Eventi
'La peste del 1656 a Barletta' vista con occhi diversi
Un momento di riscoperta storica. Il luogo della manifestazione è stato la chiesa di Sant'Andrea
Barletta - martedì 19 luglio 2011
Si è tenuta nella serata di venerdì 15 luglio, in un caldo torrido e davanti a una discreta cornice di pubblico, la conferenza "La peste del 1656 a Barletta". Una serata voluta e organizzata dall'Archeoclub di Barletta, tesa al ricordo di un periodo di profonda sofferenza nella nostra città e all'approfondimento storico e scientifico della crisi demografica che ne seguì. Un evento, quello della peste, tristemente legato alla Chiesa di Sant'Andrea nella città di Barletta, per il ritrovamento di resti ossei di malati di peste deceduti secoli addietro avvenuto durante gli ultimi scavi realizzati all'interno dell'istituto ecclesiastico, precisamente sotto la pavimentazione.
L'incontro è stato moderato dal dottor Antonio Fasanella, Responsabile del Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace dell'IZS di Foggia. Assenti di spicco il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, bloccato da impegni istituzionali, e l'Arcivescovo della Bat, Mons. Giovan Battista Picchierri. La giunta regionale è stata comunque rappresentata dall'Assessore allo sport Maria Campese, la quale ha premiato l'evento «per la capacità di abbinare recupero della memoria del cittadino con l'evoluzione della ricerca scientifica».
Emozionante il passaggio nel quale è stata ricordata la tradizione enunciata nella nostra città, che vuole il recupero dell'icona della Madonna dello Sterpeto nella metà del '600 in contemporanea con la scomparsa della peste. Il "padrone di casa", il Parroco Giuseppe Paolillo, nel suo intervento ha invece inteso onorare «la memoria di chi ha vissuto un momento terribile, nel quale la popolazione è stata praticamente dimezzata». Un calo demografico che, secondo Don Giuseppe ha condizionato la crescita in termini di popolazione e di peso specifico nel futuro della città di Barletta. Anche la Processione del Venerdì Santo, quando si porta in giro per la città il "Gesù sacramentato", ha ricordato il Parroco della Chiesa di Sant'Andrea, «è tesa a ricordare quei momenti di enorme sofferenza e dolore vissuti dai nostri antenati, che vivono nel nostro ricordo».
Il sindaco Nicola Maffei, spogliatosi della giacca evocando un caldo "metereologico quanto politico", ha ricordato dei tempi in cui frequentava, da giovanotto, la Chiesa di Sant'Andrea, e si è felicitato per il recupero storico e archeologico della costruzione che nel tempo era stata dimenticata. Maffei ha raccontato la "genesi" della serata, da rinvenirsi nei primi di giugno, sull'invito del professor Fasanella e sui dati importanti da questi trasmessi; «Incontri come questo- ha spiegato il Primo Cittadino- permettono un approfondimento delle conoscenze scientifiche e un legame con la memoria storica, religiosa e sociale di Barletta». «Il ricordo del periodo della peste e lo studio del fenomeno nasce dall'idea di voler rivalutare e ricapitalizzare il nostro patrimonio» ha chiosato Maffei prima di concludere il suo intervento.
Dopo i saluti e le introduzioni di rito, si è entrati nell'analisi scientifica, sociale ed economica del tema della serata attraverso l'intervento di esperti del settore. Ha aperto la sequela di relazioni il dottor Antonio Violante, ricercatore di Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Foggia, con "Appunti tra due crisi (metà XIV- metà XVII secolo): Economia e Società nel Mezzogiorno". Nella sua trattazione, Violante ha cercato un legame tra la crisi sanitaria e quella economica a cavallo tra i due secoli considerati, ricordando come in Italia nel '400 si toccò il picco di invasione della cosiddetta "peste nera", che determinò una crisi sanitaria alla quale corrispose una crisi di sussistenza.
"«Su questa coincidenza- ha spiegato Violante- si sono aperte due scuole di studio: la prima, con esponenti celebri quali Lopez e Romano, che sottolineava l'indipendenza tra i due fenomeni, evidenziando come una crisi economica in campo agricolo, con conseguente calo di domanda, fosse presente ancor prima dell'emergenza sanitaria. La seconda area di studiosi rinviene un legame tra le due crisi, studiando attraverso un modello di chiave economico-regionale la ricorrenza di fasi di recessione economica strettamente legata e condizionata dalle ondate epidemiche, con una redistribuzione dei redditi verso il basso». Una chiave di interpretazione, la seconda, valida in particolare per il Mezzogiorno aragonese. «I fattori esogeni- ha concluso Violante- non provocano duraturi elementi di crisi, che sono ascrivibili solo a un'inoculata gestione di chi governa a livello delle risorse». Un ammonizione quanto mai attuale nei confronti dei soloni politici del Belpaese.
Un taglio maggiormente scientifico nella relazione dei tre medici intervenuti durante la serata, nell'ordine: il professor Gioacchino Angarano, Direttore della Clinica di Malattie Infettive della Facoltà di Medicina di Bari; il dottor Antonio Balestrucci, del Dipartimento di Chirurgia Odontostomatologica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università "Federico II" di Napoli, con la relazione "Una diagnosi dopo 400 anni. Lo studio della peste a Barletta"; la dott.ssa Silvia Sciasciamacchia, del Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace dell'IZS di Puglia e Basilicata.
Di particolare interesse la trattazione del professor Angarano, che ha rinvenuto nell'inizio della convivenza tra gli uomini «l'origine delle epidemie e delle guerre su scala mondiale». «La peste- ha spiegato Angarano- nei secoli precedenti viaggiava a bordo delle navi, utilizzate per il trasporto delle derrate alimentari". "In Europa- ha aggiunto Angarano- la peste intervenne dopo un periodo di grandi, in negativo, cambiamenti ambientali avutisi tra il 1250 e il 1350, il che portò la peste a riproporsi in Europa ciclicamente per 4 secoli, in particolare nel bacino del Mediterraneo, grande via di comunicazione. Barletta, in quanto realtà portuale, divenne uno dei centri maggiormente colpiti dalla peste». "Il ritorno delle crisi epidemiche è presente oggi con la minaccia rappresentata dalle mega-metropoli e dagli slums, le "moderne" baraccopoli, con il rischio, posto in evidenza dal dottor Angarano «dell'aumento di ondate di epidemie».
Il dottor Balestrucci ha invece radicato maggiormente sul territorio le sue considerazioni, premendo nelle sue parole sull'importanza dei ritrovamenti di resti umani effettuati nel sottosuolo della chiesa di Sant'Andrea, «che hanno permesso di identificare il batterio responsabile di questa epidemia a quasi 400 anni di distanza», ponendo in evidenza il crocevia fondamentale rappresentato dal detto ritrovamento.
Non è mancato un momento di ironia, quando il dottor Angarano ha proiettato immagini di allarmi medici "bizzarri" diffusi a mezzo stampa negli anni addietro, un'ammonizione contro l'allarmismo dilagante in questo periodo dove il nuovo "spauracchio" si chiama Escherichia Coli.
Un ritorno alla Barletta che fu investita dalla peste tra il 28 luglio del 1656 e il 22 giugno del 1657, con la morte di un numero di persone compreso tra 8000 e 13000, è avvenuto con l'ascolto delle parole del professor Luigi Nunzio DIbenedetto, dell'Archeoclub di Barletta: nel suo lavoro, dal titolo "Cadavera multa iacent...Barletta all'epoca della peste", il professore e storico barlettano nel suo tuffo nel passato, fondato su un libro scritto da Salvatore Santeramo risalente al 1912, ha proposto uno studio basato sullo studio di documenti perlopiù notarili e dei libri parrocchiali, occasioni di riflessione sul morbo della peste. Nelle parole del professor Dibenedetto non è mancato un cenno alla memoria storica della chiesa di Sant'Andrea, «importante perchè legata alla tradizionale consacrazione della prima chiesa di Barletta, credenza diffusa a Barletta sino al XIX secolo». Un intervento paragonabile a un saggio di memoria storica, archeologica e sociale per la partecipazione dell'autore.
La serata, oltre a costituire un'occasione di approfondimento per curiosi e cultori della materia scientifica, ha coronato il lavoro biennale realizzato dall'Archeoclub di Barletta sulla chiesa di Sant'Andrea, un lavorio avviato con la riapertura della Chiesa nel novembre 2009, proseguito con l'evento "Sotto i veli del tempo-i segreti della chiesa di Sant'Andrea " dell'aprile 2010 e manifestazioni collaterali come la settimana della cultura 2011, che hanno alimentato l'interesse di cittadini, turisti e semplici curiosi per questo patrimonio della nostra città, finalmente riportato alla giusta luce.
L'incontro è stato moderato dal dottor Antonio Fasanella, Responsabile del Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace dell'IZS di Foggia. Assenti di spicco il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, bloccato da impegni istituzionali, e l'Arcivescovo della Bat, Mons. Giovan Battista Picchierri. La giunta regionale è stata comunque rappresentata dall'Assessore allo sport Maria Campese, la quale ha premiato l'evento «per la capacità di abbinare recupero della memoria del cittadino con l'evoluzione della ricerca scientifica».
Emozionante il passaggio nel quale è stata ricordata la tradizione enunciata nella nostra città, che vuole il recupero dell'icona della Madonna dello Sterpeto nella metà del '600 in contemporanea con la scomparsa della peste. Il "padrone di casa", il Parroco Giuseppe Paolillo, nel suo intervento ha invece inteso onorare «la memoria di chi ha vissuto un momento terribile, nel quale la popolazione è stata praticamente dimezzata». Un calo demografico che, secondo Don Giuseppe ha condizionato la crescita in termini di popolazione e di peso specifico nel futuro della città di Barletta. Anche la Processione del Venerdì Santo, quando si porta in giro per la città il "Gesù sacramentato", ha ricordato il Parroco della Chiesa di Sant'Andrea, «è tesa a ricordare quei momenti di enorme sofferenza e dolore vissuti dai nostri antenati, che vivono nel nostro ricordo».
Il sindaco Nicola Maffei, spogliatosi della giacca evocando un caldo "metereologico quanto politico", ha ricordato dei tempi in cui frequentava, da giovanotto, la Chiesa di Sant'Andrea, e si è felicitato per il recupero storico e archeologico della costruzione che nel tempo era stata dimenticata. Maffei ha raccontato la "genesi" della serata, da rinvenirsi nei primi di giugno, sull'invito del professor Fasanella e sui dati importanti da questi trasmessi; «Incontri come questo- ha spiegato il Primo Cittadino- permettono un approfondimento delle conoscenze scientifiche e un legame con la memoria storica, religiosa e sociale di Barletta». «Il ricordo del periodo della peste e lo studio del fenomeno nasce dall'idea di voler rivalutare e ricapitalizzare il nostro patrimonio» ha chiosato Maffei prima di concludere il suo intervento.
Dopo i saluti e le introduzioni di rito, si è entrati nell'analisi scientifica, sociale ed economica del tema della serata attraverso l'intervento di esperti del settore. Ha aperto la sequela di relazioni il dottor Antonio Violante, ricercatore di Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Foggia, con "Appunti tra due crisi (metà XIV- metà XVII secolo): Economia e Società nel Mezzogiorno". Nella sua trattazione, Violante ha cercato un legame tra la crisi sanitaria e quella economica a cavallo tra i due secoli considerati, ricordando come in Italia nel '400 si toccò il picco di invasione della cosiddetta "peste nera", che determinò una crisi sanitaria alla quale corrispose una crisi di sussistenza.
"«Su questa coincidenza- ha spiegato Violante- si sono aperte due scuole di studio: la prima, con esponenti celebri quali Lopez e Romano, che sottolineava l'indipendenza tra i due fenomeni, evidenziando come una crisi economica in campo agricolo, con conseguente calo di domanda, fosse presente ancor prima dell'emergenza sanitaria. La seconda area di studiosi rinviene un legame tra le due crisi, studiando attraverso un modello di chiave economico-regionale la ricorrenza di fasi di recessione economica strettamente legata e condizionata dalle ondate epidemiche, con una redistribuzione dei redditi verso il basso». Una chiave di interpretazione, la seconda, valida in particolare per il Mezzogiorno aragonese. «I fattori esogeni- ha concluso Violante- non provocano duraturi elementi di crisi, che sono ascrivibili solo a un'inoculata gestione di chi governa a livello delle risorse». Un ammonizione quanto mai attuale nei confronti dei soloni politici del Belpaese.
Un taglio maggiormente scientifico nella relazione dei tre medici intervenuti durante la serata, nell'ordine: il professor Gioacchino Angarano, Direttore della Clinica di Malattie Infettive della Facoltà di Medicina di Bari; il dottor Antonio Balestrucci, del Dipartimento di Chirurgia Odontostomatologica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università "Federico II" di Napoli, con la relazione "Una diagnosi dopo 400 anni. Lo studio della peste a Barletta"; la dott.ssa Silvia Sciasciamacchia, del Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace dell'IZS di Puglia e Basilicata.
Di particolare interesse la trattazione del professor Angarano, che ha rinvenuto nell'inizio della convivenza tra gli uomini «l'origine delle epidemie e delle guerre su scala mondiale». «La peste- ha spiegato Angarano- nei secoli precedenti viaggiava a bordo delle navi, utilizzate per il trasporto delle derrate alimentari". "In Europa- ha aggiunto Angarano- la peste intervenne dopo un periodo di grandi, in negativo, cambiamenti ambientali avutisi tra il 1250 e il 1350, il che portò la peste a riproporsi in Europa ciclicamente per 4 secoli, in particolare nel bacino del Mediterraneo, grande via di comunicazione. Barletta, in quanto realtà portuale, divenne uno dei centri maggiormente colpiti dalla peste». "Il ritorno delle crisi epidemiche è presente oggi con la minaccia rappresentata dalle mega-metropoli e dagli slums, le "moderne" baraccopoli, con il rischio, posto in evidenza dal dottor Angarano «dell'aumento di ondate di epidemie».
Il dottor Balestrucci ha invece radicato maggiormente sul territorio le sue considerazioni, premendo nelle sue parole sull'importanza dei ritrovamenti di resti umani effettuati nel sottosuolo della chiesa di Sant'Andrea, «che hanno permesso di identificare il batterio responsabile di questa epidemia a quasi 400 anni di distanza», ponendo in evidenza il crocevia fondamentale rappresentato dal detto ritrovamento.
Non è mancato un momento di ironia, quando il dottor Angarano ha proiettato immagini di allarmi medici "bizzarri" diffusi a mezzo stampa negli anni addietro, un'ammonizione contro l'allarmismo dilagante in questo periodo dove il nuovo "spauracchio" si chiama Escherichia Coli.
Un ritorno alla Barletta che fu investita dalla peste tra il 28 luglio del 1656 e il 22 giugno del 1657, con la morte di un numero di persone compreso tra 8000 e 13000, è avvenuto con l'ascolto delle parole del professor Luigi Nunzio DIbenedetto, dell'Archeoclub di Barletta: nel suo lavoro, dal titolo "Cadavera multa iacent...Barletta all'epoca della peste", il professore e storico barlettano nel suo tuffo nel passato, fondato su un libro scritto da Salvatore Santeramo risalente al 1912, ha proposto uno studio basato sullo studio di documenti perlopiù notarili e dei libri parrocchiali, occasioni di riflessione sul morbo della peste. Nelle parole del professor Dibenedetto non è mancato un cenno alla memoria storica della chiesa di Sant'Andrea, «importante perchè legata alla tradizionale consacrazione della prima chiesa di Barletta, credenza diffusa a Barletta sino al XIX secolo». Un intervento paragonabile a un saggio di memoria storica, archeologica e sociale per la partecipazione dell'autore.
La serata, oltre a costituire un'occasione di approfondimento per curiosi e cultori della materia scientifica, ha coronato il lavoro biennale realizzato dall'Archeoclub di Barletta sulla chiesa di Sant'Andrea, un lavorio avviato con la riapertura della Chiesa nel novembre 2009, proseguito con l'evento "Sotto i veli del tempo-i segreti della chiesa di Sant'Andrea " dell'aprile 2010 e manifestazioni collaterali come la settimana della cultura 2011, che hanno alimentato l'interesse di cittadini, turisti e semplici curiosi per questo patrimonio della nostra città, finalmente riportato alla giusta luce.