Istituzionale
Il sogno comune del centrosinistra barlettano
Presentata la coalizione che sostiene Nicola Maffei candidato sindaco. Parte la campagna elettorale del centrosinistra
Barletta - martedì 19 aprile 2011
19.37
«Vincere al primo turno e ripresentarci alla guida della città». Queste le parole di Nicola Maffei, candidato sindaco, presso il cinema Paolillo domenica mattina durante la presentazione della coalizione elettorale di centrosinistra per le prossime elezioni amministrative di maggio. Presenti all'evento – veri e propri stati generali del centrosinistra barlettano – numerosi sostenitori, candidati, consiglieri comunali uscenti e sette segretari su otto dei partiti, movimenti, e liste civiche che sostengono la rielezione al Palazzo di Città dell'ingegnere – professore. La conferenza – scenograficamente sempre più simile alle grandi convention dei partiti statunitensi – ha visto come testimonial d'eccezione il sindaco di Bari nonché Presidente regionale del Partito Democratico, Michele Emiliano. Sul palco, inoltre, il segretario provinciale del PD, Andrea Patruno e il segretario regionale dei Socialisti Silvestro Mezzina.
Parte a testa bassa Emiliano nel suo intervento, ricordando la forza della comunità barlettana, «presidio di democrazia, che nella nuova provincia BAT, nelle mani del centrodestra, nemmeno si vede». Poi elogia il cartello elettorale di centrosinistra della Città della Disfida e «il risultato straordinario di andare tutti insieme a definire le liste […]. Un capolavoro politico basato sulla mitezza di Maffei». Dedica un pensiero allo scomparso Francesco Salerno e al lavoro fatto insieme contro le insidie della criminalità alla democrazia. Rivolge un monito alla coalizione, composta da «molti attaccanti ma bisogna stare agli ordini dell'allenatore. È necessario che la classe dirigente della città mostri pazienza e senso di responsabilità». Infine, conclude il suo intervento sottolineando l'attenzione di tutta la Puglia a ciò che succede a Barletta e promettendo di mettersi «al servizio del progetto di Barletta, non vi perderò di vista nemmeno un minuto».
«Ho peccato in comunicazione, non ho vissuto per strada tra la gente, ma non significa che non ho lavorato per la gente, per i giovani, per i deboli, per la città», questa l'analisi autocritica di Maffei, che però subito dopo attacca «la destra che si candida per occupare le poltrone d'opposizione nel consiglio comunale». E prima di presentare il programma elettorale centrato su lavoro, famiglia, diritti, energia e futuro, ci tiene a precisare che «si deve fare ancora tanto in aggiunta a ciò che è stato fatto e seminato […]. Ma i problemi atavici della città sono stati risolti nei primi cinque anni».
Alla luce della giornata di domenica, si pongono almeno tre considerazioni. La prima riguarda una pratica tutta italiana e parliamo del trasformismo, che il sindaco Maffei ha tenuto a sottolineare come estraneo, per sua stessa volontà – rimarcata dallo slogan "Io non voglio il trasformismo", all'attuale coalizione politica che lo sostiene. Alcuni dubbi però sorgono: tralasciando ciò che è successo nei cinque anni di amministrazione, è difficile credere – dopo aver analizzato le liste elettorali – nella coerenza, rivendicata da Maffei, di chi si riconosce nella coalizione di centrosinistra che si presenta alle prossime elezioni amministrative. La seconda considerazione non può far finta di non vedere una certa fibrillazione interna al cartello elettorale, vista l'assenza dimostrativa e polemica di alcuni esponenti di peso della coalizione alla presentazione. Infine, il terzo e ultimo ordine di considerazione riguarda il programma politico con cui il sindaco uscente si presenta a chiedere il rinnovo della fiducia degli elettori. Indubbiamente è un programma ambizioso, che sarebbe stato perfetto in occasione delle passate elezioni amministrative.
Ma dopo un decennio in cui l'intero Paese è stato mandato alla sfascio e si è assistito all'affermazione di una cultura che pospone la dignità della persona al profitto a tutti i costi, sovverte le regole del vivere civile e della verità storica, precarizza e sfrutta le coscienze, il lavoro e la vita della gente anche a Barletta, avrebbe potuto e dovuto osare di più. A partire dai temi caldi dei diritti e del lavoro. Da questo punto di vista il programma elettorale presentato da Maffei rispecchia perfettamente lo stato di salute del centrosinistra nazionale. Si risponderà che un amministratore locale, considerate le poche risorse finanziarie, deve restringere il proprio campo di intervento ad alcuni settori cruciali. Ma se la ribellione al Presidente del Consiglio e al governo della destra deve partire dai territori locali (riprendendo le affermazioni del coordinatore Idv Zazzera), allora bisognerebbe rischiare di più, soprattutto chi si presenta al secondo mandato consecutivo fiero di una visione sul futuro e in particolare coloro che detengono la maggioranza di governo da tempo immemore. Alla luce di tutto questo (e ascoltate le previsioni elettorali provenienti da più parti), il maggior avversario di Maffei porta il nome di astensionismo.
Parte a testa bassa Emiliano nel suo intervento, ricordando la forza della comunità barlettana, «presidio di democrazia, che nella nuova provincia BAT, nelle mani del centrodestra, nemmeno si vede». Poi elogia il cartello elettorale di centrosinistra della Città della Disfida e «il risultato straordinario di andare tutti insieme a definire le liste […]. Un capolavoro politico basato sulla mitezza di Maffei». Dedica un pensiero allo scomparso Francesco Salerno e al lavoro fatto insieme contro le insidie della criminalità alla democrazia. Rivolge un monito alla coalizione, composta da «molti attaccanti ma bisogna stare agli ordini dell'allenatore. È necessario che la classe dirigente della città mostri pazienza e senso di responsabilità». Infine, conclude il suo intervento sottolineando l'attenzione di tutta la Puglia a ciò che succede a Barletta e promettendo di mettersi «al servizio del progetto di Barletta, non vi perderò di vista nemmeno un minuto».
«Ho peccato in comunicazione, non ho vissuto per strada tra la gente, ma non significa che non ho lavorato per la gente, per i giovani, per i deboli, per la città», questa l'analisi autocritica di Maffei, che però subito dopo attacca «la destra che si candida per occupare le poltrone d'opposizione nel consiglio comunale». E prima di presentare il programma elettorale centrato su lavoro, famiglia, diritti, energia e futuro, ci tiene a precisare che «si deve fare ancora tanto in aggiunta a ciò che è stato fatto e seminato […]. Ma i problemi atavici della città sono stati risolti nei primi cinque anni».
Alla luce della giornata di domenica, si pongono almeno tre considerazioni. La prima riguarda una pratica tutta italiana e parliamo del trasformismo, che il sindaco Maffei ha tenuto a sottolineare come estraneo, per sua stessa volontà – rimarcata dallo slogan "Io non voglio il trasformismo", all'attuale coalizione politica che lo sostiene. Alcuni dubbi però sorgono: tralasciando ciò che è successo nei cinque anni di amministrazione, è difficile credere – dopo aver analizzato le liste elettorali – nella coerenza, rivendicata da Maffei, di chi si riconosce nella coalizione di centrosinistra che si presenta alle prossime elezioni amministrative. La seconda considerazione non può far finta di non vedere una certa fibrillazione interna al cartello elettorale, vista l'assenza dimostrativa e polemica di alcuni esponenti di peso della coalizione alla presentazione. Infine, il terzo e ultimo ordine di considerazione riguarda il programma politico con cui il sindaco uscente si presenta a chiedere il rinnovo della fiducia degli elettori. Indubbiamente è un programma ambizioso, che sarebbe stato perfetto in occasione delle passate elezioni amministrative.
Ma dopo un decennio in cui l'intero Paese è stato mandato alla sfascio e si è assistito all'affermazione di una cultura che pospone la dignità della persona al profitto a tutti i costi, sovverte le regole del vivere civile e della verità storica, precarizza e sfrutta le coscienze, il lavoro e la vita della gente anche a Barletta, avrebbe potuto e dovuto osare di più. A partire dai temi caldi dei diritti e del lavoro. Da questo punto di vista il programma elettorale presentato da Maffei rispecchia perfettamente lo stato di salute del centrosinistra nazionale. Si risponderà che un amministratore locale, considerate le poche risorse finanziarie, deve restringere il proprio campo di intervento ad alcuni settori cruciali. Ma se la ribellione al Presidente del Consiglio e al governo della destra deve partire dai territori locali (riprendendo le affermazioni del coordinatore Idv Zazzera), allora bisognerebbe rischiare di più, soprattutto chi si presenta al secondo mandato consecutivo fiero di una visione sul futuro e in particolare coloro che detengono la maggioranza di governo da tempo immemore. Alla luce di tutto questo (e ascoltate le previsioni elettorali provenienti da più parti), il maggior avversario di Maffei porta il nome di astensionismo.