Politica
Le difficoltà della Provincia gemella alla BAT, Monza e Brianza
Intervista a Luigi Moretti fondatore del Comitato lombardo. “Ora aspettiamo l’esito con le braccia conserte”
Barletta - venerdì 21 dicembre 2012
Confusione sull'iter del Decreto "Salva Italia" che prevede l'accorpamento e l'estinzione di un gran numero delle province. Un rinvio di dodici mesi rende ancora più farraginosa la comprensione su quanto accadrà e già un gran numero di proposte stanno arrivando alle commissioni preposte per evitare che il provvedimento del governo Monti si estingua ma che venga ripreso e quindi prorogato di un anno. Abbiamo voluto ascoltare il parere dello storico fondatore del comitato Monza-Brianza provincia Luigi Moretti, intraprendente copilota dell'iter delle gemelle Fermo e Barletta-Andria-Trani sin dai primi passi parlamentari.
Signor Moretti, ritengo superfluo ricordare quante battaglie Monza e Brianza, Fermo, e Barletta-Andria-Trani in gemellaggio hanno fatto per il riconoscimento delle rispettive province. Che mi dice?
Nella sua domanda c'è già la risposta. Basta conoscerci per sapere le battaglie che abbiamo affrontato con forza e determinazione per arrivare a questo alto obiettivo, queste battaglie ora potrebbero essere vanificate ritornando al punto iniziale. Al momento stiamo raccogliendo solo amarezze, speriamo invece di poter rivivere momenti più felici per tutti questi nostri territori. Ora aspettiamo con le braccia conserte.
C'è ancora speranza di tenere in vita queste realtà provinciali?
Se fossero soltanto speranze, sarebbe poca cosa. Io invece ho più che una speranza. Dall'esperienza fatta nei vari comitati di queste tre province, spinte e coordinate dal movimento MIDA di Monza -che credo abbia portato a casa qualche risultato-, abbiamo capito che le ragioni per sostenere l'abrogazione o la scomparsa delle province sembra non averle nessuno. Infatti ragioni non ce ne sono a mio avviso, o per lo meno, non ci sono ragioni valide. Nessuno, né a livello ministeriale, né a livello dei più bassi dirigenti provinciali, è più in grado di darci ragioni plausibili. Abbiamo appurato tutti quanti insieme con onestà che c'è da rivedere e da correggere le province, ma non eliminarle. Questo è un dato di fatto.
Realisticamente lei quali passi insieme al comitato che dirige ha deciso di intraprendere per scongiurare l'estinzione o l'accorpamento?
Due tipi di battaglie sono state fatte: una che ha coinvolto più o meno gli stessi parametri da portare avanti tra Monza e Barletta e un'altra relativa ad un caso differente, quello di Fermo, che non ha gli stessi parametri delle prime. Per quanto riguarda Monza e Barletta anche ad alto livello hanno asserito che non esiste un dato effettivo, quale l'economicità. Molti hanno tentato di far cambiare opinione alla maggioranza, per rallentare l'iter, per fare in modo che la Commissione Affari Istituzionali dello Stato si fermasse. Non siamo stati noi gli unici che hanno contribuito a far capire come le cose stiano realmente.
Lei personalmente ha sollecitato le istituzioni della Sesta provincia per un lavoro unanime. Insomma, avete operato in modo solitario o si sono date da fare sin dall'inizio della cura dimagrante Monti?
Direttamente no. Ho rapporti con gli amici del comitato di Barletta che fremono molto più di me; assieme a noi sono stati capofila di questo movimento. Francamente non siamo stati né sollecitati né abbiamo incontrato nel nostro cammino gli esponenti del partito. Innanzitutto avremmo dovuto avere appoggio nei ministeri, avere contatti con i parlamentari a favore che invece sono mancati. Ma non voglio lanciare accuse.
Voi avete coinvolto in questa lotta il partito di Berlusconi, il PDL e avete ricevuto solidarietà politica da questi?
Prima di dare una spiegazione le farei una domanda: posto che PDL e Lega, dobbiamo dirlo, sono gli artefici che ci hanno aiutato di più in precedenza, oggi sono tutti lontani semplicemente perché non avevano disposizioni in questo momento di caos. Abbiamo trovato anche altri parlamentari con i quali abbiamo lavorato bene. Dal punto di vista personale abbiamo avuto belle parole di incoraggiamento ma nient'altro. In questo momento sicuramente i parlamentari del PDL non sono i più attivi verso le nostre tematiche non perché non volessero ma per la mancanza di coordinamento dall'alto, non sapevano neppure loro come muoversi, cosa fare.
Tra un anno realisticamente cosa accadrà? Le devo comunicare che da noi il vento di antipolitica ha coinvolto in modo negativo l'istituzione provincia. Da voi qual è l'atmosfera?
Non c'è un atmosfera del tutto negativa ma per questa battaglia non è questo il momento ideale per intavolare una discussione che sarebbe infinita. A monte bisogna analizzare il perché di questo accanimento sulle province quando ormai tutti hanno capito che è verso altri ambiti che si deve andare a parare. Lo scandalo va ricercato in altre istituzioni, tutti l'abbiamo compreso. Un esempio: le regioni che ormai sono diventate delle faraoniche istituzioni sono la trave, mentre si va a guardare la pagliuzza nell'occhio della spesa pubblica rappresentato dalle province. Uno studio serio non è stato fatto, evidentemente ciò porta ad assistere allo spettacolo di gente non informata vittima di vari interessi, vittima di informazioni errate che finiscono tutte nello stesso calderone della confusa e deleteria situazione italiana in merito.
Signor Moretti, ritengo superfluo ricordare quante battaglie Monza e Brianza, Fermo, e Barletta-Andria-Trani in gemellaggio hanno fatto per il riconoscimento delle rispettive province. Che mi dice?
Nella sua domanda c'è già la risposta. Basta conoscerci per sapere le battaglie che abbiamo affrontato con forza e determinazione per arrivare a questo alto obiettivo, queste battaglie ora potrebbero essere vanificate ritornando al punto iniziale. Al momento stiamo raccogliendo solo amarezze, speriamo invece di poter rivivere momenti più felici per tutti questi nostri territori. Ora aspettiamo con le braccia conserte.
C'è ancora speranza di tenere in vita queste realtà provinciali?
Se fossero soltanto speranze, sarebbe poca cosa. Io invece ho più che una speranza. Dall'esperienza fatta nei vari comitati di queste tre province, spinte e coordinate dal movimento MIDA di Monza -che credo abbia portato a casa qualche risultato-, abbiamo capito che le ragioni per sostenere l'abrogazione o la scomparsa delle province sembra non averle nessuno. Infatti ragioni non ce ne sono a mio avviso, o per lo meno, non ci sono ragioni valide. Nessuno, né a livello ministeriale, né a livello dei più bassi dirigenti provinciali, è più in grado di darci ragioni plausibili. Abbiamo appurato tutti quanti insieme con onestà che c'è da rivedere e da correggere le province, ma non eliminarle. Questo è un dato di fatto.
Realisticamente lei quali passi insieme al comitato che dirige ha deciso di intraprendere per scongiurare l'estinzione o l'accorpamento?
Due tipi di battaglie sono state fatte: una che ha coinvolto più o meno gli stessi parametri da portare avanti tra Monza e Barletta e un'altra relativa ad un caso differente, quello di Fermo, che non ha gli stessi parametri delle prime. Per quanto riguarda Monza e Barletta anche ad alto livello hanno asserito che non esiste un dato effettivo, quale l'economicità. Molti hanno tentato di far cambiare opinione alla maggioranza, per rallentare l'iter, per fare in modo che la Commissione Affari Istituzionali dello Stato si fermasse. Non siamo stati noi gli unici che hanno contribuito a far capire come le cose stiano realmente.
Lei personalmente ha sollecitato le istituzioni della Sesta provincia per un lavoro unanime. Insomma, avete operato in modo solitario o si sono date da fare sin dall'inizio della cura dimagrante Monti?
Direttamente no. Ho rapporti con gli amici del comitato di Barletta che fremono molto più di me; assieme a noi sono stati capofila di questo movimento. Francamente non siamo stati né sollecitati né abbiamo incontrato nel nostro cammino gli esponenti del partito. Innanzitutto avremmo dovuto avere appoggio nei ministeri, avere contatti con i parlamentari a favore che invece sono mancati. Ma non voglio lanciare accuse.
Voi avete coinvolto in questa lotta il partito di Berlusconi, il PDL e avete ricevuto solidarietà politica da questi?
Prima di dare una spiegazione le farei una domanda: posto che PDL e Lega, dobbiamo dirlo, sono gli artefici che ci hanno aiutato di più in precedenza, oggi sono tutti lontani semplicemente perché non avevano disposizioni in questo momento di caos. Abbiamo trovato anche altri parlamentari con i quali abbiamo lavorato bene. Dal punto di vista personale abbiamo avuto belle parole di incoraggiamento ma nient'altro. In questo momento sicuramente i parlamentari del PDL non sono i più attivi verso le nostre tematiche non perché non volessero ma per la mancanza di coordinamento dall'alto, non sapevano neppure loro come muoversi, cosa fare.
Tra un anno realisticamente cosa accadrà? Le devo comunicare che da noi il vento di antipolitica ha coinvolto in modo negativo l'istituzione provincia. Da voi qual è l'atmosfera?
Non c'è un atmosfera del tutto negativa ma per questa battaglia non è questo il momento ideale per intavolare una discussione che sarebbe infinita. A monte bisogna analizzare il perché di questo accanimento sulle province quando ormai tutti hanno capito che è verso altri ambiti che si deve andare a parare. Lo scandalo va ricercato in altre istituzioni, tutti l'abbiamo compreso. Un esempio: le regioni che ormai sono diventate delle faraoniche istituzioni sono la trave, mentre si va a guardare la pagliuzza nell'occhio della spesa pubblica rappresentato dalle province. Uno studio serio non è stato fatto, evidentemente ciò porta ad assistere allo spettacolo di gente non informata vittima di vari interessi, vittima di informazioni errate che finiscono tutte nello stesso calderone della confusa e deleteria situazione italiana in merito.