«La Cantina della Sfida è ancora la culla dell’amor patrio?»
La nota del funzionario dell’Archivio di Stato Michele Grimaldi. Ancora polemiche sul monumento trasformato in “vetrinetta” per souvenir
Il 13 febbraio prossimo saranno trascorsi già 10 anni dalle celebrazioni del 500° anniversario dell'ormai celeberrimo fatto d'armi che vide protagonisti Ettore Fieramosca con i suoi compagni d'arme e il "nemico" d'oltralpe Guy de la Motte. In molti, ove fossero interpellati, potrebbero rispondere che l'avvenimento sembra sia accaduto un secolo fa, visto le brume dell'oblio che hanno coperto l'intero anno di (sacrosante) celebrazioni che si sono svolte nella nostra e in molte altre città italiane in onore di quei 13 indimenticabili eroi che difesero il nome di una patria che all'epoca era più divisa che mai.
Gli ultimi avvenimenti che hanno visto quali protagonisti il Sindaco di Barletta che negli scorsi giorni ha presentato il progetto "Sfide" nel quale è prevista la riproposizione del Certame e il professor Savasta che ha criticato il "restyling" della Cantina della Sfida, focalizzano l'interesse dell'opinione pubblica sull'epico avvenimento del 1503. E a proposito delle doglianze del prof. Savasta, ci sembra pertinente riportare il commento dell'ormai barlettano "ad honorem" il dott. Luciano Scala, già Direttore Generale delle Biblioteche ed Archivi di Stato, il quale durante la sua ultima visita alla Città di Eraclio, volle visitare la Cantina della Sfida. Il suo parere, da alto dirigente dello stato, come era ovvio non fu espresso sullo status attuale della stessa, bensì pose l'accento (forte!) sul mancato sfruttamento delle enormi potenzialità che quel luogo, così ricco di storia e sentimenti, conteneva in sè. E si perché, ovviamente, in quel luogo (vero o presunto?) tutto ebbe inizio. Come l'Africa si dice sia stato l'ombelico del mondo, così la Cantina della Sfida è stata la progenitrice di un avvenimento che ha compiuto ormai ben 510 anni e secondo alcuni (illuminati !) storici, la scintilla per quella riscossa patriottica che quasi tre secoli dopo porterà all'unità d'Italia. Naturalmente la nostra non vuol essere l'ennesima ricostruzione degli avvenimenti ( la (S)toria agli (S)torici) bensì l'interessante cronaca di un acquisto mai tanto azzeccato ( solo il Castello fu più grande !) effettuato dal Comune di Barletta.
Tutto ebbe inizio con una lettera inviata in data 10 novembre 1928 dal Commissario Prefettizio dott. Vito Lattanzio alla signora Giuseppina Panunzio vedova Massari residente a Firenze in viale Milton n.3. In quella missiva il dott. Lattanzio chiedeva notizie relativamente al fatto che " … nel Palazzo di Sua proprietà in Piazza della sfida, già casa Damato, vi è un quarto sfitto che questo Comune avrebbe designato di prendere temporaneamente in locazione per uso di Ufficio Leva. Nel pregare vivamente di compiacersi farmi conoscere con cortese sollecitudine quali sono le condizioni di fitto, Le sarò grato se, con l'occasione, volesse compiacersi manifestarmi altresì quali sarebbero le sue eventuali richieste ove mai (!!!) il Comune progettasse l'acquisto dell'intero stabile costandomi che Ella era intenzionata di vendere detto immobile…". La risposta naturalmente non si fece attendere ed appena tre giorni dopo (altro che posta celere ! n.d.r.) il 13 novembre 1928 la signora Giuseppina Panunzio dalla sua abitazione, sita in via Cernaia 1 a Firenze e non in viale Milton n.3, rispondeva che "… il fatto del quartiere ch'Ella si compiace di chiedermi per codesto Comune è di £.300 mensili. Circa poi le sue richieste per un eventuale vendita dello stabile mi riservo farle conoscere in seguito ad informazioni sul valore attuale del suddetto". La contrattazione si protrasse ancora per diversi anni. Tutto fu interrotto dall'irruzione tragica del secondo conflitto mondiale e riprese soltanto quando l'avvocato Fabrizio Rossi di Canosa, rappresentante della signora Antonietta Massari divenuta nel frattempo proprietaria della Cantina in quanto erede, con lettera del 9 dicembre 1948, comunicò al Sindaco del Comune di Barletta Isidoro Alvisi che la vendita dell'intero immobile sito in via Cialdini era possibile e che " …il prezzo da pagarsi, non passibile di alcuna transazione, è di lire tre milioni. Qualora il Comune non intendesse acquisire il detto comprensorio ma unicamente, invece,la Cantina della Disfida il prezzo da pagarsi è di lire cinquecentomila ". Le spinte esterne che propugnavano l'acquisto dello stabile furono tante e qualificate come quella di Oronzo Pedico che sulle pagine del Giornale d'Italia in un articolo intitolato "Il riscatto del palazzo della "Disfida" dovere civico del Comune di Barletta". Tanto tuonò che piovve ! Infatti il 5 agosto 1949 con una raccomandata inviata dal Sindaco Alvisi al Ministero della Pubblica Istruzione – Amministrazione dei Monumenti, Musei, Gallerie e Scavi di Antichità. Comunicava che " …ai sensi e per gli effetti della legge 20.6.1909 n.364, denunzio a codesta Superiore Autorità che con contratto n°41 di Repertorio del 15 luglio 1949, registrato a Barletta il giorno 26 successivo al n°157 Mod.1° Vol.5° Serie 2^, è stato acquistato da questo Comune per la somma di £.400.000 il seminterrato facente parte dello stabile del Secolo XIV sito in Barletta, denominato "Cantina della Sfida", di proprietà della sig/ra Giuseppina Panunzio vedova Massari e per essa alla legittima erede sig/ra Massari Antonietta fu Raffaele vedova Fiani. Il predetto stabile è stato dichiarato di importante interesse storico fin da marzo 1937 e pertanto sottoposto alle disposizioni contenute nella citata Legge". La considerazione finale non può essere che una trasposizione del detto popolare "non ci sono più le mezze stagioni" in "non ci sono più gli amministratori di una volta".
Michele Grimaldi