Cronaca
Incendio di un ristorante di Fano, coinvolto un malavitoso di Barletta
Il rogo risale al 2010. I Carabinieri hanno identificato mandanti ed esecutori
Italia - sabato 26 luglio 2014
19.00
Ristoratori "rivali", fra cui la moglie di un'imprenditore di Fano (Pesaro Urbino), e pregiudicati pugliesi ingaggiati come piromani: sarebbe questo il retroterra dell'incendio doloso che il 15 giugno 2010 distrusse il ristorante Pesce azzurro gestito nella città marchigiana dalla Comarpesca, provocando danni per 500mila euro. A distanza di 4 anni, i Carabinieri di Fano e del Comando provinciale di Pesaro-Urbino hanno denunciato sette persone fra mandanti ed esecutori materiali del rogo.
Due coniugi pugliesi, da tempo residente a Fano, e gestori di un ristorante concorrente, sarebbero stati gli ideatori di un piano criminale mirato ad eliminare i rivali in affari. Per attuare il piano avrebbero contattato un malavitoso di Barletta, che avrebbe dovuto provvedere nel contattare coloro i quali sarebbero stati poi gli esecutori materiali dell'incendio nel ristorante preso di mira. Sarebbero stati comunque due i pluripregiudicati pugliesi che hanno agito per ingaggiare i due esecutori del rogo, anch'essi pluripregiudicati pugliesi, che avrebbero raggiunto la località marchigiana in treno il giorno prima, e sarebbero poi ripartiti, per evitare controlli, due ore dopo l'incendio dalla stazione di Rimini, raggiunta con il passaggio dei mandanti. Nell'azione criminale sarebbe coinvolto anche un imprenditore fanese, che avrebbe finanziato il piano, spinto dalla stessa intenzione di eliminare l'ingombrante concorrenza.
Due coniugi pugliesi, da tempo residente a Fano, e gestori di un ristorante concorrente, sarebbero stati gli ideatori di un piano criminale mirato ad eliminare i rivali in affari. Per attuare il piano avrebbero contattato un malavitoso di Barletta, che avrebbe dovuto provvedere nel contattare coloro i quali sarebbero stati poi gli esecutori materiali dell'incendio nel ristorante preso di mira. Sarebbero stati comunque due i pluripregiudicati pugliesi che hanno agito per ingaggiare i due esecutori del rogo, anch'essi pluripregiudicati pugliesi, che avrebbero raggiunto la località marchigiana in treno il giorno prima, e sarebbero poi ripartiti, per evitare controlli, due ore dopo l'incendio dalla stazione di Rimini, raggiunta con il passaggio dei mandanti. Nell'azione criminale sarebbe coinvolto anche un imprenditore fanese, che avrebbe finanziato il piano, spinto dalla stessa intenzione di eliminare l'ingombrante concorrenza.