Politica
L’ambiguità del termine “democrazia”
La primarie del centrosinistra in versione barlettana. Tra partecipazione e imbroglio
Barletta - sabato 24 novembre 2012
10.29
Il termine democrazia è un termine ambiguo. Lo utilizziamo per indicare situazioni e realtà molto differenti nel tempo e nello spazio. L'abitudine a usare con disinvoltura il termine democrazia può però indurci in errore. Sbagliamo se chiamiamo democrazia ogni momento in cui la gente vota per qualcuno o qualcosa. Si vota anche sotto i regimi, ad esempio. Le primarie di domani, almeno a Barletta, sono un esempio lampante di una falsa prova di democrazia.
Certamente ci sarà un numero di persone che si recherà al voto. E apparentemente queste persone si recheranno presso i seggi organizzati dal centrosinistra per scegliere il futuro leader della coalizione "Italia bene comune". Lunedì qualcuno parlerà sicuramente di una grande prova di partecipazione popolare.
E invece qualcuno dovrebbe avere l'onestà di spiegare agli elettori che si tratta di un grande imbroglio. Ogni X sulla scheda sarà una pietra in più a sostegno del traballante edificio della politica barlettana. Ogni voto, per l'uno o per l'altro dei candidati, sarà presentato alle segreterie regionali e nazionali dei partiti di riferimento per dimostrare la stabilità di un sistema che è invece putrefatto. Basterebbe guardare con occhio critico la composizione dei comitati a sostegno dei candidati.
Domani saranno tutti all'Ipanema. Per 24 ore saranno dimenticati i veleni. Saranno dimenticati la Procura, il commissariamento del PD, le accuse di tradimento e ipocrisia, le audizioni presso i comitati di garanzia, le minacce di espulsioni. Potrà capitare perfino di vedere a braccetto Maffei e Pastore, Mennea e Caracciolo. Tutti rigorosamente a sostegno di Pierluigi Bersani, favorito assoluto a Barletta. A sostegno del segretario del PD un esercito: l'intero gruppo consiliare uscente del PD (con una sola eccezione) e quelli del PSI, della Lista Emiliano e della Buona Politica: 14 consiglieri. Con relativi assessori (giunta balneare e giunta dimissionata) e nominati a tutti i livelli (Barsa, Casa di riposo, Nucleo di valutazione).
Vendola, invece, si è tenuto ben lontano da Barletta. A inaugurare il comitato che lo sostiene, in un capoluogo della sua Regione, solo un assessore de La Puglia per Vendola. Sel, diversamente da quanto accaduto per le dimissioni dei consiglieri (Lasala dimissionario, Crudele no), su questa scelta miracolosamente non si è divisa. Per l'occasione è persino resuscitata la Puglia per Vendola. La FdS, il partito di tre partiti (e che a Barletta arriva a quattro con Sinistra per Barletta), si è unita al gruppo. O almeno si è unita al gruppo Maria Campese, assessora della giunta Vendola. Anche qui andrebbero sommati i nominati di ogni specie.
Molto più semplice la sintesi per gli altri tre candidati. A sostegno di Renzi, quasi in solitaria, l'ex-ex consigliere comunale Crudele (candidato con Sel alle scorse amministrative). Con Puppato il consigliere PD Paolillo (uno dei dimissionari a rischio espulsione). Non pervenuto il comitato Tabacci: a Barletta l'Api è comparso per le elezioni, scomparso e poi riapparso in modo fugace solo per una poltrona nel Cda della casa di riposo.
Alle primarie per il candidato Sindaco, un anno e mezzo fa, votarono 10mila elettori. E sicuramente le truppe sono mobilitate per raggiungere, o almeno avvicinarsi a, quell'obiettivo. Ciascuno degli grandi azionisti userà gli intervenuti per dimostrare al proprio leader di riferimento di avere ancora appeal. E perfino eventuali sorprese nelle espressioni di voto saranno ricondotte a virtuosi esercizi di facoltà democratiche. Esisterebbe dunque un solo modo per mandare forte e chiaro il segnale al quartier generale della politica (ovunque si trovi: a Bari o a Roma). Tenersi lontani dall'Ipanema e dalle primarie. Lasciarli soli. Niente sorrisi, niente pacche sulle spalle, nessuna corsa in affanno per recuperare elettori. Una consapevole, deliberata astensione. Forse allora i vertici del centrosinistra pugliese e nazionale si accorgerebbero dei danni incalcolabili che questa classe politica ha prodotto al tessuto democratico barlettano. Ma quasi sicuramente tutto ciò non accadrà. Lunedì a Barletta si festeggerà per la marea di gente intervenuta alle primarie, per l'esaltante 70% di Bersani e per il dignitoso 30% di Vendola. Sia quel che sia. Ma, per favore, non chiamatela democrazia.
Certamente ci sarà un numero di persone che si recherà al voto. E apparentemente queste persone si recheranno presso i seggi organizzati dal centrosinistra per scegliere il futuro leader della coalizione "Italia bene comune". Lunedì qualcuno parlerà sicuramente di una grande prova di partecipazione popolare.
E invece qualcuno dovrebbe avere l'onestà di spiegare agli elettori che si tratta di un grande imbroglio. Ogni X sulla scheda sarà una pietra in più a sostegno del traballante edificio della politica barlettana. Ogni voto, per l'uno o per l'altro dei candidati, sarà presentato alle segreterie regionali e nazionali dei partiti di riferimento per dimostrare la stabilità di un sistema che è invece putrefatto. Basterebbe guardare con occhio critico la composizione dei comitati a sostegno dei candidati.
Domani saranno tutti all'Ipanema. Per 24 ore saranno dimenticati i veleni. Saranno dimenticati la Procura, il commissariamento del PD, le accuse di tradimento e ipocrisia, le audizioni presso i comitati di garanzia, le minacce di espulsioni. Potrà capitare perfino di vedere a braccetto Maffei e Pastore, Mennea e Caracciolo. Tutti rigorosamente a sostegno di Pierluigi Bersani, favorito assoluto a Barletta. A sostegno del segretario del PD un esercito: l'intero gruppo consiliare uscente del PD (con una sola eccezione) e quelli del PSI, della Lista Emiliano e della Buona Politica: 14 consiglieri. Con relativi assessori (giunta balneare e giunta dimissionata) e nominati a tutti i livelli (Barsa, Casa di riposo, Nucleo di valutazione).
Vendola, invece, si è tenuto ben lontano da Barletta. A inaugurare il comitato che lo sostiene, in un capoluogo della sua Regione, solo un assessore de La Puglia per Vendola. Sel, diversamente da quanto accaduto per le dimissioni dei consiglieri (Lasala dimissionario, Crudele no), su questa scelta miracolosamente non si è divisa. Per l'occasione è persino resuscitata la Puglia per Vendola. La FdS, il partito di tre partiti (e che a Barletta arriva a quattro con Sinistra per Barletta), si è unita al gruppo. O almeno si è unita al gruppo Maria Campese, assessora della giunta Vendola. Anche qui andrebbero sommati i nominati di ogni specie.
Molto più semplice la sintesi per gli altri tre candidati. A sostegno di Renzi, quasi in solitaria, l'ex-ex consigliere comunale Crudele (candidato con Sel alle scorse amministrative). Con Puppato il consigliere PD Paolillo (uno dei dimissionari a rischio espulsione). Non pervenuto il comitato Tabacci: a Barletta l'Api è comparso per le elezioni, scomparso e poi riapparso in modo fugace solo per una poltrona nel Cda della casa di riposo.
Alle primarie per il candidato Sindaco, un anno e mezzo fa, votarono 10mila elettori. E sicuramente le truppe sono mobilitate per raggiungere, o almeno avvicinarsi a, quell'obiettivo. Ciascuno degli grandi azionisti userà gli intervenuti per dimostrare al proprio leader di riferimento di avere ancora appeal. E perfino eventuali sorprese nelle espressioni di voto saranno ricondotte a virtuosi esercizi di facoltà democratiche. Esisterebbe dunque un solo modo per mandare forte e chiaro il segnale al quartier generale della politica (ovunque si trovi: a Bari o a Roma). Tenersi lontani dall'Ipanema e dalle primarie. Lasciarli soli. Niente sorrisi, niente pacche sulle spalle, nessuna corsa in affanno per recuperare elettori. Una consapevole, deliberata astensione. Forse allora i vertici del centrosinistra pugliese e nazionale si accorgerebbero dei danni incalcolabili che questa classe politica ha prodotto al tessuto democratico barlettano. Ma quasi sicuramente tutto ciò non accadrà. Lunedì a Barletta si festeggerà per la marea di gente intervenuta alle primarie, per l'esaltante 70% di Bersani e per il dignitoso 30% di Vendola. Sia quel che sia. Ma, per favore, non chiamatela democrazia.