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«L'Italia è un Paese geologicamente fragile»

Moniti per candidati al Parlamento. «La politica stabilisca priorità»

Siamo ormai presi dalla scelta della classe dirigente politica nazionale, che tra pochi giorni verrà espressa dalle elezioni. Tutti i candidati fanno conoscere i propri programmi. Esistono questioni che meritano più attenzione di altre, poiché esprimono una loro gravità, purtroppo mai attenuata. Il prof. Ruggiero Quarto, docente di Geofisica all'Università di Bari, ci offre un quadro, drammatico per alcuni versi, di tematiche a cui i prossimi Parlamentari non possono sfuggire.

«L'Italia è un paese geologicamente fragile. Terremoti, alluvioni e frane sono all'ordine del giorno. Tali fenomeni naturali, del tutto normali per un paese geologicamente "giovane" e complesso, spesso si trasformano in catastrofi, provocando morte e distruzione, a causa di una pessima gestione del territorio. Il patrimonio edilizio è molto vulnerabile ai terremoti. Ancor più nelle aree sismicamente pericolose. Tanti edifici pubblici, in primis le scuole, non sono adeguati al rischio. Molti paesi sono adagiati su cigli di frana; ogni pioggia è una spada di Damocle che può abbattersi su di loro. Molte strade e ferrovie corrono su versanti in frana. Tante case, talvolta interi quartieri, sono state pericolosamente costruite su fondi valle o negli alvei di torrenti che, durante piogge intense, diventano bombe d'acqua. Molte infrastrutture, come strade, ferrovie ed acquedotti sono fatiscenti, impedendo lo sviluppo di molte zone.

Qualsiasi rischio può essere mitigato con adeguati piani di prevenzione, oltre che con efficienti interventi di protezione civile in caso di emergenza. La più utile mitigazione del rischio sismico è diminuire la vulnerabilità del patrimonio edilizio esistente, adeguandolo con opere antisismiche alla pericolosità del sito. Il rischio idrogeologico può essere mitigato tramite opere di difesa del suolo, quali regimentazioni di corsi d'acqua, rimboschimenti, terrazzamenti, sistemazioni di corpi di frana.

Per fare tutto ciò occorre tanto danaro, forse anche centinaia di miliardi di euro. Si dice che in tempi di vacche magre non è possibile mettere in sicurezza un territorio così compromesso e rimodernare le infrastrutture fatiscenti. Ma ciò induce a rassegnarsi cinicamente alle tragedie future, allorché grandi terremoti o alluvioni, mediamente ogni cinque anni, "presenteranno il conto". È come giocare alla roulette russa o conferire alla Natura un "animo" malefico. Significa, altresì, lasciare nel sottosviluppo tante zone con infrastrutture carenti. Ritengo, invece, che proprio in momenti di crisi economica è utile affrontare tali spese. È tecnologicamente possibile, eticamente doveroso ed economicamente conveniente. Infatti, data la crisi in atto, dando corso ad un poderoso piano di spesa pubblica per i fini su menzionati, si creerebbero tanti posti di lavoro e ripartirebbe l'attuale asfittica economia. Tale spesa non è a fondo perduto, ma rappresenta un ottimo investimento ad altissimo rendimento. Basti pensare che negli ultimi cinquant'anni i terremoti che hanno colpito l'Italia hanno causato danni economici per circa 150 miliardi di euro, impiegati solo per la ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze, non traducibili in valore economico, sul patrimonio storico, artistico e monumentale. Per non parlare dei 4727 nostri fratelli volati in cielo per mancata protezione delle costruzioni. Anche le "catastrofi" idrogeologiche hanno distrutto e mietuto vittime (2843 dalla tragedia del Vajont del 1963 in poi). I costi sopportati, spesso amplificati o fuori controllo, sarebbero stati sufficienti a mettere in sicurezza l'intero patrimonio edilizio soggetto a rischio sismico e idrogeologico. Ogni euro speso in prevenzione eviterà di spenderne dieci nel post-"catastrofe" e diventerebbe un moltiplicatore per piani di sviluppo, se investito in infrastrutture. Inoltre, cosa infinitamente più importante, si salverebbero tante vite e si proteggerebbero tante zone soggette a distruzione a causa di semplici fenomeni naturali che diventano catastrofi per idiozia umana.

Da dove prendiamo i soldi? Dalla drastica diminuzione delle spese militari! Solo rinunciando agli inutili e pericolosi cacciabombardieri F-35, sarebbero disponibili 20 miliardi di euro! Altra fonte è la riduzione degli sprechi. Costi della politica e corruzione in primis; molto alta, come evidenziato nell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario della Corte dei Conti.

È tempo di programmi elettorali e tanti soldi possono essere trovati stabilendo priorità di spesa che privilegino la dignità umana, per la quale l'incolumità fisica è fondamentale, così come è necessaria la salvaguardia dell'ambiente di vita».
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