Politica
Il mistero del presidente del consiglio a Barletta
Il nero filo di lana che si aggroviglia attorno ai protagonisti è consumato. Doppia conferenza stampa di Maffei e Mennea
Barletta - venerdì 15 luglio 2011
Doppia conferenza stampa nella giornata di ieri. La prima con la brezza marina del mare di levante e il consigliere regionale Mennea con caraffe di succo d'arancia e pompelmo, la seconda in sala giunta dove si è invece pasteggiato con l'amarezza di una situazione politica sull'orlo di un burrone apocalittico per il capoluogo Barletta ospiti del sindaco Nicola Maffei. Mennea dichiara fedeltà al re nudo, eletto democraticamente e con una matematica inoppugnabile, ma aspetta di essere convocato a corte per poter apportare il suo estremo salvataggio che proviene dall'Adriatico e dalle caraffe svuotate dalla inconcepibile sete di una chiarezza ancora ermetica.
La città è ingovernata perchè due schieramenti (guai definirle "fazioni") del Partito Democratico rivendicano un supplemento di candidatura, oltre a quella delle primarie di gennaio. In piena calura estiva dieci personaggi tutti colti e consapevoli del proprio ruolo di consigliere pare stiano disputandosi una partita di beach-volley, giocandosi non in consiglio comunale, non nella sede legale e logica della politica, un premio di maggiorazione, di primariato politico, di sopravvivenza affaristica che si chiama "presidente del consiglio" quasi diventasse questo ruolo, regista e produttore nello stesso tempo di un film politico, prima disumana commedia ora delittuoso epilogo.
Ma sì, cosa vuoi che siano nuove elezioni tra un anno, magari si stanno già inventando nuovi slogan e gigantografici manifesti in cui, in un corto felliniano, appaiono schedati nella esuberanza di primi uomini i dieci apocalittici consiglieri che sono ancora da ritenersi responsabili dei voti loro accordati. M+M. Maffei-Mennea. Nessuno dei due, nelle rispettive conferenze stampa, si è risparmiato cortesi contestazioni politiche e non accettando di essere chiamati in causa quando affidiamo ai recentissimi ricordi o raccordi pre o post elettorali incomprensioni acerbe. Maffei, mentre Mennea dilagava nella conferenza stampa, tirandosi fuori da ogni bega, convocava i segretari politici della coalizione per ottenere il logico conforto del vincitore democraticamente eletto. Sappiamo che una petizione di fiducia verrà rivolta, questa volta, ufficialmente, nel prossimo consiglio comunale convocato, dopo che Maffei ha revocato anzitempo le dimissioni. Le responsabilità, qualora ancora esistessero, si riveleranno ancora perfide o un barlume di sincera adozione di buon senso regolerà la partita con 17 voti? Tanti ne servono per eleggere il più discusso presidente del consiglio d'Italia apparente risolutore temporaneo delle discrasie non più politiche, giammai ideologiche, bensì accorpabili al lamento del bieco potere.
Le onde del caldo afoso e umido si propagano su Barletta ingovernata. Il colore della vergogna si confonde con abbronzature e calure insopportabili ma traspare ironico su tutti i barlettani che il voto sincero, venduto e vezzeggiato l'hanno imbustato nell'urna. Il risultato è nefasto.
La città è ingovernata perchè due schieramenti (guai definirle "fazioni") del Partito Democratico rivendicano un supplemento di candidatura, oltre a quella delle primarie di gennaio. In piena calura estiva dieci personaggi tutti colti e consapevoli del proprio ruolo di consigliere pare stiano disputandosi una partita di beach-volley, giocandosi non in consiglio comunale, non nella sede legale e logica della politica, un premio di maggiorazione, di primariato politico, di sopravvivenza affaristica che si chiama "presidente del consiglio" quasi diventasse questo ruolo, regista e produttore nello stesso tempo di un film politico, prima disumana commedia ora delittuoso epilogo.
Ma sì, cosa vuoi che siano nuove elezioni tra un anno, magari si stanno già inventando nuovi slogan e gigantografici manifesti in cui, in un corto felliniano, appaiono schedati nella esuberanza di primi uomini i dieci apocalittici consiglieri che sono ancora da ritenersi responsabili dei voti loro accordati. M+M. Maffei-Mennea. Nessuno dei due, nelle rispettive conferenze stampa, si è risparmiato cortesi contestazioni politiche e non accettando di essere chiamati in causa quando affidiamo ai recentissimi ricordi o raccordi pre o post elettorali incomprensioni acerbe. Maffei, mentre Mennea dilagava nella conferenza stampa, tirandosi fuori da ogni bega, convocava i segretari politici della coalizione per ottenere il logico conforto del vincitore democraticamente eletto. Sappiamo che una petizione di fiducia verrà rivolta, questa volta, ufficialmente, nel prossimo consiglio comunale convocato, dopo che Maffei ha revocato anzitempo le dimissioni. Le responsabilità, qualora ancora esistessero, si riveleranno ancora perfide o un barlume di sincera adozione di buon senso regolerà la partita con 17 voti? Tanti ne servono per eleggere il più discusso presidente del consiglio d'Italia apparente risolutore temporaneo delle discrasie non più politiche, giammai ideologiche, bensì accorpabili al lamento del bieco potere.
Le onde del caldo afoso e umido si propagano su Barletta ingovernata. Il colore della vergogna si confonde con abbronzature e calure insopportabili ma traspare ironico su tutti i barlettani che il voto sincero, venduto e vezzeggiato l'hanno imbustato nell'urna. Il risultato è nefasto.