
Attualità
L’opera di Giuseppe De Nittis, La memoria dell’infanzia, tra ecologia figurativa e pittura narrativa
La nota critica di Giuseppe Lagrasta, Presidente del Comitato Dante Alighieri di Barletta
Barletta - domenica 13 aprile 2025
Riceviamo e pubblichiamo la nota critica del professor Giuseppe Lagrasta sull'opera di Giuseppe De Nittis "Bambino al sole"
L'opera "Bambino al sole", (1869) di Giuseppe De Nittis, esprime una profonda fusione generativa tra luci e ombre, tra interrogazione inquieta e visione pregnante e forte della figura d'un bambino; è un richiamo al destino e alla sorte umana, è una indicazione sul tempo storico e sul tempo pedagogico ed educativo. E' la visione d'una vita che inconsapevole, sarà costretta a guardare in faccia la cogente realtà in cui vive. L'opera racconta il sentimento che promana dallo sguardo di un bambino, in un mattino d'estate, in un cortile d'una casa di campagna, un bambino con gli occhi accecati dal sole, ma dallo sguardo ironico. Pare in attesa del richiamo d'un adulto per andare nei campi, oppure, chissà, aspetta di osservare il volo felice d'una farfalla, oppure, d'un picchio o di una alborella. Oppure attende un messaggio, un invito per un viaggio? Invitato da chi, se intorno c'è un vuoto silenzio, mentre gli adulti sono nei campi a lavoro?
E tra queste visioni e interrogazioni, l'opera, "Bambino al sole", di De Nittis, richiama, così, l'attenzione sulla figura di un bambino invitando a ripensare il bambino protagonista nella la tela, " Colazione in giardino", (1883-1884); sono spazi di vita diversi e lontani tra loro, ma la rappresentazione della figura dei bambini, in Giuseppe De Nittis, richiede riflessione e attenzione per la sua pittura dall'ecologia figurativa e dalla significativa attinenza col racconto di formazione per immagini.
Così, osserviamo, come il tempo e la luce dell'estate che avvolgono le due figure, sollecita a riflettere sulla vita interiore dei due protagonisti, i bambini, riflessi, a loro volta, come in uno specchio misterico: luce naturale d'ambiente che li avvolge, luce negli occhi, e nello sguardo, postura che esprime un sentimento, una energia, mentre dichiarano il piacere di testimoniare e raccontare; una luce naturale, che instaura un dialogo con la pedagogia narrativa denittisiana. Ecologia figurativa e pittura narrativa intrecciate alla pedagogia narrativa, stimolano a riflettere sulla valenza didattica della pittura denittisiana. E l'attesa che abita le due opere, s'incarna alla loro vita, che in mondi diversi, assaporano il tempo della fanciullezza, il tempo del gioco e della vita ludica e misteriosa, con il respiro che il senso di libertà dona, alle giovani vite. Nell'opera "Bambino al sole", osserviamo l'assenza di una donna, l'assenza della madre, un bambino solo, in un cortile dove si vive, si lavora, vi sarà pure una famiglia, ma il bambino al sole, è solo, e vive, con una tragica maschera e con traccia d'ironia, la sua incolpevole solitudine. Mentre nell'opera "Colazione in giardino", il ragazzo è in compagnia della madre, anche se non è rivolta con lo sguardo verso il figlio, è sempre lì che lo osserva, in tralice.
Jaques e il suo coetaneo, ognuno con una sua postura, ognuno con i suoi pensieri, e con lo sguardo verso gli orizzonti, verso il mondo.
Profondità visiva e scandaglio pedagogico, due evidenze che in De Nittis, indicano i messaggi impliciti della vita di relazione e della mancanza, forse, di dialogo, ma che si raccordano alle autobiografie esistenziali dei due ragazzini, vite fluidificanti con gli eventi della Storia, con la esse maiuscola.
Fermo il bambino nel silenzio del sole del cortile di campagna, pensieroso, Jaques nel silenzio del giardino interno alla casa, d'estate. Così, in piena energia trasformativa, il silenzio e la luce raccontano i giorni: raggio di sole dopo raggi di sole, imprimono ai due ragazzi, un ritmo interiore legato all'estate, alla stagione da vivere all'aria aperta, nei sentieri illuminati da prospettive di gioco, di gioia di vivere, combattendo il senso aspro e inquieto dell'attesa, intesa come una prospettiva di contesti possibili.
E, ora dopo ora, la vita del giorno, tra l'aria aperta in cui vive il bambino nel sole e Jacques, solidale con la natura, trascorrono le ore: giardino solare per Jacques, cortile solare per il bambino nel sole; immagini che raccontano d'infanzie sperimentate nella natura. Ma a prescindere dagli sguardi dei due ragazzi, accigliato e curioso, quello del bambino al sole, e quasi interrogativo e non tranquillo e sereno, quello espresso da Jacques, pur in compagnia della madre, possiamo rilevare che l'infanzia che vivono questi bambini non è infanzia dolce e serena ma un'ombra cela l'inquietudine. Una parvenza, un'assenza, inquieta il silenzio degli occhi bambini. Anzi, il pittore pone in evidenza come qualsiasi esperienza vissuta durante il periodo dell'infanzia, sarà sempre dominata da turbamenti, incertezze, sentimenti d'abbandono, richieste d'aiuto ma anche espressione di una gioia di vivere implosa che cerca di esplodere, in una piena di felicità che gli adulti, forse non scorgono, pienamente.
Ma la pittura narrativa intrecciata all'ecologia figurativa, conferma quanto sia decisivo nelle opere di Giuseppe De Nittis, intercettare il canone del "raccontare per figure", del "raccontare emozioni con i colori", in quanto, attraverso la pedagogia narrativa, suscita nell'osservatore, forti suggestioni, contrappunti della luce spaziale, luce temporale, luce storica, luce poetica e luce narrativa.
La rete di luce che avvolge le tele di Giuseppe De Nittis, trova luogo d'elezione significata e trasformativa, nella luce della memoria dell'infanzia. In tal caso, ritroviamo sia in "Colazione in giardino" che in "Bambino al sole", la memoria d'infanzia, appena sbozzata, che raccoglie, tra natura viva e luce della natura, gli oggetti del mondo, con gli occhi socchiusi, ma con la spavalderia e la riflessione che hanno i ragazzi quando osservano ciò che li circonda. Spavalderia e riflessione per affrontare il viaggio, tra silenzio e gioia, tra dolore, stupore e meraviglia.
L'opera "Bambino al sole", (1869) di Giuseppe De Nittis, esprime una profonda fusione generativa tra luci e ombre, tra interrogazione inquieta e visione pregnante e forte della figura d'un bambino; è un richiamo al destino e alla sorte umana, è una indicazione sul tempo storico e sul tempo pedagogico ed educativo. E' la visione d'una vita che inconsapevole, sarà costretta a guardare in faccia la cogente realtà in cui vive. L'opera racconta il sentimento che promana dallo sguardo di un bambino, in un mattino d'estate, in un cortile d'una casa di campagna, un bambino con gli occhi accecati dal sole, ma dallo sguardo ironico. Pare in attesa del richiamo d'un adulto per andare nei campi, oppure, chissà, aspetta di osservare il volo felice d'una farfalla, oppure, d'un picchio o di una alborella. Oppure attende un messaggio, un invito per un viaggio? Invitato da chi, se intorno c'è un vuoto silenzio, mentre gli adulti sono nei campi a lavoro?
E tra queste visioni e interrogazioni, l'opera, "Bambino al sole", di De Nittis, richiama, così, l'attenzione sulla figura di un bambino invitando a ripensare il bambino protagonista nella la tela, " Colazione in giardino", (1883-1884); sono spazi di vita diversi e lontani tra loro, ma la rappresentazione della figura dei bambini, in Giuseppe De Nittis, richiede riflessione e attenzione per la sua pittura dall'ecologia figurativa e dalla significativa attinenza col racconto di formazione per immagini.
Così, osserviamo, come il tempo e la luce dell'estate che avvolgono le due figure, sollecita a riflettere sulla vita interiore dei due protagonisti, i bambini, riflessi, a loro volta, come in uno specchio misterico: luce naturale d'ambiente che li avvolge, luce negli occhi, e nello sguardo, postura che esprime un sentimento, una energia, mentre dichiarano il piacere di testimoniare e raccontare; una luce naturale, che instaura un dialogo con la pedagogia narrativa denittisiana. Ecologia figurativa e pittura narrativa intrecciate alla pedagogia narrativa, stimolano a riflettere sulla valenza didattica della pittura denittisiana. E l'attesa che abita le due opere, s'incarna alla loro vita, che in mondi diversi, assaporano il tempo della fanciullezza, il tempo del gioco e della vita ludica e misteriosa, con il respiro che il senso di libertà dona, alle giovani vite. Nell'opera "Bambino al sole", osserviamo l'assenza di una donna, l'assenza della madre, un bambino solo, in un cortile dove si vive, si lavora, vi sarà pure una famiglia, ma il bambino al sole, è solo, e vive, con una tragica maschera e con traccia d'ironia, la sua incolpevole solitudine. Mentre nell'opera "Colazione in giardino", il ragazzo è in compagnia della madre, anche se non è rivolta con lo sguardo verso il figlio, è sempre lì che lo osserva, in tralice.
Jaques e il suo coetaneo, ognuno con una sua postura, ognuno con i suoi pensieri, e con lo sguardo verso gli orizzonti, verso il mondo.
Profondità visiva e scandaglio pedagogico, due evidenze che in De Nittis, indicano i messaggi impliciti della vita di relazione e della mancanza, forse, di dialogo, ma che si raccordano alle autobiografie esistenziali dei due ragazzini, vite fluidificanti con gli eventi della Storia, con la esse maiuscola.
Fermo il bambino nel silenzio del sole del cortile di campagna, pensieroso, Jaques nel silenzio del giardino interno alla casa, d'estate. Così, in piena energia trasformativa, il silenzio e la luce raccontano i giorni: raggio di sole dopo raggi di sole, imprimono ai due ragazzi, un ritmo interiore legato all'estate, alla stagione da vivere all'aria aperta, nei sentieri illuminati da prospettive di gioco, di gioia di vivere, combattendo il senso aspro e inquieto dell'attesa, intesa come una prospettiva di contesti possibili.
E, ora dopo ora, la vita del giorno, tra l'aria aperta in cui vive il bambino nel sole e Jacques, solidale con la natura, trascorrono le ore: giardino solare per Jacques, cortile solare per il bambino nel sole; immagini che raccontano d'infanzie sperimentate nella natura. Ma a prescindere dagli sguardi dei due ragazzi, accigliato e curioso, quello del bambino al sole, e quasi interrogativo e non tranquillo e sereno, quello espresso da Jacques, pur in compagnia della madre, possiamo rilevare che l'infanzia che vivono questi bambini non è infanzia dolce e serena ma un'ombra cela l'inquietudine. Una parvenza, un'assenza, inquieta il silenzio degli occhi bambini. Anzi, il pittore pone in evidenza come qualsiasi esperienza vissuta durante il periodo dell'infanzia, sarà sempre dominata da turbamenti, incertezze, sentimenti d'abbandono, richieste d'aiuto ma anche espressione di una gioia di vivere implosa che cerca di esplodere, in una piena di felicità che gli adulti, forse non scorgono, pienamente.
Ma la pittura narrativa intrecciata all'ecologia figurativa, conferma quanto sia decisivo nelle opere di Giuseppe De Nittis, intercettare il canone del "raccontare per figure", del "raccontare emozioni con i colori", in quanto, attraverso la pedagogia narrativa, suscita nell'osservatore, forti suggestioni, contrappunti della luce spaziale, luce temporale, luce storica, luce poetica e luce narrativa.
La rete di luce che avvolge le tele di Giuseppe De Nittis, trova luogo d'elezione significata e trasformativa, nella luce della memoria dell'infanzia. In tal caso, ritroviamo sia in "Colazione in giardino" che in "Bambino al sole", la memoria d'infanzia, appena sbozzata, che raccoglie, tra natura viva e luce della natura, gli oggetti del mondo, con gli occhi socchiusi, ma con la spavalderia e la riflessione che hanno i ragazzi quando osservano ciò che li circonda. Spavalderia e riflessione per affrontare il viaggio, tra silenzio e gioia, tra dolore, stupore e meraviglia.