Dario Damiani Comizio
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Politica

L'arringa di Dario Damiani contro Nicola Maffei

«L'esposizione mediatica è un arma a doppio taglio». Viva polemica in campagna elettorale

«Dopo cinque anni di attività amministrativa svolta all'interno del "Palazzo", dal quale il primo cittadino ha fatto capolino soltanto in occasione di inaugurazioni di varia natura, cerimonie religiose o trasferte in qualche capitale europea (a Parigi per esportare l'impressionismo di De Nittis, che equivale al tentativo di vendere frigoriferi agli eschimesi…), ecco la svolta: potere della campagna elettorale, capace di risvegliare chiunque dal più profondo letargo. Ormai non c'è canale di comunicazione immune dalla presenza dell'ubiquo sindaco Maffei: impazza e spopola sulla rete, dove "posta" in continuazione video e spot, a mo' di incontenibile macchia d'olio che dilaga anche contro la volontà degli ignari utenti di Facebook, i quali, per il perverso intreccio di amicizie e condivisioni, si ritrovano la bacheca zeppa dei suoi messaggi. Per non parlare della sua massiccia campagna pubblicitaria, più adatta ad un supereroe dei fumetti pronto a salvare il mondo da qualsivoglia calamità, che ad un aspirante sindaco: in sintesi i suoi slogan suonano come "Maffei contro il nucleare", "Maffei salverà la scuola pubblica", "Maffei contro la privatizzazione dell'acqua", fino all'apoteosi di "Maffei ci darà energia solare". L' esposizione mediatica, tuttavia, è un'arma a doppio taglio. Basta affacciarsi sul social network tanto utilizzato dal sindaco per tastare il polso della situazione: i filmati degli eventi di punta della sua campagna elettorale, ovvero i comizi in piazza con gli onorevoli Walter Veltroni ed Enrico Letta e l'incontro con l'ex ministro Livia Turco, raccontano l'amara realtà di tre autentici flop. Pochissime le persone presenti, nonostante il tam tam mediatico e l'autorevolezza degli ospiti. Indice di una distanza tra l'amministratore Maffei e la cittadinanza che nessun mago della comunicazione sembra riuscire a colmare. Concentrarsi sul virtuale, tralasciando il reale, non deve aver prodotto i risultati sperati: da ciò crediamo discenda il nervosismo palpabile con cui Nicola Maffei reagisce ad ogni iniziativa del centrodestra e della sua avversaria Maria Grazia Vitobello. La quale viene quotidianamente invitata dal sindaco in scadenza di mandato ad una sfida sul web, a colpi di "velocità di aggiornamento della pagina" del programma e degli eventi, come se questo fosse ormai l'unico parametro su cui misurare la bontà o meno del progetto per il governo di una città. Non riflettendo invece sulla circostanza che il tempo e le risorse spese sul web da lui e dal suo staff, altri li investono diversamente, entrando in contatto diretto con la gente, con gli elettori, ricevendoli personalmente, ascoltando le loro esigenze, senza bisogno di filtri tecnologici e virtuali. Una tensione che l'ingegner Maffei non è riuscito più a controllare in due occasioni recenti, quando è esplosa in tutta la sua evidenza. Il riferimento è alla vicenda del ripetitore telefonico in via Parrilli e all'episodio del "falso sondaggio" sul gradimento del primo cittadino. L'installazione del ripetitore di telefonia mobile presso la rotonda del ponte Parrilli, in piena campagna elettorale, rischiava di diventare un pericoloso autogol. Dal quale il sindaco crede di essersi salvato raccontando che il piano locale con la scelta dei siti risale in realtà al 2005 e fu elaborato dalla giunta Salerno. Dimenticando, tuttavia, di chiarire che il procedimento amministrativo, avviato sì nel 2005 con una mera "proposta elaborata da questa Amministrazione" (come si legge nella delibera di Giunta del 14 ottobre), si è concluso con le determinazioni dirigenziali del maggio 2010, quindi sotto la sua competenza e responsabilità. Ben quattro anni dopo il suo insediamento, arco di tempo in cui la zona in questione ha visto aumentare la densità abitativa, elemento che richiedeva di apportare modifiche al piano originario del 2005 prima di approvarlo. La sospensione dei lavori per 30 giorni, giusto il tempo di superare lo scoglio elettorale, non è certo la soluzione al problema. In merito alla questione del "falso sondaggio", purtroppo per Maffei quel sondaggio esiste. Citando la corposa differenza tra il primo sondaggio dell'autorevole quotidiano Il Sole-24 Ore, che poneva Maffei al settimo posto in Italia tra i sindaci più amati, con l'80% circa di gradimento e l'ultimo, del gennaio scorso, in cui la sua popolarità è scesa al 62%, il consigliere regionale Alfarano ha azzardato una previsione: cioè che probabilmente la caduta libera di Maffei è proseguita anche in questi ultimi mesi. Nulla più che un'ipotesi, dunque, ma fondata sul dato reale e incontrovertibile del calo della fiducia dei cittadini barlettani. Un'osservazione che il sindaco non ha gradito, e contro la quale ha scagliato la sua invettiva, paventando inesistenti violazioni della legge che impedisce di diffondere i risultati dei sondaggi durante le ultime due settimane di campagna elettorale. Trattasi evidentemente di reazioni scomposte ad una presa di coscienza che si fa sempre più inevitabile: l'inerzia dell'amministrazione negli ultimi cinque anni non può più essere nascosta, né alla propria coscienza né ai cittadini che aspettavano risposte concrete. La città di Barletta è implosa sotto il peso delle divisioni interne al centrosinistra che hanno ostacolato la realizzazione del suo programma elettorale. Stando a quanto si leggeva nelle "Linee programmatiche dell'amministrazione 2006-2011", la squadra del sindaco Maffei " punta a realizzare la città del mare, la città dell'alimentazione, la città della moda, la città dei servizi e della logistica, la città della cultura e dello spettacolo". Nulla di tutto ciò ha visto la luce nel corso dei cinque anni del suo mandato, che si chiude con un bilancio negativo su tutti i fronti. Parafrasando lo slogan da lui scelto, si può ben dire che Maffei è "Un sindaco sicuro": sicuro di non aver realizzato quanto promesso cinque anni fa».

Dario Damiani
Assessore provinciale
Dopo l'arringa di Dario Damiani, il sindaco Maffei risponde:

«Ho dichiarato fin dal principio di questa campagna elettorale di voler esercitare fino alla fine del mio primo mandato i poteri e le funzioni di Sindaco che la Legge mi conferisce, nel pieno rispetto del mio ruolo e, anche, del denaro che i cittadini spendono per i loro amministratori, e così farò fino al verdetto delle urne. Per queste ragioni, è stato indetto per oggi, giovedì 12 maggio, un Consiglio Comunale perché Barletta non deve perdere l'occasione di partecipare al Bando della Regione sulla Rigenerazione Urbana che mette a disposizione delle città circa sette milioni di euro. Sono convinto che stavolta il mio stesso senso di responsabilità lo proveranno i consiglieri comunali Giuseppe Di Paola e Mariagrazia Vitobello, partecipando alla seduta consiliare nell'interesse della città.

Va da sé che il Comune ha pieno diritto di informare i cittadini delle proprie iniziative e delle decisioni prese in Consiglio Comunale, e che l'informazione sia la più capillare ed efficace possibile. Per questo motivo, abbiamo già acquistato gli spazi informativi fino al prossimo 31 dicembre, così non si perderà nemmeno un giorno, dopo le elezioni.
In questi giorni i cittadini vengono informati su quanto deciso dal Consiglio Comunale del 12 e 13 aprile scorso, nel quale fu deciso all'unanimità di determinare il fabbisogno abitativo per le future 300 case popolari nonché di dire SI all'acqua pubblica e NO al nucleare. A quel Consiglio Comunale proprio Di Paola e la Vitobello non parteciparono, evidentemente perché più interessati a pensare a come battere me alle elezioni piuttosto che ad amministrare, nel frattempo, la città.

Io spero vivamente che oggi siano presenti, perché se non lo fossero dimostrerebbero inequivocabilmente, laddove ce ne fosse bisogno, che essi pensano soltanto ai propri interessi e ad escogitare modi per cercare di battermi. Ma non si fa "politica" distruggendo, o tentando di distruggere, l'avversario, o di minarne la credibilità.

Se si riesce, se si è capaci, se si è onesti intellettualmente, si fa "politica" sulla base di dati reali e di proposte concrete e innovative.

Un ultimo punto desidero evidenziare: i candidati sindaci rispondano, anche in solido, dei costi che hanno fatto gravare sul Comune, e dunque sui cittadini, per la rimozione dei loro manifesti abusivi. Si tratta di soldi pubblici che abbiamo giocoforza dovuto impegnare per evitare che Barletta divenisse un enorme manifesto abusivo. Duole dovere evidenziare che è servito a poco. Ma questa è, evidentemente, un'altra storia».

Nicola Maffei
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