Altari della reposizione, il percorso di fede e preghiera a Barletta
Altari della reposizione, il percorso di fede e preghiera a Barletta
Religioni

Il Giovedì Santo a Barletta: tra tradizione, devozione e suggestione (FOTO)

Il nostro percorso nelle chiese di Barletta nella sera dei “Sepolcri”, ma qualche bellissima chiesa resta purtroppo chiusa

Quello dei riti del Giovedì Santo rappresenta per Barletta uno degli appuntamenti storicamente più sentiti dal punto di vista della devozione e della tradizione. In particolar modo il momento successivo alla celebrazione della Messa della Cena del Signore ("Messa in Cena Domini") ha inizio il rito dell'adorazione del Santissimo Sacramento deposto sull'Altare della reposizione. Unico altare a non rimanere spoglio ove viene apposta l'urna contenente l'Eucaristia da impartire il giorno del Venerdì Santo.

Del resto quello del "andare a fare le chiese" è un rito che, specialmente se fatto di sera, affascina anche i praticanti meno rigorosi.

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E poi c'è un aspetto della cosiddetta "sera dei sepolcri" (o "dei perdoni") spesso sottovalutato, ma che potrebbe rendere l'atmosfera in città davvero unica: vale a dire il poter visitare antiche chiese barlettane, spesso poco conosciute ma che rappresentano luoghi che esercitano un fascino dal punto di vista storico-culturale non certo inferiore rispetto ai luoghi di culto più conosciuti della nostra città.

Si pensi ad esempio alla Chiesa di San Ruggiero, Conosciuta perché luogo di culto consacrato al nostro santo patrono e perché affidata dal 1813 in poi alle monache celestine provenienti dal monastero della SS. Annunziata soppresso in epoca napoleonica. In quanti però sanno che l'attuale chiesa di San Ruggiero fu edificata sul finire del X secolo come comando militare dall'esercito bizantino? Una volta scacciati i militari greci, i normanni donarono l'edifici ai monaci benedettini, i quali consacrarono la nuova chiesa a Santo Stefano e la gestirono fino al 1811, anno della soppressione del convento ad opera dei murattiani.

E che dire della Chiesa di San Giovanni di Dio? Fondata come ricovero ospedaliero a cavallo tra XVI e XVII secolo conserva alcune opere di pregevole fattura come la pala raffigurante la SS. Trinità, San Giovanni di Dio in adorazione, San Giuseppe e San Raffaele Arcangelo. Ma soprattutto San Giovanni di Dio a Barletta vuol dire Don Peppuccio Damato, il quale esercitò il suo ministero per quasi sessant'anni proprio in questa bellissima chiesa.

Quando si parla dei riti della Settimana Santa a Barletta, il nostro sguardo non può non soffermarsi sulla chiesa di San Gaetano: edificio di culto fondato nel 1591 dai frati dell'Ordine dei Teatini sulla cui scalinata si svolge la funzione religiosa immediatamente successiva la prima delle due processioni del Venerdì Santo. In quanti sanno che nel 1647, al tempo della rivolta napoletana capitanata da Tommaso Aniello, detto Masaniello, e che ebbero forte risonanza anche a Barletta, furono proprio i frati Teatini a salvare la vita alla famiglia del "sindaco" della città dalla furia dei popolani, dapprima domando un incendio appiccato dai rivoltosi e poi frapponendosi letteralmente tra questi ultimi e le donne presenti in casa?

Siamo giunti a tre chiese, numero dispari, e come tradizione del Giovedì Santo vuole potremmo anche fermarci qui. Ma andiamo avanti e vi spieghiamo anche perché.

Quando in precedenza abbiamo parlato di chiese barlettane poco conosciute, ma che potrebbero comunque manifestare un fascino particolare che si perde nella notte dei tempi, abbiamo usato il condizionale, purtroppo, alla luce del fatto che chiese particolarmente importanti per la storia della nostra città come quella di San Cataldo e quella di San Domenico, già chiuse in pratica per quasi tutto l'anno, per qualche motivo sono rimaste tali anche ieri sera. Ma abbiamo deciso di visitarle idealmente nella speranza che, presto o tardi, i barlettani (e non solo) possano goderne a pieno l'antico fascino e l'eterna bellezza, a partire dalla chiesa di San Cataldo

Chi ha una certa età (compreso chi scrive, purtroppo) ricorda i bei tempi della festa e della processione a mare, e non vede l'ora di rivivere come appuntamento fisso questa bellissima tradizione.

Ma festa di San Cataldo a parte, in quanti sanno che in origine (XIII secolo) la chiesa dedicata al monaco irlandese con Taranto e la Puglia nel destino, altro non era che una cappella votiva con ingresso verso Via Sant'Andrea fondata per la devozione dei marinai, con annesso un terreno incolto e abbandonato, e che solo sotto gli Aragonesi avrebbe assunto l'attuale conformazione?

Siamo a quota quattro chiese, manca la quinta per completare il nostro ideale percorso dei "perdoni".

E allora chiudiamo in bellezza spostandoci verso la Chiesa di San Domenico, fondata dai monaci dell'omonimo Ordine in borgo Sant'Antonio Abate (più o meno verso l'attuale Viale Giannone) nel 1238, e andata distrutta dei decenni successivi a causa delle innumerevoli guerre che tempestavano il nostro territorio.

I frati Domenicani trovarono rifugio presso il Convento di Santa Maria Maddalena: il luogo di culto che nel 1503 sarebbe passato alla storia per il Te Deum di ringraziamento in onore dei tredici cavalieri italiani capitanati da Ettore Fieramosca, appena reduci dalla vittoriosa Disfida contro i tredici cavalieri francesi guidati da Charles de Torgues, detto Guy De la Motte.

Pochi anni dopo i frati Domenicani prendono definitivamente possesso della chiesa - che era stata gestita, tra gli altri, anche da Templari e Cavalieri Gerosolomitani – attribuendole l'attuale denominazione, e dandole l'attuale conformazione, utilizzando tra l'altro, nelle opere di allargamento dell'edificio, molta parte dei ruderi del vecchio convento andato distrutto due secoli prima.

Questo è a grandi linee il racconto riguardante cinque tra le più belle chiese di Barletta, purtroppo chiuse, come dicevamo, per gran parte dell'anno (Settimana Santa compresa per alcune, come abbiamo visto).

Davvero un peccato non poter godere a pieno di un patrimonio storico, religioso e culturale di siffatta bellezza.

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