Cronaca
Inseguimento sulla litoranea di Ponente, la solidarietà del movimento "Se non ora quando?" alla 27enne rumena
Il comunicato del movimento barlettano in difesa delle donne. «Ritornare laggiù sarà ormai sempre traumatico per quella ragazza, perché lei continuerà a sentirsi in pericolo»
Barletta - mercoledì 16 maggio 2012
1.06
«Apprendiamo dai giornali la notizia di quanto accaduto domenica, nella nostra città, ad una giovane 27enne straniera. La giovane ragazza, che si apprestava a tornare nell'albergo dove risiedeva dopo aver trascorso qualche ora al mare sulla spiaggia di Ponente, è stata seguita a lungo, apostrofata in modo pesante e trattenuta per il braccio, spaventata a morte da un uomo in bicicletta sulla quarantina». Così esordisce l'attestato di vicinanza a mezzo lettera aperta del movimento "Se non ora quando?", che commenta e biasima il turpe avvenimento risalente al pomeriggio di domenica 13 maggio, quando un uomo sulla quarantina ha seguito e molestato intorno alle 15 una ragazza rumena di 27 anni, giunta a Barletta per restarvi pochi giorni, per tutto il percorso della Litoranea di Ponente, fino a Piazza Marina, dove le urla della donna hanno messo in fuga il malintenzionato.
«"Mai più complici" è uno degli appelli più accorati che il movimento "se non ora, quando?"- prosegue la nota- ha lanciato in tutta Italia per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulle vicende di quotidiana violenza, di molestie, di stupri, di omicidi ("femminicidi", li definiamo) di cui sono vittime le donne nel nostro paese. Eppure di sensibilità, in questo senso, ne manifestiamo ancora molto poca. La giovane ragazza ha percorso un lungo tratto di strada subendo le molestie verbali e la fastidiosa vicinanza fisica di quest'uomo senza che nessuno, lì intorno, abbia mosso un dito in suo soccorso. Questo atteggiamento omertoso, questo "vedo ma non intervengo, tanto non è a me", il codardo "io non m'immischio", sono comportamenti ormai tristemente radicati in molti di noi in un'epoca in cui invece di condivisione, di compartecipazione, di solidarietà avremmo uno smisurato bisogno. E quando avremo perso anche queste ultime forme di umanità, rappresentate dall'attenzione verso l'altro, quando avremo smesso di formare quella "social catena" di leopardiana memoria, potremo dire di aver smesso proprio di essere una "società", una comunità».
Una domenica da incubo quella vissuta dalla 27enne originaria dell'Est, che non serberà certo un ricordo positivo della nostra città, dove era giunta per soggiornare pochi giorni: «Ci interessa stimolare una riflessione in tal senso e, ancor più, segnalare ai nostri governanti, alle forze dell'ordine, ai tutori della sicurezza pubblica di questa città che, probabilmente, rispetto a questa vicenda occorrerà interrogarsi. La litoranea di Ponente rappresenta uno di quei luoghi a rischio per la sicurezza delle donne e -aggiungiamo- dei minori: quegli smisurati spazi di spiagge libere, nonché tutto il viale del litorale, perché siano vivibili e fruibili con serenità, oltre che essere bonificati da ogni rifiuto e segno di incuria (l'ambiente pulito al primo posto) necessiterebbero della presenza di sorveglianti, controllori, guardiani».
«Provate a calarvi nei panni della giovane, provate a immaginare anche solo lontanamente gli attimi di paura che quella ragazza ha vissuto domenica, di quella paura che solo noi donne possiamo comprendere, quella che paralizza e rende spesso impossibile anche una reazione urlata: quella paura, frammista alla vergogna di essere oggetto di commenti e apprezzamenti volgari, resta addosso sempre. Ritornare laggiù, su quella litoranea, sarà ormai sempre traumatico per quella ragazza, perché lei continuerà a sentirsi in pericolo. Di casi simili ne sono accaduti e ne accadono continuamente: sollecitiamo dunque l'amministrazione a prendere in considerazione il nostro suggerimento dichiarando che il nostro movimento è a disposizione per qualsivoglia approfondimento. Le donne di questa città vogliono sentirsi libere di passeggiare e fruire degli straordinari spazi pubblici che abbiamo senza temere pericoli e rischi dietro ogni angolo». Sull'episodio stanno ora indagando i carabinieri, che hanno potuto tracciare un sommario identikit dell'uomo grazie al racconto dell'aggredita: la ricerca non ha però ancora prodotto i frutti sperati, e ora gli investigatori sperano di risalire all'identità dello sconosciuto grazie alle immagini riprese dalle telecamere presenti nella parte esterna della caserma della Guardia di Finanza e quelle posizionate in Piazza Marina dal Comune di Barletta, alla ricerca di dettagli che possano aiutare lo sviluppo delle indagini.
(Twitter: @GuerraLuca88)
«"Mai più complici" è uno degli appelli più accorati che il movimento "se non ora, quando?"- prosegue la nota- ha lanciato in tutta Italia per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulle vicende di quotidiana violenza, di molestie, di stupri, di omicidi ("femminicidi", li definiamo) di cui sono vittime le donne nel nostro paese. Eppure di sensibilità, in questo senso, ne manifestiamo ancora molto poca. La giovane ragazza ha percorso un lungo tratto di strada subendo le molestie verbali e la fastidiosa vicinanza fisica di quest'uomo senza che nessuno, lì intorno, abbia mosso un dito in suo soccorso. Questo atteggiamento omertoso, questo "vedo ma non intervengo, tanto non è a me", il codardo "io non m'immischio", sono comportamenti ormai tristemente radicati in molti di noi in un'epoca in cui invece di condivisione, di compartecipazione, di solidarietà avremmo uno smisurato bisogno. E quando avremo perso anche queste ultime forme di umanità, rappresentate dall'attenzione verso l'altro, quando avremo smesso di formare quella "social catena" di leopardiana memoria, potremo dire di aver smesso proprio di essere una "società", una comunità».
Una domenica da incubo quella vissuta dalla 27enne originaria dell'Est, che non serberà certo un ricordo positivo della nostra città, dove era giunta per soggiornare pochi giorni: «Ci interessa stimolare una riflessione in tal senso e, ancor più, segnalare ai nostri governanti, alle forze dell'ordine, ai tutori della sicurezza pubblica di questa città che, probabilmente, rispetto a questa vicenda occorrerà interrogarsi. La litoranea di Ponente rappresenta uno di quei luoghi a rischio per la sicurezza delle donne e -aggiungiamo- dei minori: quegli smisurati spazi di spiagge libere, nonché tutto il viale del litorale, perché siano vivibili e fruibili con serenità, oltre che essere bonificati da ogni rifiuto e segno di incuria (l'ambiente pulito al primo posto) necessiterebbero della presenza di sorveglianti, controllori, guardiani».
«Provate a calarvi nei panni della giovane, provate a immaginare anche solo lontanamente gli attimi di paura che quella ragazza ha vissuto domenica, di quella paura che solo noi donne possiamo comprendere, quella che paralizza e rende spesso impossibile anche una reazione urlata: quella paura, frammista alla vergogna di essere oggetto di commenti e apprezzamenti volgari, resta addosso sempre. Ritornare laggiù, su quella litoranea, sarà ormai sempre traumatico per quella ragazza, perché lei continuerà a sentirsi in pericolo. Di casi simili ne sono accaduti e ne accadono continuamente: sollecitiamo dunque l'amministrazione a prendere in considerazione il nostro suggerimento dichiarando che il nostro movimento è a disposizione per qualsivoglia approfondimento. Le donne di questa città vogliono sentirsi libere di passeggiare e fruire degli straordinari spazi pubblici che abbiamo senza temere pericoli e rischi dietro ogni angolo». Sull'episodio stanno ora indagando i carabinieri, che hanno potuto tracciare un sommario identikit dell'uomo grazie al racconto dell'aggredita: la ricerca non ha però ancora prodotto i frutti sperati, e ora gli investigatori sperano di risalire all'identità dello sconosciuto grazie alle immagini riprese dalle telecamere presenti nella parte esterna della caserma della Guardia di Finanza e quelle posizionate in Piazza Marina dal Comune di Barletta, alla ricerca di dettagli che possano aiutare lo sviluppo delle indagini.
(Twitter: @GuerraLuca88)