno.
Il gruppo consiliare limpidamente porta avanti la figura di Michele Lasala, rimarcando la posizione del giovane, che oltre a possedere le necessarie competenze tecniche, è privo di interessi personali specifici che non siano quelli della cittadinanza ed è esterno alle aree precostituite del PD, e per questo rappresenta la figura ideale a svolgere questo importante ruolo amministrativo, che al contempo ha insite in sé caratteristiche di determinazione e di forza. Nonostante la maggioranza numerica all'interno del gruppo consiliare e l'individuazione di un candidato con le caratteristiche ideali, più volte il "gruppo Lasala" e lo stesso candidato hanno fatto passi indietro e cercato un punto di unione con l'area minoritaria. Difatti i sei consiglieri tengono ad evidenziare che oltre ai nomi proposti (Lasala, Delvecchio, Caracciolo) eventuali ulteriori scelte potrebbero ricadere su altri membri dello stesso gruppo consiliare di maggioranza, che sicuramente sono in possesso del requisito di esperienza richiesto dal sindaco. Se ciò non fosse sufficiente la scelta potrebbe ricadere su un consigliere comunale dell'opposizione, proprio per garantire efficienza e stabilità ad un ruolo così importante per amministrare la nostra amata città. Le accuse che sono state rivolte a questo gruppo risultano perciò insensate, nonché prive di qualsivoglia fondamento e devono essere rispedite al mittente.
Rimarcando la nostra totale vicinanza al forte gesto politico del sindaco Maffei, a cui continuiamo ad assicurare il nostro lavoro trasparente per risolvere quanto prima la situazione, auspichiamo che tutti navighino nella stessa direzione al fine di garantire a questa città un'amministrazione degna di questo nome. Questa è la realtà dei fatti».