Nasce il collettivo Aleph Poiesis
Nasce il collettivo Aleph Poiesis
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La poesia come ponte tra generazioni, nasce a Barletta il collettivo Aleph Poiesis

Il racconto di Patrizia Corvasce

Il contributo di Patrizia Corvasce sull'evento Aleph Poiesis

Domenica 27 aprile è stata una carezza d'anima, un soffio di bellezza che ha attraversato il tempo: un incontro in cui la poesia ha trovato casa nei cuori della gremita platea ospite della Libreria Punto Einaudi di Barletta. L'occasione è stata la presentazione del Collettivo di poeti e poetesse Aleph Poiesis, una nuova realtà che con passo ispirato si affaccia per la prima volta nel panorama culturale della città della Disfida.

Un pomeriggio intimo, vibrante, vissuto all'insegna della parola poetica come spazio di condivisione e ricerca interiore. Così si è svolta l'iniziativa che ha posto al centro "La poesia intergenerazionale: il pensiero poetico-riflessivo e la grammatica dell'esperienza", organizzata da Westminster College di Barletta, la Rivista- Scrittura Meridiana, la libreria Punto Einaudi di Barletta, il Comitato Dante Alighieri. Protagonista assoluto, il Collettivo Poetico "Aleph Poiesis" e i suoi autori: poeti e poetesse che nel cuore della città della Disfida, tra scaffali di parole già scritte e vite immaginate, hanno creato un tempo sospeso in cui la poesia ha assunto la funzione di ponte tra epoche, sguardi, sensibilità diverse. Le voci di quattordici autrici e autori – da Nunzia BINETTI a Rosa SPERA passando per Marco Cassatella, Adriana Corsini, Andrea Francesca Dinunno, Mariaurora Doronzo, Martina Doronzo, Maddalena Iodice, Giuseppe Lagrasta, Rossella Laporta, Gabriella Matera, Giancarlo Pennetti, Carol Serafino, si sono alternate nella lettura dei loro versi, offrendo al pubblico un'esperienza emotiva densa, variegata e autentica.

Ogni componimento, con la sua tessitura unica, ha raccontato un'esistenza, un ricordo, un'urgenza, una ferita o una rinascita. La scrittura poetica di "Aleph Poiesis" ha dato vita a una parola che non si limita a descrivere, ma interroga, graffia, accarezza, risveglia.
Tredici poesie, un mosaico di voci, uno specchio di inquietudini e desideri di un'epoca in cerca di senso e di un passato che, pur sembrando sepolto sotto la polvere del tempo, continua a bussare alla porta del presente.

In "Papaveri", Nunzia Binetti pensa ai papaveri attribuendo ad essi una funzione non estetica ma etica: stanno nei campi " alti, alti" -come recita una famosa canzone- ma nessuno li guarda davvero. I papaveri del poeta sono fiori tra i più umili, nati per caso e dimenticati ai margini. Simboli degli ultimi, dei fragili, di chi vive sotto il sole ma resta nell'ombra come chi, pur visibile, resta invisibile agli occhi del mondo. La poeta ha voluto con il suo testo riportare alla mente del pubblico il messaggio di papa Francesco, scomparso pochi giorni fa, sempre a favore degli emarginati.

"Folie noir" di Marco Cassatella, è un canto notturno sull'amore che graffia e non consola. L'io poetico si traveste da amore tragico, da artista maledetto per raccontare la bellezza del sentimento anche quando fa male. Tra i binari corpi amati e ricordi incisi, la poesia che diventa un'elegia urbana sul desiderio che non salva, ma lascia a galla l'ultima foglia nera dell'amore perduto.

C'è chi, come Arianna Corsini, firma forse il testo più graffiante con la scelta di dare voce al silenzio imposto alle donne iraniane, denunciando con ironia amara "L'elenco delle cose proibite": una poesia civile in forma di invettiva, dove ogni divieto imposto ha il sapore di un detonatore poetico. Un testo che denuncia e insieme afferma con forza il diritto alla libertà.

E chi come Andrea Francesca Dinunno in "Stella cadente" avverte l'eco di una presenza luminosa e misteriosa che fuggendo " altera e muta", lascia dietro di sé tracce di bellezza e memoria. Un affresco di immagini dipinto con i colori dell'alba e della nostalgia.

Mariaaurora Doronzo in "Rimane il cuore" racconta la malinconia, la consapevolezza di non poter più confrontarsi con qualcuno che in passato non si era apprezzato abbastanza e del tempo passato che non si ha più la possibilità di rivivere. Un invito sottile ma profondo a vivere il presente con pienezza, prima che il tempo lo renda memoria.

"Ultra lime" di Martina Doronzo, un testo in cui il corpo è frontiera e testimone di un viaggio di liberazione. La poesia si muove tra dolore fisico e ricerca interiore, dove il mare- grembo e lama- diventa luogo di rinascita. L'abbandono della "piccolezza di casa" è il prezzo per una verità nuda, cruda, che trova nella libertà il suo approdo. Un testo intenso, che colpisce per la sua fisicità e il bisogno profondo di un abbraccio che protegga, infine, dal buio.

Maddalena Iodice rende omaggio alle " Donne della mia infanzia" e rievoca figure femminili forti, rumorose, resistenti. Donne reali, lontane degli stereotipi, che cantavano per protestare, per farsi sentire in un mondo che le voleva invisibili.

Il sapiente regista del collettivo "Aleph Poiesis", Giuseppe Lagrasta in " Poeta bambino a Parigi 1958" firma un'opera intensa, un diario lirico di sradicamento e memoria in cui la pioggia diventa metafora costante di perdita, malinconia e crescita. Da Tolone a New York, passando per frontiere fisiche ed emotive, il poeta bambino diventa voce adulta, segnata da un'infanzia smarrita sotto un cielo sempre straniero. Una poesia che intreccia geografia e memoria con voce poetica, limpida e dolente che ha il ritmo di una preghiera laica alla nostalgia.

"Una giornata non basta" di Rossella Laporta, che con tono lucido e appassionato ha trasformato la scrittura in un grido civile. Il testo, attraversato da immagini potenti e simboliche, mette a nudo le contraddizioni del nostro tempo: la banalità del quotidiano contrapposta al peso insostenibile delle ingiustizie globali, la guerra che svuota l'innocenza, la tecnologia che ci distrae dalla coscienza. "Una giornata non basta", scrive Laporta, per comprendere il dolore della storia, per redimere l'umanità dalla sua colpa ricorrente: l'incapacità di imparare. Il componimento colpisce per la sua sincerità e per l'appello urgente alla responsabilità individuale e collettiva. È un invito a non dimenticare, a non cedere all'indifferenza, a diventare "costruttori di coscienze".

In "Uomini" di Gabriella Matera emerge il difficile equilibrio tra generi, aspettative, paure e possibilità di riconciliazione. La poesia diventa, così, anche gesto di consapevolezza, cura e riappropriazione. Una poesia che affronta il rapporto tra i sessi con tono critico e riflessivo: uno specchio su aspettative, ruoli e squilibri. L'autrice chiede un nuovo patto, piu' umano e consapevole.

La morte, la perdita e la memoria sono al centro di "Poesia cimiteriale" a firma del direttore della Rivista di letteratura intermediale La Scrittura Meridiana, Giancarlo Pennetti. Un testo in cui il tema del lutto si fa struggente e la memoria si aggira tra le lapidi come un respiro interrotto. Parole dolenti e profonde che trasformano il lutto in ricerca di significato.

Carol Serafino con "Μήτηρ" celebra la figura materna come origine e bussola dell'esistenza. L'immagine della madre che permea ogni granulo della terra diventa metafora di un legame indissolubile che attraversa tempo e spazio. In un equilibrio delicato tra memoria e sentimento, il testo intreccia l'intimità del ricordo con l'assolutezza dell'amore incondizionato. Un tributo che commuove per la sua autenticità, che restituisce con delicatezza il volto eterno dell'amore materno.

Nel suo "Canto per Ghassàn" Rosa Spera- che ha chiuso la raccolta- dà voce al dolore di un giovane segnato da guerre, esilio e identità spezzate. Il testo, denso di immagini evocative, è un atto poetico che abbraccia il trauma e lo trasforma in canto di speranza e pace. Una lirica che unisce memoria e futuro, per non dimenticare chi ancora lotta controvento.

L'intero evento è stato attraversato da un filo comune: la poesia come spazio di ascolto reciproco e di riconoscimento intergenerazionale. Non a caso, il gruppo "Aleph Poiesis" si fonda proprio sul confronto tra autori di età, vissuti e linguaggi differenti, che si incontrano nel bisogno condiviso di esplorare e comunicare, con sincerità, la complessità del vivere.

Il curatore della raccolta, Giuseppe Lagrasta, ha sottolineato come la poesia possa diventare "zolla da arare", terreno di semina e di raccolta, in cui la parola ferita e consumata ritrova nuova linfa e significato. Una parola che, pur attraversando la solitudine e la memoria, riesce a tessere relazioni, a riscrivere ciò che sembrava perduto.

In un'epoca in cui la comunicazione è spesso rapida, effimera, standardizzata, "Aleph Poiesis" propone una direzione contraria: il ritorno alla profondità, alla responsabilità della parola, alla sua capacità di creare mondi e consapevolezza. È un atto di resistenza poetica, ma anche di generosa apertura verso il futuro.

L'appuntamento di Barletta ha così lasciato l'impronta nitida di un tempo che continua a pulsare tra le parole: quella di un'umanità che, attraverso la poesia, non solo racconta sé stessa, ma si mette in discussione e tenta di rispondere al caos con la forza gentile della parola.
In un tempo che tende a dimenticare, la poesia si fa atto di memoria attiva, chiamata alla responsabilità, seme di un possibile cambiamento. Perché come ha ricordato Rossella Laporta, "Una giornata non basta" ma la poesia, forse, può bastare a iniziare.
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